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Home » Migranti

Diciotti, cosa rischia penalmente Salvini

Immagine di copertina

Nonostante sia un ministro, Salvini risponde comunque di fronte alla giustizia per eventuali reati commessi nell'esercizio delle sue funzioni. Ma solo ad alcune condizioni

Il 7 settembre 2018 i Carabinieri sono entrati al Viminale per notificare a Matteo Salvini l’atto per sequestro di persona per il caso Diciotti.

Quattro mesi dopo, il 24 gennaio 2019, un’altra notifica avvicina sempre di più il ministro dell’Interno a un possibile processo: il tribunale dei ministri di Catania ha infatti richiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti di Salvini.

Le ipotesi di reato per cui Salvini è stato indagato sono: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Per queste accuse il ministro dell’Interno rischia dai 3 ai 15 anni di carcere.

La vicenda

Lo scorso 25 agosto il ministro dell’Interno Matteo Salvini era stato formalmente indagato dai procuratori di Agrigento per l’inchiesta sui migranti bloccati da giorni a bordo della Nave Diciotti.

Insieme a Salvini, risultava indagato anche il capo del suo gabinetto Matteo Piantedosi (Qui chi è e qual è il suo ruolo).

Il ministro dell’Interno aveva commentato la notizia con queste parole:

“Il Procuratore di Agrigento ha chiesto ufficialmente i miei dati anagrafici. Per fare cosa???😁 Non perda tempo, glieli do io. Matteo Salvini, nato a Milano il 9/3/1973, residente a Milano in via xxx, cittadinanza italiana. Se vuole interrogarmi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte! P.s. Nonostante insulti, minacce, inchieste e vergogne europee, sto lavorando per chiudere la “pratica Diciotti” senza che a pagare stavolta siano gli Italiani, visto che abbiamo accolto e speso abbastanza. Vi voglio bene Amici!”

Sul caso della nave Diciotti, bloccata per cinque giorni al porto di Catania senza che i quasi 150 migranti a bordo potessero sbarcare, tre procure siciliane hanno aperto delle indagini.

Oltre al procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che mercoledì 22 agosto è salito a bordo della Diciotti per un’ispezione, stanno indagando anche le procure di Catania e di Palermo.

Le ipotesi di reato per cui Salvini è stato indagato dalla procura di Agrigento sono: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio.

La procura di Catania ha aperto un fascicolo di ‘atti relativi’: accertamenti preliminari per vedere se siano ipotizzabili reati e che potrebbero poi portare alla apertura di un’inchiesta vera e propria.

Invece la dda di Palermo ha aperto un fascicolo per associazione a delinquere “finalizzata al traffico di migranti” e associazione a delinquere “finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Sul caso sta indagando la procura di Agrigento perché il trasbordo dei migranti dalle motovedette della Guardia costiera alla Diciotti è avvenuto vicino Lampedusa e questi reati sono sottoposti a “continuità territoriale”.

Ma quali conseguenze penali rischia il ministro Salvini?

Nonostante sia un ministro, Salvini risponde comunque di fronte alla giustizia per eventuali reati commessi nell’esercizio delle sue funzioni. Ma solo ad alcune condizioni.

L’articolo 96 della Costituzione stabilisce infatti che: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.

Secondo le due leggi che disciplinano la materia (la legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1 e la legge n. 219 del 1989) un’eventuale indagine sull’operato del ministro dell’Interno diventerebbe subito di competenza del “Tribunale dei ministri”.

Questa espressione non è citata dalla Costituzione o dalla legge, ma che è usata comunemente per indicare quella composizione particolare del tribunale ordinario che è competente per i cosidetti “reati ministeriali”.

Tribunale dei ministri

Il Tribunale dei ministri non è una corte speciale, ma una sezione specializzata del tribunale ordinario.

È competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni, i cosiddetti “reati ministeriali”.

Il Tribunale dei ministri è costituito presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio dove il reato ministeriale è stato commesso.

Ad esempio, se la competenza territoriale spetta alla procura di Agrigento, il Tribunale dei ministri si formerebbe presso il tribunale ordinario di Palermo, che è capoluogo del distretto di corte d’appello competente.

Il Tribunale dei ministri è un collegio composto da tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o abbiano qualifica superiore.

È presieduto dal magistrato con funzioni più elevate, o, in caso di parità di funzioni, da quello più anziano.

