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Cos’è la meningite, quali sono i sintomi e come si riconosce e previene

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Negli ultimi anni i casi di questa malattia, potenzialmente letale, hanno visto in Italia un aumento. Ecco di cosa si tratta

MENINGITE COS’È – C’è una malattia potenzialmente letale che negli ultimi anni ha registrato in Italia un’ampia diffusione : si tratta della meningite. Questa malattia ha visto negli ultimi anni e nella sua forma batterica (considerata la più grave) una crescita di casi, l’ultimo verificatosi a Bologna e relativo a un bambino di soli due anni.

> L’ultimo caso – Meningite fulminante, morto bambino di 2 anni: era stato dimesso dall’ospedale per “influenza”

Ma cos’è di preciso questa malattia e quanto può essere pericolosa?

COS’È?

La meningite è un’infiammazione delle membrane che ricoprono l’encefalo e il midollo spinale, chiamate appunto meningi. L’encefalo e il midollo spinale sono le due parti che costituiscono il sistema nervoso centrale dell’uomo, e la meningite è la più comune sindrome di natura infettiva che colpisce questa parte di tale sistema.

Questa malattia può essere causata da virus, batteri e altri organismi o, in casi più rari, avere natura autoimmune.

Il batterio che causa la maggior parte dei casi di meningite è la Neisseria meningitidis, meglio nota come meningococco, seguito dallo Streptococcus pneunomia, noto come pneumococco, e da Haemofilus influenzae, noto anche come emofilo. Questi batteri sono in genere la causa dei casi più gravi di meningite, che vedremo meglio più avanti.

La forma di meningite virale, invece, è in genere più diffusa di quella batterica ma meno grave e curabile in genere in un periodo di tempo compreso tra i sette e i dieci giorni.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA MENINGITE?

Una delle ragioni per cui la meningite può essere letale è il fatto che non è facile individuarla in tempi rapidi. Nelle prime ore da quando la malattia inizia a insorgere, i sintomi sono soprattutto febbre alta e mal di testa. Si aggiungono poi dolori ai muscoli e stati di rigidità soprattutto nel collo, forte intolleranza alla luce e ai suoni, cui seguono ulteriori sintomi ancora più gravi come convulsioni, perdita di conoscenza e comparsa di macchie.

L’insieme di tutti questi sintomi avviene solamente nei casi di meningite batterica – che come abbiamo detto è la più grave – e solo in una quantità limitata dei casi pari a circa il 44-46 per cento dei casi, fatto che rende più complessa la diagnosi.

A questi sintomi possono inoltre aggiungersi ulteriori e molto gravi complicazioni, come la sepsi, una malattia che causa ipotensione, ipotermia, affanno e favorisce la coagulazione del sangue al punto da portare in alcuni casi alla gangrena degli arti.

La meningite, stando dunque ai suoi sintomi, alle possibili complicazioni e al ritardo che spesso avviene nella diagnosi, oltre che alla parte del corpo estremamente sensibile del corpo che viene colpita.

QUALI TIPI DI MENINGITE ESISTONO?

Non tutte le meningiti sono uguali. Come abbiamo detto, possono intanto dividersi tra meningiti batteriche e virali, e all’interno delle stesse possono dividersi in ulteriori sottogruppi dettati ad esempio dal particolare batterio o virus che l’ha causata. Oltre a questo, le diverse meningiti possono distinguersi tra di loro anche per sierotipo.

Il sierotipo è un livello di classificazione dei diversi batteri e virus, in base alle loro diverse caratteristiche biologiche.

Per la meningite esistono esistono in tutto 13 sierotipi: A, B, C, D, 29E, H, I, K, L, W135, X, Y, Z, tra cui i più frequenti sono A, B, C, Y e W135. Le diverse caratteristiche biologiche fanno sì che non per tutti questi tipi di meningite sia disponibile il vaccino, disponibile per i sierotipi A, C, Y e W135 e, dal 2014, anche per il B, in Italia il tipo più diffuso.

COME SI TRASMETTE LA MENINGITE?

La meningite di tipo batterico e virale è una malattia contagiosa, e si diffonde soprattutto attraverso le vie respiratorie. Possono quindi favorirne la trasmissione ambienti chiusi e affollati, baci o rapporti molto ravvicinati. Ciò che rende però difficile controllarla è che la maggior parte delle persone che hanno a che fare con virus e batteri che causano la meningite ne sono portatori sani, e come tali non manifestano i sintomi della malattia.

I tempi di incubazione della meningite variano in genere tra i tre e i sei giorni per i casi virali e tra i due e i dieci per quelli batterici.

La meningite, in quanto contagiosa, in alcune aree del mondo ha avuto caratteristiche di tipo epidemico, soprattutto nella fascia dell’Africa immediatamente a sud del Sahara, definita per questo “fascia della meningite”, dove da diversi decenni si registrano periodicamente epidemie di meningite causata da meningococco, favorite anche dall’arretratezza dei mezzi per arginare la malattia.

COME SI PUÒ PREVENIRE LA MENINGITE?

Come abbiamo detto in precedenza, cinque dei tredici tipi di meningite da meningococco possono essere prevenuti tramite un apposito vaccino. Quello contro la meningite da emofilo di tipo B è invece da anni somministrato ai neonati attraverso l’esavalente. I vaccini contro la meningite da meningococco di tipo C, Y e W135, invece, forniscono una protezione di durata limitata.

COME SI CURA?

Qualora diagnosticata per tempo, la meningite può essere curata in tempi limitati senza problemi. Ma uno dei principali ostacoli è proprio la difficoltà nel riconoscere i sintomi della meningite da parte di chi ne è affetto, che soprattutto nelle prime ore o addirittura nei primi giorni può scambiarla per una semplice influenza.

Una meningite non trattata, infatti, può presentare un rischio di morte molto elevato, e non diagnosticarla non è per questo d’aiuto.

La principale cura che si intraprende per chi è affetto da meningite è una terapia antibiotica, con una somministrazione di una vasta gamma di sostanze di questo tipo.

Dal momento che la meningite può avere anche altri sintomi, essi vanno trattati separatamente attraverso diversi metodi. In caso di insufficienza respiratoria è necessario che il paziente sia collegato a un sistema di respirazione artificiale, così come le convulsioni vanno curate con appositi farmaci. In caso si verifichi anche un idrocefalo, questo va trattato attraverso una forma di drenaggio.

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