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Home » Spettacoli

Cosa hanno scritto le attrici italiane nella lettera sulle molestie nel mondo dello spettacolo

Immagine di copertina
Credit: cast Perfetti Sconosciuti

Dopo #MeToo e Time's Up, è arrivata in Italia la protesta. Si chiama Dissenso comune ed è una lettera firmata da 124 attrici. "Noi non puntiamo il dito solo contro un singolo “molestatore”. Noi contestiamo l’intero sistema", hanno detto

Da ottobre 2017, periodo in cui nel mondo ha fatto scalpore il caso Weinstein, il discorso centrale attorno a cui gira tutto il sistema cinematografico statunitense, ma anche mondiale, è quello delle molestie e violenze sessuali sulle donne, in un ambito in cui tutto il potere appartiene agli uomini, e di cui spesso abusano.

Leggi anche: Quella notte in cui Harvey Weinstein provò a molestarmi nella sua suite di Cannes

Nei paesi di tutto il mondo sono sorti movimenti femministi che richiedono a gran voce l’uguaglianza di genere.

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A partire dalla nascita del collettivo #MeToo e dalle manifestazioni che si sono svolte nelle piazze delle città, per arrivare alla creazione del movimento Time’s Up e alla decisione delle attrici statunitensi di lanciare un messaggio forte e chiaro durante la serata dei Golden Globe del 7 gennaio 2018.

Leggi anche: L’emozionante discorso di Oprah Winfrey durante i Golden Globe

Ora, è arrivato il momento di esporsi anche per le attrici italiane che, dopo mesi di silenzio, si sono riunite per firmare una lettera intitolata Dissenso comune.

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La lettera

DISSENSO COMUNE

Dalle donne dello spettacolo a tutte le donne. Unite per una riscrittura degli spazi di lavoro e per una società che rifletta un  nuovo equilibrio tra donne e uomini.

Da qualche mese a questa parte, a partire dal caso Weinstein, in molti paesi le attrici, le operatrici dello spettacolo hanno preso parola e hanno iniziato a rivelare una verità così ordinaria da essere agghiacciante.

Questo documento non è solo un atto di solidarietà nei confronti di tutte le attrici che hanno avuto il coraggio di parlare in Italia e che per questo sono state attaccate, vessate, querelate, ma un atto dovuto di testimonianza.

Noi vi ringraziamo perché sappiamo che quello che ognuna di voi dice è vero e lo sappiamo perché è successo a tutte noi con modi e forme diverse.

Noi vi sosteniamo e sosterremo in futuro voi e quante sceglieranno di raccontare la loro esperienza.

Quando si parla di molestie quello che si tenta di fare è, in primo luogo, circoscrivere il problema a un singolo molestatore che viene patologizzato e funge da capro espiatorio.

Si crea una momentanea ondata di sdegno che riguarda un singolo regista, produttore, magistrato, medico, un singolo uomo di potere insomma.

Non appena l’ondata di sdegno si placa, il buonsenso comune inizia a interrogarsi sulla veridicità di quanto hanno detto le “molestate” e inizia a farsi delle domande su chi siano, come si comportino, che interesse le abbia portate a parlare.

Il buon senso comune inizia a interrogarsi sul libero e sano gioco della seduzione e sui chiari meriti artistici, professionali o commerciali del molestatore che alla lunga verrà reinserito nel sistema.

Così facendo questa macchina della rimozione vorrebbe zittirci e farci pensare due volte prima di aprire bocca, specialmente se certe cose sono accadute in passato e quindi non valgono più.

Insomma, che non si perda altro tempo a domandarci della veridicità delle parole delle molestate: mettiamole subito in galera, se non in galera al confino, se non al confino in convento, se non in convento almeno teniamole chiuse in casa.

Questo e solo questo le farà smettere di parlare! Ma parlare è svelare come la molestia sessuale sia riprodotta da un’istituzione.

Come questa diventi cultura, buonsenso, un insieme di pratiche che noi dovremmo accettare perché questo è il modo in cui le cose sono sempre state, e sempre saranno.

La scelta davanti alla quale ogni donna è posta sul luogo di lavoro è: “Abituati o esci dal sistema”.

Non è la gogna mediatica che ci interessa. Il nostro non è e non sarà mai un discorso moralista.

La molestia sessuale non ha niente a che fare con il “gioco della seduzione”. Noi conosciamo il nostro piacere, il confine tra desiderio e abuso, libertà e violenza.

Perché il cinema? Perché le attrici? Per due ragioni.

La prima è che il corpo dell’attrice è un corpo che incarna il desiderio collettivo, e poiché in questo sistema il desiderio collettivo è il desiderio maschile, il buonsenso comune vede in loro creature narcisiste, volubili e vanesie, disposte a usare il loro corpo come merce di scambio pur di apparire.

Le attrici in quanto corpi pubblicamente esposti smascherano un sistema che va oltre il nostro specifico mondo ma riguarda tutte le donne negli spazi di lavoro e non.

La seconda ragione per cui questo atto di accusa parte dalle attrici è perché loro hanno la forza di poter parlare, la loro visibilità è la nostra cassa di risonanza.

Le attrici hanno il merito e il dovere di farsi portavoce di questa battaglia per tutte quelle donne che vivono la medesima condizione sui posti di lavoro la cui parola non ha la stessa voce o forza.

La molestia sessuale è fenomeno trasversale. È sistema appunto.

