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Home » Sociale

Ecco come le pagine Facebook sfruttano disabili e malati per fare soldi

Immagine di copertina

NewsBlogo disabili – Spuntano come funghi. Sono le pagine Facebook che pubblicano foto di bambini e adulti disabili o con gravi malattie invitando i lettori a scrivere commenti come “Ciao” o “Sei bellissima”, oltre a chiedere loro di condividere e far girare i post stessi, facendo leva sulla loro compassione.

Tra le pagine più famose, oggetto di costanti critiche, c’è NewsBlogo, dove possiamo trovare frasi pietistiche come “Lei si chiama Isabel e oggi esce finalmente dall’ospedale! Le facciamo un augurio per una pronta guarigione? Grazie a chi lo farà e condividerà!”, oppure “Mi chiamo Valerio e oggi compio 4 anni! Me li fate gli auguri anche se sono un bimbo speciale? Basta anche un piccolo ciao!”, o ancora “Mi chiamo Agata e non piaccio a nessuno perché sono handicappata, se non avete pregiudizi lasciatemi il vostro ciao per me” e tantissimo altro.

Inutile dire che non esistono nessun Isabel, Valerio o Agata: si tratta di foto e identità rubate a persone ignare di questo “giochetto”.

 

Clamoroso è stato il caso di una certa Valeria, ragazza con sindrome di Down, che in realtà si chiama Madeline Stuart ed è una modella australiana nata il 13 novembre (e non il 30 aprile come sosteneva il post pubblicato con la sua foto).

Ma perché NewsBlogo diffonderebbe post strappa-lacrime, per giunta sfruttando la disabilità di persone che non sanno di essere usate con falsi nomi? Semplice: per trarne guadagni.

La pagina vuole prima di tutto spingere alla condivisione dei post mirando alla sensibilità delle persone più deboli, culturalmente impreparate o quantomeno digitalmente incapaci per riconoscere in modo autonomo una fake-news.

La condivisione “di pancia” dà visibilità alla pagina, facendola crescere, e così il pubblico aumenta raddoppiando anche la quantità di commenti e messaggi ricevuti ogni giorno. Ma non finisce qui…

Se un utente di Facebook lascia davvero un commento a quei post (basta un banale “Ciao” come da loro invito) o manda un messaggio alla pagina (anche se fosse per chiedere spiegazioni agli amministratori) viene automaticamente inserito in una lista di persone che, attraverso un BOT (un programma/applicazione che rende automatici alcuni compiti come dare risposte a domande ben precise oppure inviare messaggi multipli, sempre più utilizzati online ad esempio dalle aziende per fornire servizi di assistenza virtuale ai loro clienti), riceveranno dopo pochi minuti messaggi privati sulla chat di messenger a scopo di lucro.

Tra questi invii (numerosi nell’arco di un giorno e quindi invasivi) si va dal semplice articolo di gossip con titolone acchiappa-click di blog sconosciuti, pieni zeppi di banner pubblicitari (e quindi ogni visualizzazione o meglio ancora click sui banner genera un guadagno per il blog), alle fake news come ad esempio quelle riguardanti la politica (ad esempio un utente lamentava di aver ricevuto il messaggio “in anteprima il conto corrente del reddito di cittadinanza, ecco come aprilo e ricevere soldi ogni mese”…) fino ad omaggi di dubbia validità di qualche prodotto associato ad altri da acquistare.

Inutile dire che ad oggi, nonostante le centinaia di segnalazioni a Facebook, pagine come NewsBlogo continuano indisturbate il loro “lavoro”, comunicando in modo distorto e dannoso la disabilità, a discapito di chi si lascia prendere dalle emozioni più ingenue senza capire che non sarà un “Amen” (con tutto rispetto per i credenti) né un “Sei bello e forte!” scritto sotto una foto su Facebook a salvare Marco (che poi in verità è una bambina…) dalla leucemia.

Per chi si fosse trovato intrappolato in questa rete: sappiate che non è possibile annullare l’invio automatico dei messaggi da parte di NewsBlogo e delle tante altre pagine che adottano questo meccanismo, ma è possibile aprire la chat in questione e cliccare su “Blocca” o, in alternativa, togliere la spunta al pulsante “Ricevi messaggi”.

Nel frattempo, il mio invito è ovviamente quello a non condividere certi post né ad adottare mai questo terribile atteggiamento di carità, ma soprattutto a continuare a segnalare ogni singolo post a Facebook nonostante gli esiti negativi, perché è capitato in passato che pagine segnalate in massa siano state successivamente rimosse davvero, dopo tanta fatica e speranza.

La speranza più grossa, però, resta quella che un domani nessuno cada più in certi meccanismi, perché vorrebbe dire che la disabilità sarà vista davvero con gli occhi migliori: quelli che, anziché discriminare indirettamente con parole stucchevoli e sminuenti, osservano una “diversa normalità” che appartiene ad ognuno di noi, perché nessuno è speciale ma siamo tutti unici.

Viva i bagni pubblici “gender free”. E diciamo basta anche all’etichetta “disabili” (di I. Melio)
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