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Lo scontro tra il ministro Di Maio e il ministero dell’Economia sul Decreto Dignità e gli 8mila posti di lavoro in meno

Immagine di copertina
Luigi Di Maio

Secondo Di Maio "quella cifra è apparsa la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale", la verità "è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi"

Il Decreto Dignità, proposto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 2 luglio.

Il testo prevede norme sul lavoro, le imprese e il gioco d’azzardo. Vengono introdotte sanzioni per chi delocalizza dopo aver ricevuto contributi pubblici, ci sono misure di contrasto alla precarietà e si sancisce il divieto di pubblicità per i giochi e le scommesse.

Negli ultimi giorni però sono state mosse diverse critiche contro il Decreto e gli effetti che avrà sui posti di lavoro.

Ieri, 13 luglio 2018, il segretario del Pd Maurizio Martina aveva pubblicato un Tweet in cui scriveva che per colpa del nuovo decreto si perderanno 80mila posti di lavoro in 10 anni.

La risposta del ministro Di Maio non si è fatta attendere: “80mila è un numero che non sta da nessuna parte, mi faccio una risata”.

“C’è un altro numero nella relazione che accompagna il decreto, il numero di 8mila”, ha precisato il ministro.

“La relazione tecnica che accompagna il provvedimento ipotizza infatti che si possano perdere 8mila posti di lavoro per effetto delle misure previste”.

Queste le parole di Luigi Di Maio in un video su Facebook in cui risponde alle critiche al decreto Dignità.

“La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”, ha commentato il ministro del Lavoro dello Sviluppo economico.

Qui il video integrale:

I commenti di Di Maio non si fermano qui: “Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo”.

“Non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri e soprattutto la relazione non è stata chiesta dai ministri della Repubblica”, continua il ministro.

A fare chiarezza nella questione dei posti di lavoro che si perderebbero con il Decreto Dignità è intervenuto il ministero dell’Economia.

Secondo quanto affermato dalle fonti del Mef, “le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari”.

Inoltre, spiegano dal ministero, “la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture”.

La cifra degli 8mila posti di lavoro era già presente nel testo arrivato dal ministero dello Sviluppo e la stima è stata elaborata in realtà dall’Inps.

La querelle tra il ministro del Lavoro e il ministero dell’Economia, però, ha irritato Luigi Di Maio.

Secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe la “volontà di fare pulizia” all’interno della Ragioneria dello Stato e al Mef per avere delle persone di fiducia.

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