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“Donne violentate a ripetizione, uomini frustati col filo spinato, bambini con la leucemia”, un medico racconta l’inferno che ha visto sulle navi che salvano i migranti

Immagine di copertina

"A bordo c’è un odore spaventoso, un misto di sudore, feci, urine, vomito. La situazione è ben diversa rispetto all’ospedale, dove è tutto facile. Sono tutti africani, bagnati zuppi, stremati, disidratati. Ma ti guardano con certi occhi che ti fanno sciogliere il cuore

Voglio condividere con voi qualcosa che mi sta moltissimo a cuore. Partendo per le missioni con la Marina Militare come medico volontario della Fondazione umanitaria Rava, decisi di appuntare su un quadernetto giorno dopo giorno tutto quello che succedeva, le sensazioni, le situazioni, le condizioni in cui lavoravamo perché non volevo che i ricordi di quei giorni tragici si affievolissero col tempo.

Ho quindi trascritto fedelmente gli appunti di quel quadernino, senza cambiare una virgola. Scuserete il linguaggio un po’ parlato, alcune parolacce, la sintassi non sempre perfetta, ma rende molto lo stato d’animo e soprattutto fa capire bene cosa facevamo e come lo facevamo. Le frasi in maiuscolo riportano esattamente la grafia di quegli appunti, e indicavano rabbia, scoramento, esasperazione.

Non c’è ovviamente nulla che non sia vero. Ho omesso solo alcune note che descrivevano situazioni terribili e atroci, perché non mi sembrava davvero il caso.

Pochissime persone sinora lo hanno letto perché non volevo diffonderlo, ma considerando l’affetto e la solidarietà che centinaia di amici mi hanno trasmesso in questi giorni, ritengo doveroso farne patrimonio comune.

È il mio piccolo omaggio alla Marina Militare, alla Fondazione Rava, a tutti i miei amici, e soprattutto a tutti quelli che riposano per sempre in fondo al cimitero d’acqua del Mediterraneo.

Poi non vi annoierò più.

Diario di bordo

12 agosto

In volo da Roma a Catania, devo imbarcarmi dalla base navale di Augusta. L’altro ieri mi hanno telefonato per chiedermi di anticipare la partenza di tre giorni. Meglio così, non ho avuto tempo per pensare. Ho un po’ di fifa, ANZI UNA FIFA IMMENSA, non vorrei essere inadeguato alla situazione. Non so neanche se soffro il mare. MA CHI ME LO HA FATTO FARE ???? Porca miseria boia, a volte dovrei essere meno impulsivo. A quest’ora potrei stare al mare sotto l’ombrellone a leggere cazzatelle estive.

13 agosto

Partiti alle 11:30 per la prima missione. Qui sono tutti cordialissimi ed affettuosi, fanno di tutto per mettermi a loro agio. Conosciuti l’ Ammiraglio, il Comandante ed il Comandante in seconda. Mi sembrano persone affabili, appassionate e serene. Il team sanitario è coordinato da una ragazza sotto tenente di vascello molto giovane ma energica, capace e molto preparata. Anche carina.

L’alloggio è un buco, c’è solo un lavandino e due armadietti. Non si può stare in piedi in due contemporaneamente per quanto è stretto. Lo condivido con un Ufficiale di MM, solido, poche parole, simpaticamente duro.

La prima cosa che mi chiede è cosa ci faccio io a bordo. Quando gli dico che sono venuto volontariamente, gratis, con le mie ferie, mi guarda come se fossi un po’ sciroccato. Magari ha ragione lui.

I bagni sono in comune, vado a vederli. GULP GULP GULP.

Insomma, non mi sembra che sia una nave da crociera. SONO UN PO’ SCONFORTATO. MI RIPRENDE LA PAURA

La nave è immensa, ma qui dentro è tutto piccolo, da claustrofobia. Sembra di stare in un sommergibile. Devo stare attento soprattutto a due cose: non farmi prendere dall’ansia e non cadere dalla brandina, che è abbastanza in alto.

14 agosto

Risveglio davanti a Lampedusa. Giornata splendida. Tutto l’equipaggio è decisamente eccezionale, si vede che uomini e donne della Marina lavorano con passione ed entusiasmo che vanno molto oltre il semplice dovere.

Alle 20:00 l’altoparlante comunica che dovremo imbarcare oltre 200 persone da nave Chimera. Sono emozionato, comincia il lavoro. Mi consigliano di dormire un po’. Vado.

Notte tra il 14 e il 15 agosto

Comunicano attivazione ruolo CFM per operazione SAR. Qui parlano tutti per sigle, SAR significa Search and Rescue, e CFM Controllo Flussi Migratori. Mi preparo e scendo con gli altri nel ponte garage. Mettiamo le tute, le maschere, i calzari, fa caldissimo, non credo che riuscirò a sopravvivere.

