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Home » Esteri

A che punto è lo scontro tra le forze governative e i ribelli per il controllo della Siria

Immagine di copertina
Credit: Afp

L'esercito governativo è riuscito a riprendere il controllo di numerose zone del paese e sta concentrando i suoi sforzi contro le città del sud ancora in mano ai ribelli

Dopo il fallimento dei negoziati tra i ribelli e il regime siriano, le forze governative e della Russia, alleato di Assad, hanno ripreso a bombardare le aree ancora in mano ai ribelli nel sud ovest del paese.

S&D

Secondo quanto riferito da un gruppo che monitora la situazione nel paese, nella provincia di Deraa sono stati registrati più di 600 attacchi aerei contro i ribelli.

I bombardamenti si sono intensificati dopo che le forze che si oppongono al governo hanno rifiutato di accettare i termini proposti dai militari russi per mettere fine al conflitto.

L’Onu ha fatto sapere che almeno 320mila persone sono state costrette a lasciare la regione di Deraa dall’inizio delle operazioni militari.

Molti sfollati hanno costruito dei campi improvvisati al confine con Giordania e le alture del Golan, controllate da Israele.

Nessuno dei due paesi, però, ha accettato di accogliere la popolazione in fuga per ragioni di sicurezza interna.

Secondo quanto affermano le organizzazioni umanitarie, negli ultimi scontri sono rimasti uccisi anche 150 civili.

Poche ore dopo l’inizio delle operazioni, i ribelli hanno fatto sapere che sono pronti a riprendere i negoziati con il governo siriano, secondo quanto riportato da Afp.

La provincia di Daraa era stata risparmiata dalle violenze della guerra perché era stata definita una zona di “de-escalation” in base ad un accordo siglato tra Stati Uniti, Giordania e Russia.

Già ad aprile, però, il presidente Assad aveva minacciato la ripresa delle ostilità nella regione.

Nei mesi passati, il governo aveva riconquistato le enclavi ancora in mano ai ribelli intorno alla capitale Damasco e aver ripreso il controllo della città di Homs, nel nord.

Attualmente, le zone ancora sotto il controllo delle forze di opposizione al regime sono limitate al sud ovest del paese.

I ribelli infatti sono ancora attivi nella regione di Daraa, Quneitrae e in altre zone del nord del paese.

Da giugno, più di 30 città in mano ai ribelli hanno negoziato singolarmente la loro resa all’esercito siriano.

La Russia aveva cercato di avviare dei negoziati con le forze ribelli per estendere il cessate il fuoco a tutto il paese, ma senza successo.

Mosca aveva chiesto che i ribelli consegnassero immediatamente tutte le armi pesanti in loro possesso e accettassero il ripristino delle istituzioni dello Stato in cambio di garanzie sulla loro sicurezza.

I comandanti dei ribelli avevano chiesto di consegnare gradualmente il loro arsenale, oltre alle garanzie per un passaggio sicuro verso le zone a nord della Siria in mano alle forze di opposizione.

Intanto, Israele ha minacciato la possibilità di un intervento armato contro l’esercito di Damasco se le truppe siriane verranno schierate nella zona smilitarizzata.

Tel Aviv teme che l’Iran e il suo alleato libanese, Hezbollah, abbiano intenzione di costituire una base militare da cui attaccare lo Stato ebraico vicino le alture del Golan.

Secondo fonti francesi, però, sembra che Hezbollah abbia già ritirato la metà delle sue forze.

Negli ultimi mesi, Israele aveva condotto degli attacchi aerei contro le postazioni siriane.

L’esercito siriano è anche occupato a combattere le ultime forze dello Stato islamico ancora attive nel paese.

L’Isis è ancora attivo nel sud est della Siria e di recente l’Iraq ha iniziato a costruire una barriera difensiva per evitare che i miliziani entrino nel loro territorio.

A fine giugno, invece, sono iniziate le prime riunioni tra i rappresentanti di Russia, Turchia e Iran si sono riuniti a Ginevra, in Svizzera, per discutere la creazione di una commissione per la stesura della nuova costituzione della Siria.

I tre paesi hanno il compito di garantire il cessate il fuoco nel territorio siriano.

All’incontro, che si svolge sotto l’egida delle Nazioni Unite, hanno preso parte anche i membri dell’opposizione siriana.

I negoziati prevedono infatti la stesura di una nuova costituzione, le elezioni parlamentari, la creazione di un governo di transizione creato senza tener conto delle basi settarie e la lotta contro le forze definite da Damasco come terroriste e attive nel paese.

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