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Chi sono i nuovi presidenti della Camera e del Senato?

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Il 24 marzo 2018 sono stati eletti i nuovi presidenti della Camera e del Senato

Sabato 24 marzo 2018, dopo un giorno di fumate nere, sono stati eletti i nuovi presidenti della Camera e del Senato. 

Roberto Fico del Movimento Cinque Stelle (M5S) è il nuovo presidente della Camera, eletto con 422 voti grazie all’appoggio del centrodestra.

Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia) è la nuova presidente del Senato, prima donna a rivestire questa carica.

Inizia così ufficialmente la XVIII legislatura, con  i nuovi deputati e senatori che hanno fatto il loro ingresso alla Camera e al Senato.

Profili: chi sono i nuovi presidenti della Camera e del Senato?

Maria Elisabetta Alberti Casellati, la nuova presidente del Senato. Chi è, da dove viene, cosa ha fatto? La senatrice di Forza Italia era stata eletta nel Consiglio superiore di magistratura nel 2014. Avvocato divorzista, è una berlusconiana della prima ora. Leggi il profilo completo

Roberto Fico, il nuovo presidente della Camera. Chi è, da dove viene, cosa ha fatto? Esponente dell’area oltranzista o ortodossa del Movimento Cinque Stelle è stato eletto presidente della Camera dei deputati con l’appoggio de centrodestra. Leggi il profilo completo

Chi saranno i nuovi presidenti di Camera e Senato?

L’elezione dei nuovi Presidenti di Camera e Senato arriva diciannove giorni dopo il 4 marzo, quando si sono tenute le elezioni politiche, che hanno visto trionfare la coalizione di centrodestra e il Movimento Cinque Stelle (qui abbiamo spiegato come funzionano le consultazioni).

Come sempre in questi casi, specialmente quando dalle urne non esce un vincitore chiaro, l’elezione della seconda e della terza carica dello stato delinea gli equilibri politici e funge da anticamera per la composizione del governo e della maggioranza parlamentare.

Le trattative prima dell’elezione di Fico e Alberti Casellati come presidente della Camera e del Senato

Come siamo arrivati fino a qui? I protagonisti delle trattative in corso nelle ultime settimane per l’elezione dei presidenti delle Camere sono la coalizione di centrodestra, guidata da Matteo Salvini, segretario della Lega, e il Movimento Cinque Stelle, guidato da Luigi Di Maio.

Nonostante le telefonate e le trattative tra i due leader, nella giornata del 22 marzo non si è ancora raggiunto un accordo sui nomi dei futuri presidenti, anche se sembra che la Camera sarà guidata da un esponente di M5S e il Senato da un esponente della coalizione di centrodestra.

Matteo Salvini nei giorni scorsi aveva dichiarato: “È molto chiaro quali sono le due forze politiche che hanno vinto e le elezioni, e di conseguenza non è difficile capire con chi ragioneremo per la presidenza della Camere”.

Mercoledì 21 marzo si è tenuto a Palazzo Grazioli il vertice della coalizione del centrodestra. Il leader della Lega Matteo Salvini, insieme a Silvio Berlusconi di Forza Italia e a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, ha accettato la condizione posta nelle ore precedenti dal Movimento Cinque Stelle, ovvero quella di avere un proprio esponente come presidente della Camera.

La coalizione di centrodestra ha inoltre avanzato il nome di Paolo Romani, attuale capogruppo di Forza Italia al Senato,per la presidenza di palazzo Madama.

Malan, contattato telefonicamente da TPI nel giorno della prima seduta del parlamento, dice che esiste certamente la possibilità che il nome di Paolo Romani, candidato della coalizione di centrodestra alla presidenza del Senato, venga mantenuto per ogni votazione (qui le maggioranze necessarie per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato).

In questo modo, Romani potrebbe essere eletto a partire dalla quarta votazione solo con i voti del centrodestra e con le eventuali schede bianche del Partito democratico o, più difficilmente, del Movimento Cinque Stelle, che ha respinto la candidatura del senatore di Forza Italia perché non accetta di votare un condannato (Romani ha una condanna in primo grado per peculato).

Un altro nome su cui si concentrano le attenzioni nelle ultime ore è quello di Anna Maria Bernini, esponente di Forza Italia ed ex ministra per le Politiche Europee nel governo Berlusconi.

I nomi che sono circolati sulla stampa come possibili candidati di M5S alla guida della Camera sono invece quelli di Roberto Fico e Riccardo Fraccaro.

Il presidente del Pd Matteo Orfini, in un intervento alla trasmissione televisiva “1/2 ora in più”, aveva dichiarato: “Mi pare legittimo un accordo tra Lega e Cinque Stelle per la presidenza delle Camere, visto che le elezioni le hanno vinte loro. Non mi sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada di nuovo a un rappresentante del Pd”.