Alle 00.30 la GIS (sarebbe un grande motoscafo da sbarco) e il gommone (che qui chiamano Mazinga) escono dal bacino per accostare a Chimera. Rientra con decine di persone, prevalentemente siriani, ma anche palestinesi, eritrei, giordani, etiopici, sudanesi. Alcuni sono davvero stremati, non si reggono in piedi. Facciamo il triage e ne trasportiamo molti in barella o carrozzella nell’area sanitaria.

Sono molto impressionato, tutti mi ringraziano, molti mi stringono la mano, altri mi abbracciano. Ci sono anche 24 bambini, spaziano da 15 giorni a 13 anni. Non devo emozionarmi o non si combina più nulla.

15 agosto

Abbiamo finito verso le 3:30, sono 220 migranti, ho dormito pochissimo perché alla 7.00 ci hanno svegliato per recuperare una settantina di migranti da un mercantile di Cipro. Sono tutti africani, condizioni tragiche rispetto a quelli di stanotte. Ma come fanno ad affrontare il mare in queste condizioni? Lavoriamo ancora di più, ci sono moltissimi con ustioni gravi, disidratazione estrema, traumi, vomito. Donne violentate a ripetizione, uomini frustati col filo spinato… Mai viste cose simili. MI VIENE DA PIANGERE!!!

Ore 10:00 – PORCACCIA MISERIA non è finita ancora!!!! 100 persone da recuperare da un barcone semi rovesciato, un bimbo trascinato via dalle onde, sembra che ci siano molti dispersi.

Mi sta venendo una specie di anestesia psicologica, non bisogna commuoversi o si rischia di cedere emotivamente. Sono tutti africani, bagnati zuppi, stremati, disidratati. Ma ti guardano con certi occhi che ti fanno sciogliere il cuore! Non sento nessuna stanchezza, né fame né sonno, ogni minuto passato a riposare è un minuto di meno per loro.

A bordo anche un bimbo con leucemia. Gli scafisti hanno gettato a mare una borsetta della mamma con le medicine. FIGLI DI PUTTANA, TESTE DI CAZZO, MISERABILI FOGNE DELL’UMANITÀ. SCHIFOSI RIFIUTI DEL MONDO.

Decidiamo di evacuarlo in elicottero, insieme ad una donna con grave cefalea (forse un problema cerebrale?). Qui la situazione è ben diversa rispetto all’ospedale, dove è tutto facile, dove hai la TAC, la RMN, la rianimazione. Qui devo fare tutto con il solo senso clinico e l’esperienza.

Ore 16:30 – NO NO NO NO, non ci posso credere, non è finita ancora! Nave Chimera ci trasferisce altre 100 persone. Mi chiedo come facciano a resistere i ragazzi del San Marco, sono dei veri eroi, non si stancano mai. Fanno quasi tenerezza, sono dei giganti buoni, prendono in braccio i bambini con una delicatezza straordinaria che contrasta con il loro fisico imponente!

Verso mezzanotte finito l’ennesimo trasferimento. Solite scene: pianti, abbracci, thank you thank you a ripetizione, grazie Italia. Qualcuno cerca di baciarmi la mano!
Mi piace quello che sto facendo. Però qui sotto fa caldissimo e soprattutto è molto umido, la tuta è pesante, la plastica si attacca alla pelle, la mascherina a bulbo mi soffoca; ho deciso che sotto la tuta metterò solo il costume da bagno.

Ho fame ho sonno e devo fare pipì ma con questa specie di seconda pelle addosso diventa un vero problema.

17 agosto

Prima domenica a bordo. Ieri pomeriggio (sabato 16) hanno di nuovo chiamato il ruolo SAR, perché in nottata avremmo recuperato altre persone. Ma quante cavolo ne arrivano??? Abbiamo effettuato il trasferimento da un mercantile al largo di Bengasi, la GIS e il Mazinga hanno avuto molte difficoltà perché c’è mare mosso. Sono dei piloti davvero bravissimi.

Abbiamo imbarcato altre 270 persone, siamo a quota 690 (478 uomini, 72 donne, 117 minori accompagnati e 23 non accompagnati). Che sarà di questi bambini ? dove li metteranno ? BOH ! meglio non pensarci.

CACCHIO CACCHIO CACCHIO, si sono intasati i bagni chimici!!! camminiamo in una melma fatta di feci, vomito urine. CHE SCHIFO. Mi sa che porterò addosso la puzza di questi giorni per mesi, mi si sono intasati di tanfo persino i pori della pelle.

18-22 agosto

Da giorni non ho notizie da casa, qui non c’è linea per il cellulare. Ho dormito 10 ore di fila. Abbiamo cominciato viaggio di ritorno vs Salerno, dove abbiamo sbarcato questi poverelli lunedì 18 mattina. Ovviamente in questi giorni non ci siamo quasi mai mossi dalla stiva, senza mangiare e dormendo pochissimo.