Si rinnova ogni due anni ed è immediatamente integrato in caso di cessazione o di impedimento grave di uno o più dei suoi componenti.

Entro novanta giorni dal ricevimento degli atti, compiute indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il Tribunale dei ministri deve scegliere se archiviare l’indagine o procedere.

Nel primo caso, il tribunale dispone l’archiviazione con decreto non impugnabile.

In caso contrario, trasmette gli atti con relazione motivata al procuratore della Repubblica per la loro immediata rimessione al presidente del ramo del Parlamento competente. Nel caso di Salvini, che è membro del Senato, gli atti verrebbero trasmessi a Maria Elisabetta Alberti Casellati.

L’autorizzazione a procedere

L’articolo 96 della Costituzione già citato prevede che sia necessaria l’autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza del ministro (se questo non è un parlamentare, la competenza spetta al Senato.

Il procedimento è il seguente: il presidente del ramo del Parlamento competente invia gli atti trasmessi dal Tribunale dei ministri alla giunta per le autorizzazioni a procedere, in base al regolamento della Camera stessa.

La giunta riferisce all’assemblea della Camera competente con una relazione scritta, dopo aver eventualmente sentito i soggetti interessati.

Entro 60 giorni dalla consegna degli atti al presidente della Camera competente, l’assemblea si riunisce e può “a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l’autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l’inquisito abbia  agito  per  la  tutela  di  un  interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente  interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”.

Se invece l’assemblea concede l’autorizzazione, rimette gli atti al Tribunale dei ministri affinché continui il procedimento.

C’è un’altra importante norma che si applica durante i procedimenti per reati ministeriali.

Gli inquisiti, infatti, non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche o sequestro o violazione di corrispondenza ovvero a perquisizioni personali o domiciliari senza l’autorizzazione della Camera competente, salvo che siano colti nell’atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l’ordine di catturasalvini diciotti conseguenze penali

Dal momento che Salvini è uno dei leader della maggioranza parlamentare, sembra al momento del tutto improbabile che – ammesso che si arrivi a chiedere l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti – il Senato la approvi a maggioranza assoluta.

Arresto illegale

L’arresto è un provvedimento temporaneo di limitazione della libertà personale, che viene disposto dalla polizia giudiziaria a carico di “chi viene colto nell’atto di commettere il reato” o di “chi, subito dopo il reato, è inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da altre persone ovvero è sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima”.

Lo scopo è impedire che il reato venga portato a conseguenze ulteriori e assicurare l’autore alla giustizia. L’arresto deve comunque essere convalidato dall’autorità giudiziaria entro 96 ore.

Nel caso della Diciotti, l’arresto non è avvenuto da parte della polizia giudiziaria. Inoltre non c’è stata alcuna convalida da parte dei giudici.

Sequestro di persona

L’articolo 605 del codice penale, che prevede il reato di sequestro di persona, stabilisce che: “Chiunque priva taluno della libertà personale, è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni”.

La pena può arrivare fino a dieci anni se è commessa “da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni” e fino a 12 anni se il fatto “è commesso in danno di un minore”.

Nel caso della Diciotti, fino alla sera di mercoledì 22 agosto a bordo della nave erano trattenuti anche 27 minori, che poi sono stati fatti sbarcare.

Abuso d’ufficio

Il codice penale, all’articolo 323, definisce il reato di abuso d’ufficio come quello commesso dal “pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”.

Chi commette questo reato è punito con la reclusione da uno a quattro anni.

La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.

Conclusione 

Matteo Salvini, in quanto leader della Lega, uno dei partiti di maggioranza e membro della coalizione di governo, non rischia praticamente nulla, perché difficilmente il Senato – che è la sua Camera di appartenenza – approverebbe l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.

Ipoteticamente quindi, solo se il Movimento Cinque Stelle rompesse con la Lega e sconfessasse Salvini, l’assemblea avrebbe i voti per autorizzare il tribunale a procedere nei suoi confronti.salvini diciotti conseguenze penali

Nonostante il suo hashtag #arrestatemi, Salvini sa benissimo di godere dell’immunità e di non poter essere arrestato senza l’autorizzazione della sua Camera di appartenenza. Forse per questo il ministro dell’Interno è così sicuro di sé.

Leggi anche: Salvini denunciato per istigazione all’odio razziale
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