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Chiusura Cara Mineo, il sindaco a TPI: “Da Salvini voglio una risposta: ci lascerà le macerie? Siamo abbastanza italiani per lui?”

Immagine di copertina

Al via i primi trasferimenti dal Cara di Mineo, in provincia di Catania, dei migranti che dovranno lasciare il centro accoglienza. TPI ne ha parlato con il sindaco del comune siciliano Giuseppe Mistretta

È iniziato da poco, con i primi 50 migranti in partenza, il trasferimento degli ospiti del Cara di Mineo. Sono tutti maschi adulti e senza figli, ospiti da anni della struttura. Destinazione Centri assistenza stranieri: 25 andranno a Trapani, 15 a Siracusa e 10 a Ragusa.

S&D

In questo momento nel centro, che è arrivato a ospitare anche oltre quattromila persone negli anni precedenti, ci sono 1.357  tra uomini e donne. Con il trasferimento previsto per oggi, la cifra scende sotto la cosiddetta quota 1.200.

Il Cara di Mineo, il più grande centro d’accoglienza d’Europa, da anni è al centro di inchieste giudiziarie e scontri politici. Si avvia così verso la chiusura, da tempo annunciata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

TPI ne ha parlato con il sindaco del comune siciliano Giuseppe Mistretta in carica da soli sette mesi.

“Quando, nel 2011, si istituì il Cara ero consigliere provinciale e già facevo politica. Nel 2014 fui promotore di un’iniziativa popolare che raccolse nel piccolo comune 1.048 sottoscrizioni. La raccolta firma chiedeva il rispetto del patto per la sicurezza che fu siglato quando venne istituito il Cara, e chiedeva inoltre la graduale chiusura del centro a favore di modelli di accoglienza di più ridotte dimensioni affinché i migranti e i richiedenti asilo venissero spostati in strutture più piccole per un minor peso sul territorio. Ossia quello che si sta facendo oggi”.

Qual era la vostra idea?

Con la petizione popolare l’idea era che la forza lavoro impiegata potesse essere utilizzata in strutture più piccole tipo gli Sprar, di dimensioni più umane, tenendo fede al patto per la sicurezza in base al quale questo centro non superasse mai i 2.000 migranti. Questo è stato sempre disatteso da tutti i governi.

Il Cara, lo ricordiamo, fu voluto da un governo di destra.

Il centro fu istituito dal governo Berlusconi, con ministro dell’Interno Maroni ma poi si è continuato in maniera imperterrita a disattendere il patto.

Nel frattempo ogni governo è stato inadempiente. Ora sono d’accordo sulla chiusura del centro con la dislocazione dei migranti in centri più piccoli, ma il problema da capire è: una comunità che ha subito questo centro – perché ci è stato imposto come una ragione di Stato, non lo abbiamo chiesto – oggi può essere snobbata?

Come ha saputo della chiusura?

Ho saputo dalla stampa che il Cara chiude, bene: voglio sapere come e quando. Come verranno affrontate le criticità.

Ho chiesto un’audizione urgente al ministro Salvini, ho inviato una nota, e non riesco ad avere una risposta. E questo è un grande difetto per me che ho grande stima e rispetto delle istituzioni.

Qual è la problematica principale? L’impatto del centro sul territorio?

Traendo un bilancio, a distanza di quasi 8 anni, si può dire che nell’avere c’è stato chi ha beneficiato, non solo il comune di Mineo. È chiaro che la struttura ha generato un indotto.

Ma nel dare possiamo dire che siamo in disavanzo: tutte queste indagini giudiziarie, tutti i delitti efferati, la prostituzione, c’è di tutto. Tutto questo viene associato all’immagine del comune e della mia comunità che non ha chiesto il Cara e che ha un’altra storia. Una sua dignità storica e culturale, offuscata dalla presenza del Cara.

Pensiamo alle imprese che avrebbero voluto fare turismo. Vanno considerati questi danni.