Ripartiti subito da Salerno vs Augusta, dove siamo arrivati il 19 sera. Fermi due giorni per pulizie e rifornimenti, siamo ripartiti il 22 mattina verso le 10:00.

Mare abbastanza mosso, ho un pizzico di nausea, ma sto molto meglio dei migranti, che stanno decisamente male. Un bimbo che tenevo in braccio per confortarlo mi vomita sulla tuta. Peccato che la tenevo aperta sul petto per il gran caldo. Olè !! Parfum de Migrant.

23 agosto

Breve sosta a Lampedusa, ricambio di alcune persone. Alle 12:00 incontrata nave Fenice che ci passa 266 persone. Ci sono 199 uomini, 48 donne e 19 piccoli.

Ci sono bambini piccolissimi, abbiamo fatto una culletta con una cassetta di frutta riempita di ovatta. Mi fanno troppa tenerezza sti piccolini! Ci abbracciano, ci salutano, chiedono biscotti, giocano, fanno un casino bestiale, però mettono un sacco di allegria. NON CI POSSO CREDERE !!!!! Dobbiamo raccogliere altre centinaia di persone!!!!!

24 agosto

Seconda domenica a bordo, ormai faccio parte del paesaggio. Mi sento in piena forma nonostante il sonno.

Ho quasi perso il conto di quello che abbiamo fatto. Oltre ai 266 di ieri da Fenice, abbiamo raccolto oltre 300 persone da imbarcazioni in mare (mi chiedo: ma come fanno a infilarne così tanti in un barcone ?) e altri 535 da nave Fiorillo dalla CP. In pratica abbiamo lavorato ininterrottamente dalle 18 di ieri alle 3.30 di stanotte.

Siamo tutti un po’ tristissimi. Un bimbo morto… non ho il coraggio di vederlo. Non voglio neppure scriverne, non voglio ricordarmene.

Torniamo indietro con 1.376 persone a bordo, di cui 1.037 uomini, 187 donne, 158 minori.

Ho fame. Organizzo la mensa qui giù: per primo piatto, omogeneizzati di bimbo, per secondo, dolce e frutta un po’ di Plasmon. Non vorrei ingrassare troppo….

Questo giro è strano, ci sono un sacco di casi di scabbia (tutti africani) e una ventina di donne incinte. Ce n’è una che ormai è arrivata, se non ci sbrighiamo ce lo scodella a bordo… Non mi ricordo neanche se ho fatto a suo tempo l’esame di ginecologia. CHE STRIZZA, speriamo che resista. Forza forza bella signora, tienitelo ancora un po’ nel pancino perché non saprei dove mettere le mani.

25 agosto

Siamo arrivati a Crotone verso le 16, inizia sbarco migranti che si prevede un po’ lungo dato il numero. In stiva c’è un odore spaventoso, un misto di sudore, feci, urine, vomito, il tutto condito con una sana umidità!

Portiamo a terra una piccola bara bianca. In realtà è un sudario avvolto da teli bianchi. Ci schieriamo ai lati, come una guardia d’onore a questo piccolo bimbo venuto a morire in Italia.
Non oso guardare la mamma ed il papà. Sento una cosa strana sciogliersi in gola. BUONO BUONO CERCA DI STARE TRANQUILLO

Ripartiamo subito per Augusta.

26 agosto

Arrivati ad Augusta in mattinata. Domani partenza. Inizio a preparare lo zaino, mi dispiace un sacco andarmene. Mi stanno facendo un sacco di regali, sono davvero dei fratelli. Peccato, un vero peccato.

Si piange quando si arriva e si piange quando si parte

27 agosto

Fine dell’avventura, si riparte. Molti sono a terra a salutarmi, i navali, la San Marco, il comandante, il colleghi, gli elicotteristi, gli agenti di polizia. Molti altri salutano e mandano baci dal ponte di volo. La macchina della MM aspetta, l’autista sembra aver fretta.

Mi viene da piangere, ma un vero duro come me non piange mai. Giuro a me stesso che lo rifarò, ripartirò. Oh se lo rifarò!

Mi sembra siano passati due decenni, e non due settimane. Mi rendo conto che in questo torace d’acciaio batte un cuore di bimbo….

Il diario è stato pubblicato inizialmente sulla pagina Facebook dell’autore, il medico Claudio Puoti, e ripubblicato su TPI con il consenso dell’autore

Ndr: i racconti si riferiscono all’estate del 2014. Il dottor Puoti ha deciso di rendere pubblico il suo diario dopo 4 anni dai fatti narrati perché era arrivato “il momento di non tacere più”, come ha raccontato a TPI.

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