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La vera rotta dei migranti non è dalla Libia all’Italia, ma dal Marocco alla Spagna

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Fabrice Leggieri, direttore di Frontex, ha chiarito che la rotta più importante intrapresa dai migranti è quella che attraversa il Marocco e procede verso la Spagna

“Se mi chiedi qual è la mia più grande preoccupazione in questo momento, allora dico la Spagna”.

S&D

Lo riferisce il direttore di Frontex, Fabrice Leggieri, in un’intervista rilasciata domenica 8 luglio al quotidiano tedesco Welt Am Sonntag, nella quale ha chiarito che la rotta più importante intrapresa dai migranti provenienti dal Niger, attraverso il Marocco, è quella che procede verso la Spagna.

Sempre più spesso i trafficanti del Niger offrono ai migranti di portarli in Europa attraverso il Marocco, anziché la Libia.

A giugno, si sono avuti circa 6mila attraversamenti irregolari di frontiera dall’Africa nel Mediterraneo occidentale: “Se i numeri crescono lì come hanno fatto negli ultimi anni, questo percorso diventerà il più importante”, ha detto Leggeri.

Circa la metà di queste persone erano marocchine, le altre provenivano dall’Africa occidentale.

Sebbene il numero di migranti economici e i richiedenti asilo in Europa stia diminuendo complessivamente e costantemente dai livelli massimi del 2015, la rotta del Mediterraneo occidentale è diventata la più battuta e sta mettendo alla prova la risposta delle autorità spagnole e le sue reti di sicurezza sociale.

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Onu per i Rifugiati (UNHCR), le 17.781 persone che sono arrivate quest’anno nel sud della Spagna hanno superato gli arrivi in ​​barca sulle coste dell’Italia e della Grecia.

Dei 972 che hanno perso la vita in mare, quasi un terzo (292) è morto cercando di raggiungere la Spagna. L’ondata di arrivi di inizio estate ha coinciso con la maggiore calma delle acque nello stretto di Gibilterra.

Secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM), dall’11 giugno, circa 5mila migranti sono giunti sulle coste della Spagna. Paese che ha mostrato evidenti carenze nel sistema di accoglienza.

Le stazioni di polizia di Cadice, la provincia più meridionale della Spagna, sono piene e le autorità stanno trasformando le strutture sportive, gli ostelli in affitto e persino i terminal dei traghetti in centri di accoglienza di emergenza.

La Spagna ha accordi bilaterali con il Marocco, l’Algeria e altri paesi africani per il rimpatrio dei propri cittadini, e questo rende praticamente impossibile per i cittadini di questi paesi di ottenere asilo da Madrid.

Molti migranti africani sub-sahariani e di altri paesi che arrivano in Spagna, tuttavia, ricevono un ordine di espulsione che le autorità raramente sono in grado di eseguire proprio per l’assenza di accordi bilaterali con i paesi di origine.

La maggior parte viene rilasciata e continua a nord, in Francia e oltre. Tra coloro che rimangono – in attesa di asilo e dunque impossibilitati a lavorare – un piccolo numero riceve assistenza pubblica per un massimo di due anni.

La Spagna sta affrontando oggi gil stessi problemi che ha attraversato l’Italia qualche anno fa, quando nel 2015 toccava il picco dell'”emergenza migranti”.

Proprio per questo motivo, il ruolo della Spagna è stato anche al centro del vertice UE appena concluso a Bruxelles. Un ruolo centrale come ponte verso i paesi di origine e di transito del flusso migratorio

Khalid Zerouali, responsabile del Marocco per la migrazione e la sorveglianza delle frontiere, durante un’intervista concessa ad AP, ha detto che il suo paese è sotto una nuova pressione a causa del giro di vite sulla rotta tra la Libia e l’Italia che risale al 2017.

Riguardo alla proposta di hotspot in loco, Zerouali ha ribadito che il Marocco non è interessato a filtrare quali migranti abbiano diritto all’asilo in Europa.

“Questa non è la soluzione”, ha commentato. Per molti migranti il Marocco è punto di partenza per la Spagna e solo quest’anno circa 25mila migranti sarebbero stati bloccati, secondo i dati del ministro.

Secondo il responsabile, i centri non impedirebbero ai migranti provenienti dall’Europa di entrare in Marocco. Zerouali ritiene siano più utili gli aiuti finanziari dell’Ue per rafforzare la sicurezza delle frontiere.

La maggior parte dei migranti parte dall’Africa sub-sahariana, ma anche nordafricani e marocchini sono tra coloro che sperano di realizzare una nuova vita in Europa.

Il responsabile ha spiegato che nel 2017 le pattuglie al confine hanno effettuato 65mila intercettazioni e nei primi mesi del 2018 sono state fermate 25mila persone.

Zerouali ha specificato che il Marocco spende fino a 200 milioni di euro per impedire ai migranti di andarsene quando “normalmente dovremmo impedire loro di entrare”.

Il regno del Marocco vorrebbe l’aiuto europeo per quello che Zerouali definisce il ruolo di guardiano dell’immigrazione in Europa.

“Siamo un partner strategico per l’Europa. Pensiamo che ciò che sta accadendo oggi nella regione faccia sì che il Marocco abbia bisogno di maggiore sostegno per far fronte alla crescente pressione”, ha detto Zerouali.

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