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Istituto Cattaneo: “Il contratto di governo è più vicino alle posizioni del M5s che a quelle della Lega”

Immagine di copertina
Salvini e Di Maio, con le rispettive delegazioni, al tavolo delle trattative per il contratto di governo

Un report dell'istituto bolognese afferma anche che il governo giallo-verde "non sarebbe quello più a destra nella storia della Repubblica"

“Il governo M5s-Lega non è quello più a destra nella storia della Repubblica”. Lo scrive l’Istituto Cattaneo, che in un report ha analizzato tutte le proposte contenute nel documento che ha sancito l’intesa politica tra leghisti e pentastellati.

S&D

Secondo quanto riportato dai ricercatori dell’istituto di Bologna, nella partita per redigere il contratto di governo entrambi i partiti hanno dovuto fare diverse concessioni sui loro temi-bandiera, nell’ottica di trovare un compromesso.

La Lega, ad esempio, ha dovuto smussare le sue posizioni euroscettiche: “Si assiste ad un modesto, ma significativo spostamento nelle posizioni dei partiti […] Rispetto ai loro programmi elettorali caratterizzati da una forte impostazione euroscettica, il contratto di governo diluisce e modera i toni di più acceso euroscetticismo“.

Ciò sembra evidenziare, secondo l’istituto, “una vittoria del M5s sulla Lega”, poiché il Movimento ormai da tempo ha sposato una linea meno dura e più costruttiva nei confronti dell’Europa.

I pentastellati, dal canto loro, devono cedere qualcosa su alcuni temi legati ai diritti civili, presenti nel loro programma di governo ma assenti nel contratto stipulato col Carroccio.

Nel complesso, secondo l’istituto Cattaneo, il programma messo a punto dai due partiti può essere definito “socio-securitario”, poiché pone grande attenzione ai temi del welfare e della sicurezza.

“L’esito finale sintetizzato nel contratto stipulato da Lega e M5s – si legge nel report – è quello di un (eventuale) governo dal programma socio-securitario, che concentra la propria azione soprattutto sulle tematiche socio-economiche più rilevanti per i rispettivi elettorati (reddito di cittadinanza, riforma pensionistica, flat tax) e sui temi della sicurezza, dell’ordine pubblico e del controllo dei flussi migratori”.

Il programma, valutando il peso di ciascuna proposta, è comunque “molto più vicino alle posizioni del M5s che a quelle della Lega“.

Sarebbero dunque i pentastellati a uscire “vincitori” dal tavolo delle trattative. Una sensazione rafforzata dal fatto che Giuseppe Conte, il premier indicato da Salvini e Di Maio e appena incaricato dal presidente della Repubblica, era nella lista dei ministri presentata dal M5s prima delle elezioni del 4 marzo.

Per quanto riguarda la collocazione politica dell’esecutivo, l’istituto Cattaneo sottolinea che non si tratta del governo più a destra nella storia della Repubblica (precedenti report dell’istituto di Bologna avevano individuato nel governo Berlusconi del 2001 quello più a destra, e in quello di Prodi del 2006 il più a sinistra).

“[Il governo M5s-Lega] si colloca in una posizione intermedia nelle oscillazioni fra centro-destra e centro-sinistra dell’ultimo decennio. Questo non significa negare l’eccezionalità di un governo composto da partiti anti-establishment. Se si vuole evidenziare il suo tratto ‘eccezionale’, però, non è alla componente ideologico-programmatica che si deve prestare attenzione, ma alla natura non tradizione dei partiti che aspirano ad andare al governo”, rileva l’istituto.

Per quanto riguarda l’analisi delle singole proposte, l’istituto Cattaneo segnala come quelle definite in maniera più concreta nel contratto di governo riguardino i temi della sicurezza e dell’immigrazione.

Viceversa, le proposte più vaghe sono quelle su welfare, istruzione, politica estera e lavoro.

Confrontando il contratto di governo con i programmi presentati dai due partiti prima delle elezioni, viene poi fuori che la parte sulla sicurezza occupava il 40 per cento del programma leghista, mentre scende al 16 in quello congiunto.

Al contrario, welfare e istruzione coprivano il 13 per cento del programma leghista e il 20 di quello pentastellato. Nel contratto di governo, la percentuale sale al 27 per cento.

Leggi anche: Mattarella ha conferito l’incarico a Giuseppe Conte, cosa succede adesso

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