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Roma, ex hotel Eurostars occupato: “Famiglie e bambini senza luce né acqua. Ci vogliono sgomberare”

Immagine di copertina

Duecento nuclei familiari, con 141 bambini, da sabato 10 novembre sono senza acqua nè luce nell'ex hotel Eurostars occupato di via Prenestina a Roma. Su di loro pende anche la minaccia dello sgombero

A ridosso del Grande raccordo anulare, lungo la via Prenestina, si stagliano le due strutture che compongono quello che un tempo era conosciuto come Hotel Eurostars 4 stelle. Un albergo per convegni e incontri d’affari che, improvvisamente, nel 2011 chiuse i battenti lasciando 60 persone senza lavoro.

S&D

Quel luogo è rimasto abbandonato per circa un anno, fino a quando, il 6 dicembre 2012, duecento famiglie di migranti e non, decidono di farlo diventare la loro casa.

Oggi nell’albergo vivono circa 500 persone: molte le giovani coppie con bambini piccoli; altrettante quelle con figli più grandi o con un anziano a carico. In totale sulla lista dell’albergo si contano 218 nuclei familiari. Tanti sono anche i paesi di provenienza: Maghreb, Corno d’Africa, America Latina, Europa dell’Est e Africa sub-sahariana.

Così, l’enorme edificio ha ricominciato a essere utilizzato: le camere sono diventate case e i fornelli delle cucine sono stati riaccesi. Qui sono venuti a vivere coloro che non avevano un tetto e sono soprattutto migranti. Infatti per i corridoi dell’albergo si sente odore di caffè, cous-cous, spezie.

Nella vecchia sala cinema adesso si fanno le assemblee per decidere quando fare le pulizie generali, le feste e come gestire la vita di questa comunità multietnica. C’è chi fa l’elettricista e aiuta chi ha problemi con la luce, chi ha lavorato come muratore e sistema i muri, chi ha deciso di gestire il bar dove ci si prende il caffè.

Dei 218 nuclei familiari, 52 provengono dal Corno d’Africa, 85 dal Nord Africa, 20 dall’Africa Sub Sahariana, 28 dall’Est Europa, 29 dall’America Latina, 4 dall’Italia e 12 sono famiglie miste.

Circa 20 famiglie hanno ottenuto la cittadinanza italiana dopo molti anni di rinnovo del permesso di soggiorno.

Mentre alcuni hanno lavorato alla ristrutturazione dello stabile, altri si sono occupati di costruire grandi barricate di ferro per difendere l’albergo nel caso in cui arrivi la polizia.

Il pericolo di sgombero da parte delle forze dell’ordine non è mai finito e le barricate all’esterno dell’edificio servono a impedire ai mezzi blindati di entrare dentro il cortile dell’albergo.

Il 2 maggio 2013 gli occupanti, decisi resistere al tentativo di sgombero, hanno bloccato sei camionette blindate della polizia alla prima barricata.

Una convivenza pacifica e auto-organizzata, un esperimento unico, in una delle più grandi comunità multietniche di Roma.

Sabato 10 novembre, però, un incendio è divampato in una parte della struttura: le fiamme hanno letteralmente avvolto l’ex hotel di lusso.

L’incendio, partito dall’ultimo piano della struttura, ha reso necessario un importante intervento da parte dei Vigili del Fuoco che, dopo essere stati chiamati, sono riusciti a circoscrivere il rogo e a mettere in salvo gli occupanti. La dimensione dell’incendio ha però causato anche alcuni feriti: al momento si parla di dieci persone, di cui due minori e un soccorritore, che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche.

Secondo quanto appreso dai soccorritori, alcuni occupanti per sfuggire alle fiamme, si sono lanciati dalle finestre del primo piano dell’edificio che è ancora sottoposto ad accertamenti da parte dei Vigili del Fuoco, per escludere la presenza di altre persone al suo interno. L’edificio, che è stato inserito nella lista degli sgomberi, è stato evacuato e dichiarato inagibile.

Irene, del Movimento per il diritto ad abitare, spiega a TPI: “I danni procurati dalle fiamma hanno riguardato solo una piccola area della struttura. Avevamo chiesto che una palazzina, quella che era visibilmente autonoma, fosse considerata agibile, per consentire di avere acqua e luce per i bambini, non è stato fatto.

“A quel punto abbiamo chiesto alla protezione civile di mettere delle tende lì fuori, neanche questa richiesta è stata soddisfatta. L’assessora Baldassarre, titolare alle politiche sociali, ha dato una disponibilità per un ricolllocamento di 30 posti alla croce rossa di via Ramazzini, quindi solo per i casi di disagio”.

“La gente è rientrata senza acqua né luce, per non restare in mezzo alla strada. Sono senza acqua e senza luce in entrambe le palazzine. Sono 141 bambini più donne incinte”.

Irene spiega che ora le persone stanno utilizzando dei generatori:

“Per l’acqua stiamo ricevendo tanta solidarietà, tanta acqua da bere, tutti dalle organizzazioni umanitarie alle scuole, alla rete territoriale hanno fatto pressione affinché arrivasse l’acqua. Così è arrivata l’acqua non potabile con cui almeno lavarsi. La gente riempie le taniche dalla cisterna”.

Negli anni, l’ex albergo di lusso 4 stelle è diventato un esempio di integrazione con il territorio.

“L’integrazione”, spiega Irene, “è dimostrata dal fatto che già da sabato sono arrivate le famiglie dei compagni di scuola dei bambini che abitano nell’ex hotel per salutare gli amichetti, sono arrivate le maestre, e tutti stanno chiedendo di non disperdere questa comunità”.

“Alla fine, anche se tanti sono migranti hanno la cittadinanza italiana, sono abitati di questo territorio da 20 anni, molti sono stati sfrattati da Centocelle, non è gente che è arrivata in Italia e non sapeva cosa fare, sono famiglie in difficoltà economica come tante e si sono trovate a occupare. Loro non hanno bisogno di assistenzialismo, hanno bisogno di una casa popolare dove pagare un affitto e andare avanti come hanno sempre fatto”.

Oltre l’incendio, però, su di loro pende la spada dello sgombero:

“Pensiamo che questo sia un vero e proprio assedio. Questo palazzo era in lista, una di quelle realtà attenzionate. Lo abbiamo capito dal fatto che hanno staccato l’acqua ancora prima che la commissione per gli stabili pericolanti venisse a fare il sopralluogo. Il messaggio ci sembra chiaro: lo sgombero è una possibilità concreta”.

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