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Ilaria Cucchi: “Vi spiego perché l’Italia ha veramente bisogno di una legge sulla tortura”

Immagine di copertina

Per i fatti accaduti durante il G8 del 2001, l'Italia dovrà versare 45mila euro ad ogni vittima coinvolta nelle violenze. Ilaria Cucchi su TPI rilancia la sua petizione

“Il governo italiano si impegna ad adottare tutte le misure necessarie a garantire in futuro il rispetto di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti umani, compreso l’obbligo di condurre un’indagine efficace e l’esistenza di sanzioni penali per punire i maltrattamenti e gli atti di tortura”.

È quanto si legge nel testo dell’accordo che sancisce il pagamento del risarcimento di 45mila euro ciascuno per i sei cittadini vittime di abusi e violenze nella caserma di Bolzaneto tra il 21 e 22 luglio 2001, ai margini del G8 di Genova.

È l’Italia che paga e che ancora una volta deve patteggiare per chiudere i sei ricorsi pendenti davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione dell’articolo 3 della Convenzione, quello che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. Un riconoscimento di colpa.

È l’Italia che ancora una volta preferisce pagare piuttosto che dotarsi di una legge contro la tortura.

Una legge invocata ancora e sempre da Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che ha visto con i propri occhi cosa vuol dire non potersi sottrarre alle violenze e ai soprusi (Qui la ricostruzione dell’intera vicenda)

Stefano aveva 31 anni quando fu trovato morto nel 2009 in una stanza all’interno del reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni. Nel febbraio 2017 la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque carabinieri. Per tre di loro l’accusa è di omicidio preterintenzionale. Ad altri due carabinieri sono stati contestati i reati di calunnia e falso.

Per quel fratello e per chiedere giustizia per tutte le vittime di tortura, Ilaria ha lanciato una petizione su change.org: “In questo nostro Stato manca un fondamento, quello del reato di tortura. Non è uno Stato di diritto quello che permette che un uomo venga torturato in carcere”.

Più di 240mila persone hanno firmato quella petizione, ma i fatti di Genova e il risarcimento previsto non promettono grandi cambiamenti e Ilaria lo sa:

“Già è assurdo che in Italia non si possano condannare i responsabili delle torture, cosa dovrà succedere ancora prima che venga introdotto il reato di tortura?”, si domanda durante l’intervista con TPI.

“Purtroppo da anni vediamo che l’Italia preferisce pagare le sanzioni facendo finta che il problema non esista”, continua Ilaria – “E mi rendo conto che la questione dei diritti umani non interessa a nessuno, perché di tutto si sente parlare fuorché di questo”.

“La mia famiglia ottenne un risarcimento da parte dei medici responsabili” – ricorda – “ma quello fu un riconoscimento di responsabilità personale e servì anche a bilanciare le ingenti spese legali sostenute dalla mia famiglia”.

“La giustizia non è per tutti”, ammette amaramente Ilaria.

E incalza: “In questo caso non sono i presunti colpevoli delle torture a risarcire, ma il governo italiano, ancora una volta. L’Italia preferisce essere condannata che presentare delle leggi sulla tortura, il cammino è ancora lungo”.

Ma il dilemma, secondo Ilaria, oggi fondatrice e presidente dell’Associazione Stefano Cucchi Onlus, è prima di tutto da rintracciarsi nella mentalità di alcuni politici: “Siamo di fronte a un problema serio se esistono ancora senatori, come Carlo Giovanardi precisamente, che sostengono l’inutilità del reato di tortura, convinti come sono che la tortura in Italia non esiste”.

“Se ancora abbiamo senatori come Gasparri che sostengono che non ce n’è bisogno, che non c’è nessun problema, vuol dire – in realtà – che il problema è enorme ed è soprattutto di matrice culturale”, insiste Ilaria. “Questo atteggiamento spinge le persone normali a voltarsi dall’altra parte, a disinteressarsi delle questioni attinenti ai diritti umani come qualcosa che non ci riguarda, sarà difficile trovare una soluzione. Quando le vicende non ci toccano personalmente crediamo che i diritti umani non siano un nostro problema, invece riguardano ognuno di noi anche se non ci pensiamo”.

“Il numero così alto di sottoscrizioni alla petizione che ho lanciato”, continua Ilaria, “mi fa pensare o almeno sperare che qualche passo in avanti si può fare. Ora ho consegnato quella petizione al ministro della Giustizia Orlando”.

Con la Stefano Cucchi Onlus, Ilaria vuole sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questi temi.

Ci sono voluti sedici anni perché un governo italiano ammettesse che a Genova, durante quel famoso G8 del 2001, lo Stato ha praticato la tortura, eppure una legge sulla tortura ancora nessuno la propone.

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