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Home » Esteri

Khashoggi, Riad ammette: “Omicidio premeditato”

Immagine di copertina

Il presidente Trump ha affermato che il principe bin Salman potrebbe essere coinvolto nell'omicidio del giornalista e dissidente saudita

Il 25 ottobre l’Arabia Saudita ha ammesso che l’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi è stato “premeditato, stando alle informazioni raccolte dagli inquirenti turchi”.

S&D

L’ammissione è stata data dal procuratore generale saudita in una nota ufficiale, in cui si specifica che l’inchiesta su quanto accaduto al giornalista e dissidente “va avanti”.

Leggi anche: Caso Khashoggi, dalla sparizione alla conferma dell’omicidio dell’Arabia Saudita

Le dichiarazioni di Erdogan 

Il 23 ottobre il presidente turco Erdogan ha tenuto un discorso davanti ai suoi colleghi di partito in cui ha reso note le informazioni in suo possesso sull’omicidio di Khashoggi, spiegando che si è trattato di un omicidio premeditato e organizzato giorni prima.

“Tutte le prove raccolte fino ad ora vanno nella direzione di quello che è stato un omicidio eseguito in maniera selvaggia”, ha affermato Erdogan.

“Dopo 17 giorni dalla sparizione del giornalista è giunta l’ammissione della morte da parte di Riad. Subito dopo sono state arrestate in Arabia Saudita 18 persone, 15 delle quali erano quelle giunte in Turchia e da noi individuate”, ha aggiunto il presidente turco.

“Non abbiamo alcuna intenzione di rimanere in silenzio dinanzi a un fatto di questa gravità. È un nostro diritto indagare e aprire un’indagine per capire cosa è accaduto”.

Riad cambia versione

Dopo aver affermato per giorni che Khashoggi aveva lasciato il consolato, l’Arabia Saudita ha confermato che il dissidente è morto mentre si trovava nella struttura a seguito di un diverbio con gli agenti inviati a Istanbul per interrogarlo e sfociato in uno scontro fisico che ha visto il giornalista avere la peggio.

La spiegazione fornita dalla famiglia reale non è stata però ritenuta sufficiente da Trump, né da Regno Unito, Francia e Germania, che hanno chiesto maggiori dettagli su quanto accaduto nel consolato.

Il 22 ottobre Riad ha quindi cambiato versione, affermando che il giornalista è stato ucciso e dando la colpa a “cani sciolti” che hanno agito senza il consenso del re né del principe ereditario, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Adel al-Jubeir.

“Siamo determinati a capire cosa è successo e a punire i responsabili di questo omicidio, che hanno agito al di fuori della loro autorità”, ha spiegato il ministro.

“Ovviamente si è trattato di un tremendo errore e ancora più grave è che si sia tentato di coprire quanto accaduto”.

Dopo le continue pressioni da parte degli Usa, la famiglia reale saudita è stata costretta a cambiare versione ancora una volta, ammettendo che l’omicidio è stato premeditato, anche se non è stato rivelato chi sia la mente dietro la morte del giornalista.

Il giorno prima, il presidente Trump per la prima volta ha ventilato l’idea che il mandante dell’omicidio possa effettivamente essere il principe ereditario.

Bin Salman stesso ha commentato la vicenda il 24 ottobre, affermando che si è trattato di  “un atto efferato, ingiustificabile che addolora tutti i sauditi e il mondo intero”.

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