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Home » Cronaca

Mare Jonio, Conte: “I migranti vanno fatti scendere”

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Mare Jonio Conte – Il caso della Mare Jonio, la nave umanitaria che il 9 maggio ha soccorso al largo della Libia 30 persone, ha provocato uno scontro a botta di tweet tra la Ong Mediterranea e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Mare Jonio migranti news | Gli ultimi aggiornamenti

Nel corso della giornata però è arrivato anche il commento del premier Giuseppe Conte, dopo che Palazzo Chigi aveva comunicato che all’imbarcazione era stato concesso di approdare al porto di Lampedusa.

Nave Mare Jonio sarà sequestrata dopo lo sbarco a Lampedusa

Mare Jonio: lo sbarco dei migranti a Lampedusa | VIDEO

“Circa la vicenda della nave Mare Jonio ci siamo sentiti con Salvini e siamo d’accordo sul sequestro, la nave era stata già diffidata, ora si faranno le verifiche. C’è di mezzo l’autorità giudiziaria e non entro nel merito”, ha affermato il premier parlando con i giornalisti all’uscita di Palazzo Chigi.

“I migranti a bordo verranno fatti scendere e messi in sicurezza, ci mancherebbe, mica li mettiamo nelle patrie galere, o li affoghiamo in mare”.

Un messaggio che sembra diretto al Viminale, dato che quando la Ong aveva contattato la sala operativa della Guardia costiera di Roma si era sentita rispondere che le direttive del Viminale erano di coordinarsi “con le autorità libiche”.

Un’indicazione che l’equipaggio della nave ha deciso però di disattendere, dirigendosi invece verso l’Italia: “Coordinarsi con le autorità di un paese in guerra?”.

“La Mare Jonio ha chiesto al Centro di coordinamento dei soccorsi italiano (MRCC di Roma) un porto sicuro”, aveva fatto sapere la Ong tramite Twitter. “Ci è stati inoltrata una mail del Viminale che chiede di fare riferimento alle ‘Autorità Libiche’, quelle di un paese in guerra dove i diritti umani non esistono”.

Non è la prima volta che a una nave umanitaria che chiede aiuto alle autorità di un paese europeo viene risposto di mettersi in contatto con la Guardia costiera libica e lo stesso Matteo Salvini aveva affermato che il paese nordafricano era da considerarsi “un porto sicuro”.

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