È parte di un assetto sotto gli occhi di tutti, quello che contempla l’assoluta maggioranza maschile nei luoghi di potere, la differenza di compenso a parità di incarico, la sessualizzazione costante e permanente degli spazi lavorativi.

La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro rende le donne, tutte le donne, a rischio di molestia poiché sottoposte sempre a un implicito ricatto.

Succede alla segretaria, all’operaia, all’immigrata, alla studentessa, alla specializzanda, alla collaboratrice domestica. Succede a tutte.

Nominare la molestia sessuale come un sistema, e non come la patologia di un singolo, significa minacciare la reputazione di questa cultura.

Noi non siamo le vittime di questo sistema ma siamo quelle che adesso hanno la forza per smascherarlo e ribaltarlo.

Noi non puntiamo il dito solo contro un singolo “molestatore”. Noi contestiamo l’intero sistema.

Questo è il tempo in cui noi abbiamo smesso di avere paura.

1.     Alessandra Acciai
2.    Elisa Amoruso
3.    Francesca Andreoli
4.    Michela Andreozzi
5.    Ambra Angiolini
6.    Alessia Barela
7.    Chiara Barzini
8.    Valentina Bellè
9.    Sonia Bergamasco
10.    Ilaria Bernardini
11.    Giulia Bevilacqua
12.    Nicoletta Billi
13.    Laura Bispuri
14.    Barbora Bobulova
15.    Anna Bonaiuto
16.    Donatella Botti
17.    Laura Buffoni
18.    Giulia Calenda
19.    Francesca Calvelli
20.    Maria Pia Calzone
21.    Antonella Cannarozzi
22.    Cristiana Capotondi
23.    Anita Caprioli
24.    Valentina Carnelutti
25.    Sara Casani
26.    Manuela Cavallari
27.    Michela Cescon
28.    Carlotta Cerquetti
29.    Valentina Cervi
30.    Cristina Comencini
31.    Francesca Comencini
32.    Paola Cortellesi
33.    Geppi Cucciari
34.    Francesca D’Aloja
35.    Caterina D’Amico
36.    Piera De Tassis
37.    Cecilia Dazzi
38.    Matilda De angelis
39.    Orsetta De Rossi
40.    Cristina Donadio
41.    Marta Donzelli
42.    Ginevra Elkann
43.    Esther Elisha
44.    Nicoletta Ercole
45.    Tea Falco
46.    Giorgia Farina
47.    Sarah Felberbaum
48.    Isabella Ferrari
49.    Anna Ferzetti
50.    Francesca Figus
51.    Camilla Filippi
52.    Liliana Fiorelli
53.    Anna Foglietta
54.    Iaia Forte
55.    Ilaria Fraioli
56.    Elisa Fuksas
57.    Valeria Golino
58.    Lucrezia Guidone
59.    Sabrina Impacciatore
60.    Lorenza Indovina
61.    Wilma Labate
62.    Rosabell Laurenti
63.    Antonella Lattanzi
64.    Doriana Leondeff
65.    Miriam Leone
66.    Carolina Levi
67.    Francesca Lo Schiavo
68.    Valentina Lodovini
69.    Ivana Lotito
70.    Federica Lucisano
71.    Gloria Malatesta
72.    Francesca Manieri
73.    Francesca Marciano
74.    Alina Marazzi
75.    Cristiana Massaro
76.    Lucia Mascino
77.    Giovanna Mezzogiorno
78.    Paola Minaccioni
79.    Laura Muccino
80.    Laura Muscardin
81.    Olivia Musini
82.    Carlotta Natoli
83.    Anna Negri
84.    Camilla Nesbitt
85.    Susanna Nicchiarelli
86.    Laura Paolucci
87.    Valeria Parrella
88.    Camilla Paternò
89.    Valentina Pedicini
90.    Gabriella Pescucci
91.    Vanessa Picciarelli
92.    Federica Pontremoli
93.    Benedetta Porcaroli
94.    Daniela Piperno
95.    Vittoria Puccini
96.    Ondina Quadri
97.    Costanza Quatriglio
98.    Isabella Ragonese
99.    Monica Rametta
100.    Paola Randi
101.    Maddalena Ravagli
102.    Rita Rognoni
103.    Alba Rohrwacher
104.    Alice Rohrwacher
105.    Federica Rosellini
106.    Fabrizia Sacchi
107.    Maya Sansa
108.    Valia Santella
109.    Lunetta Savino
110.    Greta Scarano
111.    Daphne Scoccia
112.    Kasia Smutniak
113.    Valeria Solarino
114.    Serena Sostegni
115.    Daniela Staffa
116.    Giulia Steigerwalt
117.    Fiorenza Tessari
118.    Sole Tognazzi
119.    Chiara Tomarelli
120.    Roberta Torre
121.    Tiziana Triana
122.    Jasmine Trinca
123.    Adele Tulli
124.    Alessandra Vanzi

Le critiche

La lettera firmata da 124 delle principali attrici e collaboratrici cinematografiche italiane, però, non è piaciuta a tutti.

Per esempio, non l’ha gradita Asia Argento, che si era già esposta precedentemente sulla questione.

L’attrice fa riferimento alla mancanza di una reale denuncia all’interno della lettera, alla paura delle firmatarie di perdere il lavoro, e al ritardo dell’intervento rispetto all’intero caso.

A condividere l’idea di Asia Argento, è anche la showgirl Miriana Trevisan, la quale ha condiviso su twitter un esplicito messaggio nei confronti della lettera e della sua poca efficacia.

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