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Home » News

Sono Sacko Soumayla e ieri mi hanno ucciso in Calabria, ma Salvini pensava che la mia vita fosse una pacchia

Immagine di copertina
Sacko Soumayla, ucciso il 2 giugno 2018 in Calabria

Mentre sono tutti intenti a seguire i proclami e le parole di Salvini, nel suo viaggio in Sicilia, un assassino passa quasi del tutto inosservato. O peggio, la vittima viene accusata di essersela un pochino cercata.

In una calda serata di giugno Sacko Soumayla è stato ucciso. Viveva in una baraccopoli a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Soumayla aveva 29 anni, ed è stato ucciso da un altro uomo, con una pallottola di fucile piantata in testa.

Come un bersaglio, hanno scritto in molti, bersaglio di una guerra tra poveri, che si è nutrita dell’insofferenza e il fastidio nei confronti degli immigrati, se non dell’aperto razzismo. Non si tratta di un movente xenofobo, dice la Procura.

Il giovane maliano assassinato in provincia di Vibo Valentia era un attivista dell’Usb. Guido Lutrario, referente del sindacato, ci racconta le sue lotte. “Morto perché difendeva i diritti dei suoi compagni di lavoro”.

Qualche blanda parola ha speso Matteo Salvini sul barbaro omicidio. Inutile ripeterci per l’ennesima volta quanto sarebbe stata diversa la reazione se le parti si fossero invertite, vero?

Il neo ministro dell’Interno probabilmente ha un’idea tutta particolare del tema della sicurezza: tolleranza zero se la vittima è un italiano, un mezzo silenzio e menefreghismo se la vittima è un maliano. Due pesi e due misure, che è diventato uno dei mali di questo periodo storico, in ogni ambito e a ogni livello.

La vittima dell’omicidio si era recata ad aiutare due amici, Madiheri Drame, 30 anni, e Madoufoune Fofana, 27 anni, alla ricerca di vecchie lamiere con cui costruire un rifugio di fortuna in una vecchia fabbrica della zona.

Secondo le prime informazioni della procura, la sparatoria sarebbe una “punizione” contro quel furto. I tre uomini erano immigrati regolari, che vivevano nelle campagne calabresi, impiegati come braccianti per la raccolta agricola.

La contemporaneità tra l’omicidio e le dichiarazioni d’intenti del neo ministro degli Interni Salvini sugli immigrati, che di certo non sono mai state un mistero, fa un certo effetto.

Mentre sono tutti intenti a seguire i proclami e le parole di Salvini, nel suo viaggio in Sicilia, un assassino passa quasi del tutto inosservato. O peggio, la vittima viene accusata di essersela un pochino cercata, eh.

L’uomo, racconta un amico bracciante, era attivo nella difesa dei diritti dei lavoratori, in una terra dove i braccianti agricoli africani sono l’ultima ruota di un carro sgangherato, di cui non occuparsi troppo. Sfruttati, calpestati, odiati, fanno tanto comodo quando a fine mesi si deve corrispondere loro un salario vergognoso e lontano anni luce da qualsiasi standard umano e civile.

Il clima politico che si respira in questi mesi in Italia, che a febbraio ha portato alla sparatoria contro sei immigrati, ha portato ai risultati elettorali che conosciamo, con una maggioranza di italiani favorevoli a una linea politica ben definita, che fa della chiusura dell’accoglienza migratoria uno dei suoi vessilli.

Il governo M5s e Lega che ha visto la luce, dopo lunghe ed estenuanti trattative, incarna alla perfezione questa idea di stato che in molti hanno: prima gli italiani, Europa cattiva con l’Italia, chiusura delle porte, diritti civili da tagliuzzare qua e là (vedi le dichiarazioni del neo ministro della famiglia).

Probabilmente per Matteo Salvini essere uccisi mentre si tenta di sopravvivere da ultimi in una terra martoriata è una “pacchia” come ha detto lui, annunciando che la bella vita degli immigrati è destinata a finire. Di che pacchia si tratti dobbiamo ancora capirlo. Magari ce lo spiegherà lui, come ci spiegherà come intende fare i rimpatri di massa.

