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Home » News

Chi è Tito Boeri e perché si sta scontrando spesso con il governo

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Qui un breve profilo di Boeri e un riassunto di tutti gli scontri aperti tra lui e i ministri, dai migranti al decreto dignità

Tito Boeri, il presidente dell’Inps, è uno dei bersagli più attaccati dal governo Lega-M5s.

Nei due mesi dalla formazione dell’esecutivo, sono stati numerosi gli episodi in cui le sue posizioni sono state attaccate dai ministri, Salvini e Di Maio in primis.

Qui un breve profilo di Boeri e un riassunto di tutti gli scontri aperti tra lui e i ministri:

Chi è Tito Boeri

Economista e professore ordinario di Economia, Tito Boeri dal 2014 presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Boeri si è laureato alla Bocconi e ha conseguito il dottorato di ricerca alla  New York University. In passato è stato senior economist all’Ocse, e consulente della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale, dell’Ufficio Internazionale del Lavoro e della Banca Mondiale.

È stato anche direttore scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti, che promuove la ricerca nel campo della riforma dei sistemi di welfare e dei mercati del lavoro in Europa.

Le sue posizioni lo hanno portato ultimamente a scontrarsi con i membri del governo Conte.

Lo scontro sui migranti

Boeri, da un lato, sostiene che l’Italia abbia bisogno di forza lavoro immigrata per compensare il calo demografico e, dall’altro, è contrario a una abolizione in toto della cosiddetta legge Fornero, che regola appunto l’erogazione degli assegni pensionistici.

Secondo Salvini, il presidente dell’Istituto di previdenza nazionale “vive su Marte” e “continua a far politica, ignorando la voglia di lavorare di milioni di italiani”.

Lunedì 3 luglio 2018 Salvini ha parlato di Boeri durante una lunga diretta Facebook.

“C’è ancora qualche fenomeno, penso al presidente dell’Inps Boeri, secondo cui senza i migranti è un disastro e non si può toccare la legge Fornero”, ha detto il vicepremier, avvertendo che “ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici, parapubblici e parastatali”.

Il giorno dopo Boeri ha ribadito la sua posizione durante la presentazione del rapporto annuale dell’Inps, a cui ha partecipato anche il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.

Secondo il presidente dell’ente previdenziale, nessuno in Italia “sembra preoccuparsi del declino demografico del paese” e tra gli italiani vi è una profonda disinformazione.

“È anche possibile peggiorare la consapevolezza demografica, ad esempio agitando continuamente lo spettro delle invasioni via mare quando gli sbarchi sono in via di diminuzione”, ha sottolineato Boeri.

Dimezzando i flussi migratori, ha proseguito il presidente dell’Inps, in 5 anni perderemmo una popolazione equivalente a quella odierna di Torino. Azzerando l’immigrazione perderemmo 700mila persone con meno di 34 anni nell’arco di una legislatura.

In Italia, ha insistito, c’è “una forte domanda di lavoro immigrato” e in presenza di decreti flussi del tutto irrealistici, questa domanda si riversa sull’immigrazione irregolare degli overstayer, di chi arriva in aereo o in macchina, non coi barconi ma coi visti turistici, e rimane in Italia a visto scaduto”.

L’impennata di colf e badanti extracomunitarie dimostra che questi lavori continuano a essere richiesti, ma vengono svolti senza versare i contributi. Quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, secondo il presidente dell’Inps, aumenta quella clandestina e viceversa.

“In genere, a fronte di una riduzione del 10 per cento dell’immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5 per cento”, ha fatto notare.

Lo scontro sulla legge Fornero

Boeri ha parlato anche di pensioni e dell’intenzione del governo di consentire di andare in pensione a chiunque raggiunga quota 100, sommando la sua età agli anni di contributi versati.

“Quota 100 pura costa fino a 20 miliardi all’anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi annui, che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni, quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi”, ha provato a riassumere il presidente dell’Inps.

Secondo i calcoli di Boeri, ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 si avrebbero subito circa 750mila pensionati in più: la riforma sarebbe coperta aumentando il prelievo fiscale e questo rischierebbe di innescare un circolo vizioso di riduzione dell’occupazione.

“Siamo così sicuri che tornando indietro accontenteremmo coloro che oggi a parole chiedono l’abrogazione della legge Fornero?”, si è chiesto il presidente dell’Inps.

Boeri, tuttavia, è favorevole a qualche aggiustamento rispetto alla normativa vigente.

“Possiamo permetterci una maggiore flessibilità di quella consentita dalla riforma Fornero”, accelerando la transizione al metodo contributivo, ha spiegato.

Il presidente dell’Inps, inoltre, è contrario al taglio delle cosiddette pensioni d’oro per il solo fatto che abbiano un importo elevato, ma sostiene la necessità di intervenire sui privilegi concessi dal sistema pensionistico.

Poco dopo la conclusione della conferenza di presentazione del rapporto annuale Inps, Salvini è tornato all’attacco di Boeri, che aveva appena confermato la sua posizione.

“‘Servono più immigrati per pagare pensioni, cancellare legge Fornero costa troppo. Servono più immigrati per fare lavori che gli italiani non vogliono più fare’.

Il presidente Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Interno e vicepremier.

A margine della presentazione del rapporto Inps, è stato chiesto a Boeri di commentare le parole di Salvini sul suo conto.

