Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:05
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Viaggio nell’Iraq che rimpiange Saddam, dove dominano malcontento e rassegnazione

Immagine di copertina

Alle elezioni del 12 maggio l'astensione toccherà il 75 per cento. Qualcuno ha scritto sulle schede, annullando di fatto il voto: “Saddam, grazie: noi ti amiamo”. Il reportage sul campo di Laura Silvia Battaglia per TPI

C’è attesa per i risultati delle elezioni politiche irachene, previsti per stasera alle 18, e già i sondaggi pre-spoglio danno per possibile vincitore Nuri al Maliki, ex premier prima di al-Abadi e figura di rilievo della coalizione sciita.

Si preannuncia un ritorno al recente passato dunque, per il paese, ma a decidere il risultato, qualsiasi esso possa essere, è stato solo il 25 per cento della popolazione.

Perché l’astensionismo è stato il maggiore protagonista di queste elezioni insieme al voto elettronico, sistema scelto per riconoscere l’identità dei votanti ed evitare brogli elettorali.

Mousa, un uomo di 60 anni, nato a Falluja ma che vive a Baghdad da 30 anni, non è molto convinto dell’innovazione. Davanti al seggio elettorale di Karrada, dopo il voto, ci dice: “Voglio sperare che questo sistema serva ma questo paese è troppo corrotto: chi vuole ingannare gli iracheni troverà altre vie”.

Di fatto, il candidato Salman Al-Juaili, che aveva creato un partito ad hoc, tra i 50 e più in lista, è stato estromesso l’ultimo giorno perché accusato di corruzione e voto di scambio. Le intercettazioni telefoniche pubblicate su tutti i media lo sorprendevano mentre offriva denaro in cambio di voti.

Ma Mousa non è il solo a pensarla così: il malcontento e la rassegnazione sono un comune denominatore che attraversa tutte le classi sociali, con una certa spinta verso la rabbia da parte delle giovani generazioni.

Hammoudi che nella vita fa il parrucchiere ma è un attivista anche per i diritti delle minoranze e di genere, e che ha vissuto in Europa per un certo tempo, è critico oltre ogni immaginazione: “Se alcuni anziani, specie a Baghdad, rimpiangono Saddam, è perché la dittatura quantomeno garantiva sicurezza e stabilità; io e quelli come me abbiamo sempre creduto nella democrazia e continuiamo a crederci”.

“Siamo arrivati a dire che era meglio quando c’erano gli americani. Stiamo costruendo una democrazia? Bene, la vogliamo. Ma chi ci governa, come prima cosa, deve mettersi al servizio del popolo e non approfittare della sua posizione per avere privilegi che noi ci sogniamo”.

In Iraq, il 50 per cento della popolazione è senza un impiego e tra i giovani la percentuale sfiora l’80 per cento. In più, la guerra contro Isis in diverse regioni del paese ha fiaccato gli investimenti esteri, soprattutto al Nord, se si escludono quelli da Libano e Iran, sempre particolarmente inclini a fornire un sostegno, economico e politico, alla maggioranza sciita in parlamento e nel business.

Ma per un giovane come Hammoudi, che si impegna e rischia anche di persona nella politica dal basso, ce ne sono parecchi che guardano solo al benefit economico. A Baghdad, nell’arco di quattro anni, sono sorti cinque centri commerciali e un parco divertimenti.

Di notte, soprattutto il giovedì, la movida è di casa nei quartieri di Jadrya e Mansour.

Takua, commessa in una delle profumerie più in del centro commerciale di Mansour, lì dove durante l’occupazione americana ci fu la più grande mattanza di contractors della Black Water, poi rivendicata dal gruppo sciita estremista dei sadristi, è preoccupata solo dei vantaggi: “Per me in questi anni non è cambiato niente: non sono più ricca. Vorrei diventarlo e comprare tutto quel che desidero”.

Alla domanda su cosa faccia per garantirsi questa possibilità non sa dare una risposta: “Non ho mai fatto parte di movimenti della società civile, non so cosa siano. Perché dovrei darmi da fare? Deve pensarci chi ci governa”.

Non sorprende dunque che, nel mercato facile dei diritti desiderati, gli anziani nostalgici maledicano la democrazia e che, nello spoglio elettorale, qualcuno abbia scritto sulle schede annullando, di fatto, il voto: “Saddam, grazie: noi ti amiamo”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran: colpita una base militare a Isfahan. Media: “Teheran non pianifica una ritorsione immediata”. Blinken: "Usa non coinvolti"
Esteri / Germania, arrestate due spie russe che preparavano sabotaggi
Esteri / Brasile, porta il cadavere dello zio in banca per fargli firmare un prestito: arrestata
Ti potrebbe interessare
Esteri / Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran: colpita una base militare a Isfahan. Media: “Teheran non pianifica una ritorsione immediata”. Blinken: "Usa non coinvolti"
Esteri / Germania, arrestate due spie russe che preparavano sabotaggi
Esteri / Brasile, porta il cadavere dello zio in banca per fargli firmare un prestito: arrestata
Esteri / Michel: “Iran è una minaccia non solo per Israele, va isolato”. Teheran: “Potremmo rivedere la nostra dottrina nucleare di fronte alle minacce di Israele”
Esteri / La scrittrice Sophie Kinsella: “Ho un cancro al cervello, sto facendo chemioterapia”
Esteri / Serie di attacchi di Hezbollah al Nord di Israele: 18 feriti. Tajani: “G7 al lavoro per sanzioni contro l’Iran”. Netanyahu: “Israele farà tutto il necessario per difendersi”
Esteri / Copenaghen, distrutto dalle fiamme gran parte dell’edificio della Borsa | VIDEO
Esteri / L’Iran minaccia l’uso di un’arma “mai usata prima”. L’Onu: “Sono 10mila le donne uccise a Gaza dall’inizio della guerra, 19 mila gli orfani”
Esteri / Stati Uniti, Trump: “Il mio processo è un attacco all’America”
Esteri / Iran a Onu invoca il diritto all’autodifesa. Macron: “Risposta sproporzionata. Isolare Teheran e aumentare le sanzioni”. Media: "Israele risponderà all’Iran, ma senza scatenare una guerra regionale"