Commentando la sparatoria Salvini ha detto: “Non è mai la violenza a risolvere alcuni tipi di problemi. Voglio lavorare affinché siano rispettate le leggi o per cambiare le leggi che premiano i delinquenti e puniscono le persone per bene”.

Salvini, oltre che ministro dell’interno, è anche senatore eletto in Calabria. Come ha scritto Gad Lerner: “Attendiamo un pronunciamento del loquace senatore di Rosarno nonché ministro Matteo Salvini sull’esecuzione sommaria del bracciante Soumaila Sacko militante dell’Usb perpetrata nel suo collegio elettorale. Legittima difesa? È finita la pacchia?”.

Nella giornata di oggi, inoltre, è stato diffuso in rete un video in cui Salvini ha attaccato il sindaco di Riace, una città della Calabria, criticando il  sistema di accoglienza dei rifugiati utilizzato dal primo cittadino Mimmo Lucano.

“Non sono ancora venuto nella Locride ma ci arriverò, non voglio fare promesse alla Renzi. Presto o tardi, meglio presto che tardi ci vedremo”.

“Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Zero, è zero”, ha detto Salvini.

Le parole di Matteo Salvini, purtroppo, non sorprendono più di tanto. Il nuovo ministro dell’Interno aveva già fatto sapere che tra le sue priorità ci sono il superamento del regolamento di Dublino e l’espulsione degli immigrati irregolari.

“Per gli immigrati clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare”.

Che cos’è successo in Calabria

Nella serata di ieri, 2 giugno, c’è stata una sparatoria a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia.

La vittima è un cittadino del Mali di 29 anni, Sacko Soumayla, morto dopo essere stato raggiunto dai colpi di fucile sparati da persone non ancora identificate.

Tra i feriti ci sono due ragazzi, anche loro stranieri, Madiheri Drame e Madoufoune Fofana.

Il ragazzo malese è stata soccorso dagli operatori del 118 ed è stato trasportato all’ospedale di Reggio Calabria, nel reparto di neurochirurgia, dove è deceduto.

I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia hanno avviato un’indagine. Secondo le prime informazioni non si tratterebbe di un movente xenofobo, ma si continua a indagare.

Le forze dell’ordine stanno cercando un uomo di carnagione chiara, sulla base delle dichiarazioni rilasciate da Fofana.

L’aggressore si sarebbe appostato in un casolare a circa 150 metri dall’ex fornace per poi fuggire in auto, hanno detto dalla Procura.

I tre ragazzi erano entrati nella fabbrica abbandonata nella zona di San Calogero, probabilmente per cercare vecchie lamiere e altro materiale con cui poter costruire un riparo, secondo la Prefettura.

Mentre erano nell’ex Fornace, qualcuno ha sparato contro di loro e il primo proiettile ha colpito Soumayla alla testa.

A quel punto i colpi si sono diretti contro Madiheri Drame, colpendolo a una gamba, mentre Madoufoune Fofana, di 27 anni, è riuscito a ripararsi, rimanendo illeso.

È stato lui a dare l’allarme.

I tre uomini erano regolarmente residenti in Italia e vivevano nella tendopoli di San Ferdinando, il campo che pochi mesi prima era stato in parte distrutto dall’incendio che aveva causato la morte di Becky Moses.

Il campo doveva essere sgomberato già tempo fa e i braccianti, impiegati principalmente nelle piantagioni della Piana di Gioia Tauro, dovevano essere spostati in un nuovo accampamento.

La soluzione, che era stata definita temporanea, non è risultata sufficiente per ospitare tutti i braccianti, per cui in molti hanno trovato nuovamente un rifugio di fortuna nel campo di San Ferdinando.

In Procura si sono tenute nuove riunioni per fare proseguire con le indagini e nella notte è stata convocata una riunione d’urgenza di tutte le forze di polizia per intensificare i controlli nell’area.

Gli inquirenti stanno controllando i filmati delle telecamere di sorveglianza.

Le posizioni del neoministro dell’Interno Matteo Salvini

Matteo Salvini, leader della Lega, ha assunto la carica di ministro dell’Interno del nuovo governo Conte da soli tre giorni, ma le sue dichiarazioni in tema di immigrazione e Ong hanno già fatto discutere.