“La mia risposta è nei dati e nei documenti che sono stati presentati oggi. Queste sono le verità che bisogna dire all’Italia. Non c’è nessun modo di intimidire, i dati parlano da soli”, ha detto il presidente dell’Inps.

“Mi limito a fare il mio lavoro. Il mio mandato scade a inizio 2019. Ci sono ancora tantissime cose da fare e ancora tante cose e in sei mesi si possono fare tantissime cose”, ha aggiunto con riferimento all’avvertimento del ministro dell’Interno (“ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici, parapubblici e parastatali”).

Sullo stesso tema è intervenuto anche Di Maio: “Il presidente Boeri fino al 2019 resta in carica, poi non abbiamo affrontato questi temi qui. Con il presidente Inps su vitalizi e pensioni d’oro stiamo andando bene, poi su altre cose non siamo d’accordo”, ha detto il ministro del Lavoro e vicepremier.

Boeri dice che servono più migranti regolari? “Questa è una sua opinione, per quanto mi riguarda oggi, e sono d’accordo con Boeri, serve fermare l’emigrazione dei giovani italiani e per farlo dobbiamo istituire il reddito di cittadinanza per formarli e reinserirli lavorativamente. E allo stesso tempo dobbiamo mandare in pensione i papa’ e le mamme in modo tale che i figli possano entrare nel mondo del lavoro”, ha detto Di Maio.

Lo scontro sul decreto dignità

Lo scontro è proseguito, qualche giorno dopo, tra alcuni membri del governo e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, dopo le accuse reciproche e il caso scoppiato intorno al decreto Dignità (qui cosa prevede il decreto).

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio e quello dell’Economia Giovanni Tria hanno dichiarato che le stime dell’Inps sul decreto “sono discutibili”.

Il comunicato congiunto “ricompone” quella che sembrava un’iniziale frattura tra Di Maio e Tria riguardo alla relazione tecnica che attestava la possibile perdita di 8mila posti di lavoro all’anno con l’introduzione del decreto dignità.

“Il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, non ha mai accusato né il Ministero dell’Economia e delle Finanze né la Ragioneria Generale dello Stato di alcun intervento nella predisposizione della relazione tecnica al dl dignità”, specifica la nota congiunta. “Certamente, però, bisogna capire da dove provenga quella ‘manina’ che, si ribadisce, non va ricercata nell’ambito del Mef”.

“Quanto al merito della relazione tecnica, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ritiene che le stime di fonte Inps sugli effetti delle disposizioni relative ai contratti di lavoro contenute nel decreto siano prive di basi scientifiche e in quanto tali discutibili“, prosegue la nota.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dal canto suo, ha chiesto le dimissioni di Boeri.

“Se non condivide linee governo si dimetta”, ha detto Salvini domenica 15 luglio in conferenza stampa da Mosca. “Il presidente dell’Inps continua a dire che la legge Fornero non si tocca, che gli immigrati ci servono perché ci pagano le pensioni, che questo decreto crea disoccupazione. In un mondo normale se non sei d’accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente, perché il presidente dell’Inps fa politica, un altro modo di vedere il futuro, ti dimetti”.

La risposta di Boeri non si è fatta attendere: “Le dichiarazioni contenute nella nota congiunta dei ministri Tria e Di Maio rivolgono un attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici nel nostro paese e in grado di offrire supporto informativo alle scelte del parlamento e all’opinione pubblica”, scrive Boeri in una nota. “Nel mirino l’INPS, reo di avere trasmesso una relazione “priva di basi scientifiche” e, di fatto, anche la stessa Ragioneria Generale dello Stato che ha bollinato una relazione tecnica che riprende in toto le stime dell’Inps”.

Boeri ha accusato i membri del governo di essere “ai limiti del negazionismo economico”.

“Il provvedimento comporta un innalzamento del costo del lavoro per i contratti a tempo determinato e un aumento dei costi in caso di interruzione del rapporto di lavoro per i contratti a tempo indeterminato”, scrive nella sua nota. “In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo, l’evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro. In un’economia con disoccupazione elevata, questo significa riduzione dell’occupazione. E’ difficile stabilire l’entità di questo impatto, ma il suo segno negativo è fuori discussione”.

Di Maio è tornato sulla questione nella serata di domenica 15 giugno.

“Non possiamo rimuovere Boeri ora: quando scadrà terremo conto che è un presidente dell’Inps che non è minimamente in linea con le idee del governo”, ha detto il ministro del Lavoro. “Non perché il presidente dell’Inps la debba pensare come noi, ma perché noi vogliamo fare quota 100, quota 41, la revisione della legge Fornero. L’Inps ci deve fornire i dati, non un’opinione contrastante, perché se permette i soldi li troviamo noi”.

Sul decreto dignità Tito Boeri è intervenuto il 19 luglio, davanti alle commissioni riunite Finanze e Lavoro della Camera, rispondendo alle accuse che gli erano state mosse. In quell’occasione ha detto di non accettare minacce da parte di chi dovrebbe tutelare la sua sicurezza personale, riferendosi a Matteo Salvini.

“Se nelle sedi istituzionali opportune mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente perché ritenuto inadeguato a ricoprirlo, ne trarrei immediatamente le conseguenze. Ciò che non posso neanche prendere in considerazione sono le richieste di dimissioni online e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale”, ha detto Boeri aggiungendo: “E soprattutto non sono affatto disposto ad accettare l’idea che chi ricopre l’incarico di presidente dell’Inps debba in tutto e per tutto sposare le tesi del governo in carica”.

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