Va però detto che l’aspetto occupazionale del Cara è stato usato, nel corso degli anni, come voto di scambio.

Ci sono in questo momento diverse inchieste giudiziarie, una delle quali è per corruzione elettorale, che non riguarda questa amministrazione ma quelle precedenti, dove io fui sconfitto.

Dobbiamo ancora sapere come finirà e quanto questa corruzione ha pesato sul territorio, anche per capire come la democrazia del territorio è stata sofisticata, alterata. E questo saranno le autorità giudiziarie a dirlo.

Abbiamo ancora stanze sequestrate al comune dove c’era il consorzio che prima gestiva il Cara, questo è il peso che ha dato negatività al territorio.

Secondo lei il territorio è stato schiacciato da altre volontà? 

Se c’era questo patto per la sicurezza diceva che nella struttura non potevano essere ospitati più di 2.000 migranti, e ogni bando di gara lo ha disatteso, lo Stato non ha mantenuto quello che aveva promesso. Capite che si è passati sopra questo territorio.

Ora mi sto facendo carico anche di quest’ultimo bando di gara per lo smaltimento dei rifiuti che ha delle criticità. Lo faccio per evitare un problema igienico-sanitario, come mio dovere di sindaco, ma non dovrei occuparmene. Ho scritto al Viminale ma non ho avuto risposta.

Ci sono altre problematiche?

Per effetto del decreto sicurezza mi sto facendo carico di un nucleo monoparentale con un bambino che ha problemi di salute, per cui la mamma non può andare via. Sono i miei cittadini che si stanno facendo carico di questa situazione umanitaria.

Il nostro territorio è stato schiacciato, il decreto sicurezza crea ulteriori problematiche, non so quante altre situazioni di questo tipo ci possono essere, ma voglio la rassicurazione dal ministro che se ne facciano carico. Oltre i trasferimenti previsti dal Governo, le persone che devono lasciare il centro per via del decreto sicurezza, e che non hanno dove mangiare, dove dormire, voglio sapere cosa faranno.

Se queste persone, che non hanno più una serenità minima, devono rimanere a vagare sul territorio, per me diventa un problema di ordine pubblico.

Diventa un problema inoltre perché tutti i lavoratori che oggi sono impegnati e perderanno il lavoro faranno carico sul mio comune, sui servizi sociali del mio comune.

Lei è riuscito a fare un bilancio in questo senso? Sapere i numeri di chi resterà in strada senza un posto dove andare?

No, sono dati cui io non ho accesso. Non voglio che mi si lascino le macerie ed è per questo che voglio una risposta chiara dal ministro. Nel patto per la sicurezza c’era scritto che si sarebbe intervenuti a compensazione sul territorio, proprio per i danni al territorio. Io vorrei capire se il governo Conte-Di Maio-Salvini vogliono considerare i minenini italiani. Perché così come so che a Salvini stanno a cuore gli italiani, e io e i miei concittadini lo siamo, se a questo punto – per aver reso un servizio all’Italia e all’Europa che ci è stato imposto – quelle misure compensative per il territorio le vogliono mettere in campo o no. Come la zona franca fiscale.

Teme di arrivare a un’emergenza sicurezza per Mineo?

Una volta che si chiude il Cara e coloro che i queste persone perdono la protezione umanitaria restano a carico del mio comune, così come i lavoratori che vengono licenziati dal cara, voglio capire se sarò solo ad affrontare questa situazione. Quando si dice prima gli italiani io sono d’accordo ma a questo punto come ci considerate a noi menini: italiani o nordafricani?

Voglio che mi si dia la possibilità di una risposta, di un confronto. Soprattutto perché abbiamo subito e vorrei che il Governo ci dica come pensa di darci la possibilità di risollevarci sulle nostre gambe. Altrimenti siamo stati usati e ora non serviamo più. Un ministro popolare come Salvini a cui piace difendere gli ultimi, dovrebbe capire che tra questi c’è anche la comunità di Mineo.

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