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Autonomia differenziata: cos’è, come funziona e quali sono le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna

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AUTONOMIA DIFFERENZIATA COS’È – L’autonomia differenziata (o rafforzata) è il nuovo terreno di scontro tra i due alleati di governo, Lega e Movimento 5 stelle. Se da una parte il partito di Matteo Salvini desidera accelerare i tempi, dall’altra invece i pentastellati mettono un freno.

Il Consiglio dei ministri, che si è riunito la sera del 14 febbraio per discutere della questione, non ha avuto un esito risolutivo ma, anzi, ha fatto emergere nuove frizioni in seno all’esecutivo giallo-verde. Il dibattito sull’autonomia differenziata – che coinvolge Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e riguarda l’attribuzione a queste tre regioni di una serie di maggiori competenze – non si svolge solo sul piano pratico, ma anche su uno ideologico: sia i gialli che i verdi mirano infatti a tutelare i propri interessi elettorali.

Dal momento che la questione tocca gli interessi delle regioni del nord, mentre il M5s mira a difendere il bacino elettorale del sud Italia (che lo ha tanto premiato alle ultime elezioni politiche) la Lega fa lo stesso nei confronti delle sue storiche roccaforti.

L’iter legislativo riguardante la delicata questione dell’autonomia differenziata sembra dunque essere lungo e tortuoso. Nel frattempo cerchiamo di fare luce su questa spinosa e dibattuta questione.

Autonomia differenziata cos’è e come funziona

Cos’è l’autonomia differenziata? Quali sono le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna?

Per entrare nel cuore della questione è necessario tenere presente due articoli della Costituzione italiana, il 116 e il 117.

L’articolo 116 al suo terzo comma dispone che lo Stato possa attribuire alle Regioni a statuto ordinario particolari condizioni di autonomia definite come “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”. Le Regioni che quindi godono di questa autonomia hanno la possibilità di vedersi attribuiti poteri diversi rispetto alle altre 23 materie previste dall’articolo 117: su queste ultime Stato e Regione hanno competenza legislativa concorrente, il che vale a dire che la Regione stabilisce le regole, mentre la determinazione dei principi fondamentali resta allo Stato.

Inoltre, la richiesta di queste maggiori attribuzioni può essere avanzata anche in riferimento ad alcune materie di competenza esclusiva dello Stato, come ad esempio l’organizzazione della giustizia di pace, la normativa riguardante l’istruzione, la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema o dei beni culturali.

Al fine di ottenere una differenziazione delle competenze è necessario ottenere un accordo tra Stato e Regione richiedente, il parere degli enti locali interessati e, infine, il via libera del Parlamento a maggioranza assoluta dei componenti. In gergo tecnico questa prassi è nota come “legge rinforzata”.

Il 28 febbraio del 2018, a seguito dei referendum che si sono tenuti in Veneto e Lombardia, l’esecutivo di Paolo Gentiloni ha sottoscritto con le tre Regioni tre accordi preliminari relativi ad una possibile autonomia.

Le tre Regioni hanno però richieste differenti: se infatti Lombardia e Veneto hanno chiesto maggiore autonomia su tutte le 23 materie di competenza previste con l’obiettivo di arrivare a una gestione “esclusiva” di molte di queste, l’Emilia Romagna si mostra più contenuta chiedendo maggiore autonomia su 15 materie e preferendo un potenziamento degli strumenti di programmazione.

Le materie più rilevanti, comunque, sono fisco e fiscalità locale, sanità, infrastrutture e trasporti, istruzione e beni culturali.

Autonomia differenziata | Fisco e fiscalità locale

In quanto a una delle questioni più delicate, quella relativa alla gestione del fisco, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha dato il suo ok ad un compromesso che permette alle tre Regioni interessate di trattenere quote dell’Irpef prodotta sul territorio.

“Si è chiusa l’istruttoria con il Mef con un accordo che prevede l’approdo ai costi e ai fabbisogni standard partendo da una fase iniziale calcolata sul costo storico”, hanno infatti chiarito il sottosegretario al Mef Massimo Garavaglia e la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani.

Se nei prossimi tre anni tali “fabbisogni standard” non verranno individuati, allora il totale delle risorse a disposizione per le nuove funzioni “non potrà essere inferiore al valore medio nazionale pro-capite della spesa statale per l’esercizio delle stesse funzioni”.

Autonomia differenziata | Salute

Veniamo al capitolo sanità. Per quanto riguarda quest’altra materia le richieste delle Regioni riguardano la gestione del personale sanitario, liberi professionisti compresi. Per il ministro della Sanità, però, la richiesta è però eccessiva; Giulia Grillo ha infatti per il momento deciso di dare il suo via libera su sei competenze: assetto istituzionale, organizzazione dell’offerta ospedaliera, ampliamento della rete formativa, abolizione del ticket fisso in ricetta e possibilità di prevedere ticket territoriali e programmazione degli investimenti sull’edilizia sanitaria.

Autonomia differenziata | Infrastrutture e trasporti

Per quanto riguarda invece infrastrutture e trasporti, la Lombardia di Attilio Fontana chiede che le concessioni su alcune autostrade, strade e ferrovie passino alla gestione regionale; lo stesso relativamente alle funzioni di programmazione e controllo di beni, impianti e infrastrutture.

Anche il Veneto è dello stesso avviso, solo che aggiunge anche la gestione relativa agli aeroporti. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha però risposto con un no secco e cercato di mediare offrendo la possibilità di affidare le infrastrutture a società controllate dagli enti locali come nel caso di Autobrennero.

La questione, comunque, tocca anche tematiche legate all’Ambiente: Lombardia e Veneto chiedono infatti di poter decidere in totale autonomia sulle infrastrutture costruite sui loro territori – e sul loro impatto ambientale – comprese le opere strategiche di interesse nazionale.

Autonomia differenziata | Istruzione e beni culturali

Per quanto riguarda la competenza sulle sovrintendenze e sui beni paesaggistici la Lombardia chiede una totale autonomia sulla gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali di vari beni statali (un esempio è La Pinacoteca di Brera che potrebbe diventare, appunto, “regionale”).

Infine, in materia di istruzione le richieste di autonomia legislativa riguardano l’organizzazione del sistema educativo, l’alternanza scuola-lavoro, l’apprendistato, i rapporti di lavoro col personale, la formazione e il finanziamento delle scuole paritarie.

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