Dopo le elezioni del 4 marzo sono state molte le ipotesi in campo. In un discorso tenuto martedì 13 febbraio nella sede del parlamento europeo a Strasburgo, il leader della Lega ha parzialmente corretto il tiro: “Ascolterò tutti: Grasso, Di Maio, Renzi, stasera incontrerò i miei alleati. Leggo di retroscena sui giornali ma non ho ancora sentito nessuno”.

Sul fronte dei Cinque Stelle, è stato Luigi Di Maio a rivendicare il diritto, per il suo partito, di avere un proprio esponente come presidente di una delle due Camere: “Noi per le individuazione delle presidenze delle Camere siamo aperti a tutte le forze ma chiaramente pretenderemo il riconoscimento del voto degli italiani che ci hanno indicato come prima forza del Paese”.

Nel centrodestra, tuttavia c’è chi, come Renato Brunetta, sembra pensarla diversamente.

Per Brunetta, infatti, dare la presidenza di una delle due Camere al Partito Democratico potrebbe essere decisivo per garantirsi un appoggio esterno dei dem: “Il centrodestra potrebbe anche dire ‘diamo una presidenza delle Camere al Partito democratico’ – ha detto Brunetta a Radio Anch’io – nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno ad un prossimo governo”.

Ipotesi al momento accolta freddamente dallo stesso Partito Democratico, che nella direzione nazionale di lunedì 12 febbraio, per bocca del neosegretario Maurizio Martina, ha chiuso all’ipotesi di far parte di maggioranze di governo.

Il presidente del Pd Matteo Orfini, in un intervento alla trasmissione televisiva “1/2 ora in più”, ha dichiarato: “Mi pare legittimo un accordo tra Lega e Cinque Stelle per la presidenza delle Camere, visto che le elezioni le hanno vinte loro. Non mi sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada di nuovo a un rappresentante del Pd”.

In questo contesto, quindi, quali esponenti politici hanno le maggiori probabilità di venire eletti come seconda e terza carica dello Stato?

I nomi in lizza per la presidenza del Senato

Per quanto riguarda palazzo Madama, fino a pochi giorni fa il nome più accreditato era quello di Roberto Calderoli, esponente di spicco della Lega e autore del Porcellum, la legge elettorale in vigore per oltre 10 anni prima di essere bocciata dalla Corte Costituzionale.

Nelle ultime ore, nel centrodestra sono salite le quotazioni di Paolo Romani, esponente di Forza Italia ed ex ministro dello Sviluppo economico.

Non è escluso però che il Movimento Cinque Stelle, rivendicando il risultato elettorale che lo ha visto affermarsi come primo partito, possa rivendicare per sé la seconda carica dello stato.

In questo caso, a salire sullo scranno più alto di palazzo Madama potrebbe essere Danilo Toninelli.

Nello scenario prefigurato da Brunetta, invece, con una presidenza affidata alla coalizione di centrosinistra, l’unica candidata che sembra avere delle chance è Emma Bonino.

I nomi in lizza per la presidenza della Camera

Sempre nell’ottica di un accordo tra Lega e Movimento Cinque Stelle, se al Senato andasse un esponente pentastellato, alla Camera il nome più accreditato è quello di Giancarlo Giorgietti, vicesegretario del Carroccio.

Nell’altro scenario invece, con un leghista a palazzo Madama, a Montecitorio potrebbe toccare al grillino Roberto Fico, che nella scorsa legislatura ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione di Vigilanza Rai.

L’alternativa a Fico, tra i Cinque Stelle, sembra essere Emilio Carelli, ex direttore di Sky Tg 24 e per oltre 20 anni giornalista di punta delle reti Mediaset. Carelli, proprio per la sua passata vicinanza al mondo di Silvio Berlusconi, potrebbe essere particolarmente adatto a fare da “pontiere” tra i Cinque Stelle e il centrodestra.

Per il centrosinistra, si fa il nome di Dario Franceschini, attuale ministro dei Beni e delle attività culturali, ma una sua elezione al momento sembra improbabile.

Come si elegge il presidente del Senato

Per l’elezione del presidente del Senato è necessario raggiungere la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea (161 voti) nei primi due scrutini. Dal terzo scrutinio, è sufficiente la maggioranza dei presenti.

Se nemmeno in questo caso un candidato ottiene i voti necessari, si passa al ballottaggio tra i due nomi che hanno ottenuto più preferenze nel precedente scrutinio.

In caso di parità, viene eletto il più anziano dei candidati.

Come si elegge il presidente della Camera

Per l’elezione del presidente della Camera, nel primo scrutinio occorre raggiungere la maggioranza dei due terzi dei componenti dell’assemblea.

Nel secondo e nel terzo scrutinio servono i due terzi dei presenti. Dal quarto scrutinio vale la maggioranza assoluta (316 voti). Non è prevista una soglia inferiore a questa, motivo per cui, a Montecitorio, sarà necessario trovare un accordo tra i partiti.

Alla luce dei due diversi sistemi elettorali, è molto probabile che il presidente del Senato verrà eletto prima di quello della Camera.

Leggi anche: La lista completa dei ministri del Governo Movimento 5 Stelle

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