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Home » Politica

Contratto di governo alla tedesca: com’è andata in Germania

Immagine di copertina
Angela Merkel e Martin Schulz sono stati i protagonisti dell'ultimo accordo di governo tedesco. Credit. Afp

M5s e Lega hanno preso a modello l'accordo stipulato in Germania tra Cdu-Csu e Spd: ecco come i due partiti tedeschi sono arrivati all'intesa

Il Movimento Cinque Stelle e la Lega stanno cercando di definire un contratto di governo “alla tedesca” per dar vita a un esecutivo di coalizione (qui tutti gli aggiornamenti in tempo reale).

Il modello di riferimento è l’accordo stipulato in Germania tra Cdu-Csu (Unione cristiano democratica e Unione cristiano-sociale di Baviera) e il Partito socialdemocratico (Spd).

Sulla base di questo accordo è nato il quarto governo guidato dalla cancelliera Angela Merkel.

Cos’è il contratto di governo alla tedesca

Il contratto di governo alla tedesca è un accordo tra due o più forze politiche che definiscono insieme alcuni punti programmatici sulla base dei quali dar vita a un governo di coalizione.

Vi si fa ricorso solitamente quando dalle elezioni non emerge una maggioranza ben definita in grado di sostenere il peso dell’esecutivo.

La denominazione deriva dal fatto che questa pratica è in uso in Germania da diversi decenni.

Alcuni fanno risalire il primo esempio di contratto di governo al 1957, altri al 1961.

In Italia, dopo le elezioni del 4 marzo, il Movimento Cinque Stelle si è rivolto ad alcune delle altre forze politiche, chiedendo di scrivere insieme un contratto di governo alla tedesca.

Come siamo arrivati fin qui

Il 4 aprile 2018, esattamente un mese dopo le elezioni politiche, il leader del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha pubblicato un articolo sul blog delle Stelle in cui proponeva un contratto di governo sulla base del modello tedesco.

“Proponiamo un contratto di governo come quello che viene sottoscritto dalle principali forze politiche in Germania dal 1961”, ha scritto Di Maio.

“Un contratto in cui scriviamo nero su bianco, punto per punto, quello che vogliamo fare, dove si spiega per filo e per segno come si vogliono fare le cose e in quanto tempo. Dentro si inseriscono tutti i dettagli delle cose che si devono fare, si firma davanti agli italiani e poi si realizza”, ha spiegato.

In altre parole, il leader pentastellato ha invitato le altre forze politiche a sedersi attorno a un tavolo per definire alcuni punti sulla base dei quali dar vita insieme a un governo di coalizione.

Dalle elezioni del 4 marzo non è emersa una maggioranza parlamentare in grado di sostenere il peso dell’esecutivo. L’unica alternativa al ritorno alle urne è rappresentata da un accordo tra i partiti che si sono fronteggiati in campagna elettorale.

Di Maio ha rivolto l’invito a trattare in particolare a due partiti, in alternativa l’uno con l’altro: la Lega e il Partito democratico.

Il capo politico dei Cinque Stelle ha ribadito la sua posizione il 5 aprile 2018 davanti ai giornalisti al Quirinale, dopo il primo giro di consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

In una prima fase la Lega ha rifiutato l’invito, non volendo rompere l’alleanza di centrodestra con Forza Italia, partito fortemente osteggiato da M5S.

Anche il Partito democratico, seppur lacerato dalle divisioni interne, ha respinto la proposta di Di Maio.

Lo scenario è cambiato il 9 maggio, dopo l’ennesimo giro di consultazioni al Quirinale, al termine del quale il presidente Mattarella aveva detto che, in mancanza di accordo tra le forze politiche, avrebbe provveduto a dar vita a un governo neutrale.

Di fronte all’ultimatum del capo dello Stato, Forza Italia ha annunciato il proprio passo di lato lasciando la Lega libera di trattare con il Movimento Cinque Stelle.

A questo punto è iniziato il confronto tra le delegazioni dei due partiti, inclusi i due leader Di Maio e Matteo Salvini.

A partire dal 10 maggio M5S e Lega stanno cercando di definire un contratto di governo.

Il 15 maggio Di Maio ha risposto alle critiche sulle presunte lungaggini nella definizione dell’accordo, sottolineando che in Germania i partiti hanno impiegato sei mesi prima di stipulare il loro contratto di governo.

Com’è andata in Germania

In Germania sono passati quasi sei mesi tra le elezioni e la definizione del contratto di governo.

Le votazioni si sono tenute il 24 settembre 2017, mentre il contratto di governo è stato approvato in via definitiva il 12 marzo 2018.

Il nuovo esecutivo è retto da una maggioranza variegata, che mette insieme l’alleanza di centrodestra Cdu-Csu e il Partito socialdemocratico (Spd).

Tuttavia lo scenario emerso dopo il voto aveva fatto pensare a una soluzione diversa.

Alle elezioni l’alleanza Cdu-Csu, che sosteneva Merkel, ha raccolto il 33 per cento dei consensi, vedendo ridotta di 65 seggi la propria rappresentanza parlamentare.

Negativa anche la performance dell’Spd, che ha ottenuto il 20,5 per cento dei consensi, il minimo storico dal dopoguerra.

Grande successo ha riscosso il partito di estrema destra ed euroscettico dell’Alternative für Deutschland (AfD), che si è affermato come terza forza a livello nazionale, con quasi il 13 per cento dei voti.

I liberali della Fpd ha raccolto invece il 10,8 per cento dei voti, il partito di sinistra Linke ha ottenuto il 9,2 per cento i verdi del partito Grunen si sono fermati all’8,9 per cento.

Dopo il voto sono partite le trattative per dar vita a un governo di coalizione cosiddetto “Giamaica”, dai colori delle forze che lo avrebbero dovuto sostenere: il nero di Cdu-Csu, il giallo della Fpd e il verde di Grunen.

L’ipotesi è durata circa due mesi. A novembre il tavolo è stato rotto dai liberali.

Meglio non governare affatto che governare male”, ha detto il leader della Fdp, Christian Lindner.

Ne è seguita una lunga fase di incertezza, che ha reso più che mai concreto il rischio per i tedeschi di dover tornare alle urne.

Nelle prime settimane del 2018 si è fatta sempre più concreta l’ipotesi un governo appoggiato da Cdu-Csu e Spd, coalizione che già aveva retto il potere tra il 2005 e il 2009 e tra il 2013 e il 2017, in entrambi i casi con la carica di cancelliere affidata ad Angela Merkel.

Nella notte tra l’11 e il 12 gennaio i due partiti hanno raggiunto un accordo sulla base di alcuni punti.

Ecco i punti centrali delle ventotto pagine dell’intesa:

  • Limiti agli ingressi dei migranti: massimo 220mila ingressi all’anno e 1.000 ricongiungimenti familiari al mese;
  • Nessun aumento dell’aliquota massima di imposta;
  • Riforma dell’assicurazione sanitaria: contributi divisi in modo uguale tra datore di lavoro e lavoratori;
  • Pensioni stabili, nessun cambiamento fino al 2025;
  • Riduzione del glifosfato;
  • Rafforzamento Unione europea ed Eurozona.

Il contratto di governo è stato approvato il 4 marzo dagli iscritti dell’Spd.

Dieci giorni dopo si è insediato il nuovo governo.

Nel nuovo esecutivo, guidato da Merkel, ci sono nove ministri della Cdu-Csu e sei dell’Spd.

Ai socialdemocratici sono andate deleghe di primaria importanza, come Finanze, Esteri, Lavoro e Giustizia.

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