In visita oggi, 3 giugno, a Catania ha detto che “la Sicilia non può più essere il campo profughi d’Europa”. “Non c’è casa e lavoro per gli italiani, figuriamoci per mezzo continente africano”.

“Oggi altri morti in mare: il Mediterraneo è un cimitero. C’è un unico modo per salvare queste vite: meno gente che parta, più rimpatri”.

“Qualche fessacchiotto pensa che io voglia che qualcuno muoia in mare. Non ha capito nulla. Gli immigrati non devono partire. Lavorerò con i governi dei Paesi africani per limitare le partenze: ho intenzione di andare in Tunisia”, continua Salvini.

“Non smantellerò tutto quello che ha fatto Minniti, ma 7mila espulsioni mi sembrano pochine. A quel ritmo il problema lo risolviamo in 80 anni. Ripeto, bisogna tenere questi disperati nei Paesi d’origine”.

“La vita è sacra e per salvarla bisogna evitare che salgano sulle carrette del mare. Da ministro farò di tutto lavorando con quei governi, per evitare le partenze di quei disperati che pensano che c’è l’oro in Italia. Non c’è lavoro per gli italiani”.

Ma la dichiarazioni di oggi non solo le uniche rilasciate da Salvini in tema di immigrazione. Prima di recarsi in Sicilia, il nuovo ministro degli Interni ha parlato in un  comizio a Vicenza.

“Per gli immigrati clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare”.

Salvino ha assicurato che il governo taglierà le risorse per accoglienza migranti.

“Mi sono confrontato con il presidente del Consiglio e ho chiesto di dare particolare attenzione a quei 5 miliardi” per le spese dell’accoglienza.

Duri anche i toni nei confronti delle Ong. “Stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vicescafista deve attraccare nei porti italiani”.

“Già da domani sentirò i ministri degli Interni europei con cui voglio collaborare e andrò in Sicilia: voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro”.

Alle parole di Matteo Salvini ha risposto lo scrittore Roberto Saviano: “Invitare il ministro Salvini ad avere maggiore educazione e capacità di comprensione sembra impresa inutile”.

Nel suo videomessaggio, lo scrittore si è rivolto anche ai rappresentanti delle istituzioni. “Disobbedite a questo ministro dell’Interno, quest’uomo vuole fare annegare le persone. Salvini non ha risposte sull’immigrazione, ma solo generica repressione”.

“Utilizzeremo tutti gli strumenti della democrazia per fermare queste fanfaronate, per fermare tutta la violenza di Matteo Salvini”, continua Saviano.

Il leader della Lega ha fatto sapere che ha intenzione di querelare lo scrittore.

“Il signor Saviano ha vinto una bella querela, non dal Salvini ministro ma dal Salvini papà!”, ha scritto su Twitter.

Nemmeno le coop e le associazioni che gestiscono i centri di accoglienza sono state risparmiate dai commenti critici del nuovo ministro. “Lo Stato sopporta il costo per ogni richiedente asilo più alto d’Europa e ha i tempi di rimpatrio più lunghi. Se ridurremo il costo per ogni singolo ospite vediamo quanti centri accoglieranno altri immigrati per generosità e quanti, solo perché privati dei quattrini, faranno un passo indietro”.

Commentando la sparatoria avvenuta in Calabria e che ha provocato la morte di un migrante, Salvini ha commentato così: “Non è mai la violenza a risolvere alcuni tipi di problemi. Voglio lavorare affinché siano rispettate le leggi o per cambiare le leggi che premiano i delinquenti e puniscono le persone per bene”.

Nella giornata di oggi, inoltre, è stato diffuso in rete un video in cui Salvini ha attaccato il sindaco di Riace, una città della Calabria, criticando il  sistema di accoglienza dei rifugiati utilizzato dal primo cittadino Mimmo Lucano.

“Non sono ancora venuto nella Locride ma ci arriverò, non voglio fare promesse alla Renzi. Presto o tardi, meglio presto che tardi ci vedremo”.

“Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Zero, è zero”, ha detto Salvini.

Le parole di Matteo Salvini, purtroppo, non sorprendono più di tanto. Il nuovo ministro dell’Interno aveva già fatto sapere che tra le sue priorità ci sono il superamento del regolamento di Dublino e l’espulsione degli immigrati irregolari.

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