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Home » Esteri

Cos’è il “Punisci un musulmano Day” e cosa c’entra col caso della ragazza italo-egiziana picchiata a morte a Nottingham

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Un volantino contenente un invito a picchiare e uccidere i musulmani del Regno Unito è stato inviato a diversi cittadini britannici. I tassi dei crimini d'odio razziale sono cresciuti esponenzialmente e sono lo sfondo nel quale si è consumato l'omicidio di Mariam Moustafa

Dal weekend del 10 marzo, cittadini e politici del Regno Unito hanno cominciato a ricevere delle particolari lettere che esortano le persone a compiere atti di violenza e razzismo nei confronti dei musulmani durante un giorno stabilito: il 3 aprile.

La missiva è stata ricevuta dai cittadini di Bradford, Leicester, Londra, Cardiff e Sheffield con l’intestazione: “Punish a muslim Day”.

Il “Punish a muslim day”, ossia il giorno del “Punisci un musulmano”, si basa, secondo quanto si legge nella lettera, su un gioco a punti che vengono assegnati per determinati atti di violenza: 25 punti se si riesce a togliere il velo a una ragazza musulmana, 100 se se ne picchia uno, 500 punti per l’omicidio di un musulmano, e 2.500 se si bombarda la Mecca.

In preparazione a questa giornata, diversi messaggi di cautela sono stati diffusi all’interno della comunità musulmana invitando le donne ad evitare di andare a prendere i bambini all’uscita di scuola.

Altri avvertimenti riguardano tutti i musulmani: come chiudersi a chiave in casa, camminare in spazi aperti e si muoversi in gruppo.

Uno dei messaggi divenuto virale su WhatsApp recita: “Sorelle, siete avvisate che il 3 aprile hanno indetto una giornata di punizione nazionale contro i musulmani, non andate in giro!”

“Questo non è uno scherzo, c’è un piano con uno schema di punizioni e punti. Le punizioni includono togliere l’hijab, picchiare e persino lanciare acido. Che Allah protegga tutti noi.”

La polizia anti-terrorismo ha avviato un’indagine per risalire agli autori delle lettere, mentre le comunità musulmane nel Regno Unito – alcune delle quali lo scorso anno avevano ricevuto missive simili – sono state esortate a restare vigili.

“Sei una pecora come la stragrande maggioranza della popolazione?”– si legge nella lettera – “Le pecore seguono gli ordini e sono facilmente indirizzabili. Si sta permettendo alle nazioni a maggioranza bianca dell’Europa e del nord America di essere invase da coloro che non vorrebbero altro che farci del male e trasformare le nostre democrazie in stati di polizia a guida di sharia”.

Almeno tre lotti contenenti le stesse missive sono stati aperti il 12 e 13 marzo negli uffici del Whitehall Palace, dove si riunisce il parlamento britannico, da alcuni funzionari che per precauzione sono stati ricoverati negli ospedali di zona, dopo aver risontrato la presenza di materiale irritante all’interno delle lettere.

Anche Sajid Javid, segretario per gli alloggi, le comunità e il governo locale nel gabinetto del Primo Ministro Theresa May, nonché figlio di immigrati pakistani, ha ricevuto la stessa lettera postandola su Twitter.

Mercoledì 14 marzo, durante una seduta del Parlamento, Theresa May ha denunciato ciò che ha definito come un “comportamento inaccettabile e aberrante, che non ha alcun posto nella nostra società”.

Nonostante l’universale condanna da parte delle forze politiche britanniche, i dati dei crimini a sfondo razziale commessi nel Regno Unito sono preoccupanti: solo nel 2017 l’incremento registrato è pari al 40 per cento. La polizia ritiene che il livello sia ancora maggiore.

Secondo il governo britannico, dal 2013 al 2017, i crimini motivati da odio razziale sono quasi raddoppiati sia nel Regno Unito che nel Galles, e quelli motivati ​​dall’odio religioso sono quasi quadruplicati.

Le organizzazioni che monitorano i gruppi estremisti affermano che in particolare è aumentata la violenza di estrema destra.

Questo è il contesto sociale e culturale all’interno del quale si inserisce la morte di Mariam Moustafa, la ragazza italo-egiziana aggredita da una baBy-gang a Nottingham e deceduta lo scorso 14 marzo dopo alcune settimane di coma.

Ciò che è accaduto a Mariam è il campanello di allarme di un generale stato di odio che si sta diffondendo pericolosamente nel Regno Unito e che comincia a produrre i suoi effetti sui cittadini stranieri residenti nel paese o sui britannici di fede islamica che discendono da genitori stranieri.

Alcuni mesi fa delle ragazze avevano già aggredito Mariam, rompendole la gamba e picchiando anche la sorella più piccola, Mallak, di 15 anni, secondo quando ha raccontato la madre, la quale ha accusato la polizia di non aver fatto abbastanza per impedire una seconda aggressione, quella fatale.

Tra i racconti della donna anche l’episodio secondo cui una sera di una settimana fa erano state tirate delle uova contro la loro porta di casa.

Se l’ultima aggressione di cui la ragazza è stata vittima non può essere classificata come crimine d’odio, ma avrebbe motivazioni legate a futili motivi, le precedenti presentano i caratteri di violenza a sfondo razziale.

L’ipotesi che si possa trattare di aggressioni a sfondo razziale è sostenuta dal fatto che prima del pestaggio fosse stato usato il nomignolo “Black rose” nei suoi confronti.

Riferendo ciò che gli aveva raccontato Mariam dopo l’attacco, il padre della ragazza ha detto: “Era molto arrabbiata, non sapeva perché lo avessero fatto, non conosceva queste persone. Mi disse che queste persone le erano sono avvicinate chiamandola ‘Black Rose’ e lei ha detto ‘No, il mio nome è Mariam’. Subito dopo hanno iniziato a colpirla”.

Nel frattempo, la comunità musulmana residente nel Regno Unito ha espresso le proprie preoccupazioni rispetto a questo massiccio invio di lettere dal contenuto razzista.

“È angosciante il modo in cui la questione non viene affrontata con sufficiente attenzione, c’è bisogno di un’azione rigorosa immediata”. Hanno inoltre aggiunto che loro stessi e i loro figli si sentono insicuri ad uscire di casa.

Il vice capo della polizia del sul dello Yorkshire, Tim Forber, ha assicurato che le forze di polizia stanno lavorando alacremente: “Posso assicurarvi che questi documenti vengono presi molto sul serio e che è in corso un’indagine approfondita”. 

Mohammed Shafiq della Ramadan Foundation, una delle principali organizzazioni musulmane con sede nel Regno Unito, ha scritto su Twitter: “La polizia sta prendendo sul serio il volantino #PunishAMuslimDay ma è una così scarsa copertura sui media ad essere deludente”

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