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Sette luoghi non mainstream da vedere a Berlino

Immagine di copertina
Teledisko. Credit: Laurie Timmers

Berlino è una delle mete turistiche europee più calde del momento grazie alla sua vita notturna, la scena musicale e artistica underground ed eclettica, e i suoi numerosissimi musei.

S&D

Quando si pensa alla capitale tedesca, le prime cose che vengono in mente sono la Porta di Brandeburgo, la Colonna della Vittoria, il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, Alexanderplatz e la sua torre della televisione.

Eppure la Hauptstadt offre anche attrazioni meno conosciute, ma decisamente interessanti da conoscere.

Di seguito proponiamo sette cose “non-mainstream” da visitare in città.

Teledisko

posti non mainstream
Teledisko.
Credit: Laurie Timmers

È risaputo: Berlino è la capitale europea del clubbing e, non a caso, la Hauptstadt tedesca ospita la discoteca più piccola del mondo.

La Teledisko è una cabina telefonica riciclata che, al tempo di una canzone, vi offrirà un’esperienza al pari dei migliori locali della città.

La mini-disco, che permette di evitare ore passate in fila all’ingresso e dresscode impossibili, è dotata di tutto lo stretto necessario per scatenarsi sulle note della vostra musica preferita: un touchscreen sui cui selezionare il brano desiderato, casse, luci stroboscopiche al limite della psichedelia, nebbia e una disko ball.

Nonostante la pista da ballo misuri meno di un metro quadrato di spazio, fino a cinque persone riescono a entrare nella cabina.

Il costo del divertimento targato Teledisko? 2 euro, a cui si possono aggiungere ulteriori 2 euro per farsi scattare una foto o 4 euro per registrare un video da scaricare online.

Esistono due Teledisko a Berlino, entrambe posizionate nel distretto di Friedrichshain-Kreuzberg: la pink edition, che si trova all’interno del night club Kater Blau e aperta secondo gli orari del club, e la gold edition, accessibile ad ogni ora del giorno e della notte, sita nell’area della vecchia stazione di riparazione di treni (ora cuore pulsante della vita notturna berlinese) nota al pubblico come RAW Tempel.

Anche Città del Messico ha la sua Teledisko, la silver edition, mentre altre tre cabine, in versione nera, bianca e blu, sono stazioni mobili che possono essere prenotate e affittate in tutto il mondo.

“Padiglione dell’Unità”

foto non mainstream
Padiglione dell’Unità.
Credit: Laurie Timmers

Camminando per la monocromatica Potsdamer Platz, una delle piazze che ancora porta i segni della divisione e della successiva riunificazione della Germania, è impossibile non scorgere il coloratissimo “Padiglione dell’Unità” coreano. 

Anche conosciuto come Padiglione Tongiljeong  (통일정), la sua struttura, realizzata in pilastri di pietra e legno di pino, è un monumento la cui costruzione è stata patrocinata dal Centro Culturale Coreano in Germania.

Inaugurato al pubblico e alla stampa il 25 novembre 2015, data in cui si sono celebrate il 25ennale dell’inizio della demolizione ufficiale del Muro di Berlino e il 70esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, il padiglione incarna un messaggio di speranza socio-politica.

Così come la Germania fu divisa e poi riunificata, il monumento esprime il desiderio del popolo coreano di una pacifica riunificazione della penisola coreana, che è attualmente divisa dal 1945.

Il “Padiglione dell’Unità” è una replica del padiglione Sangnyangjeong, locato a Seul nei giardini del palazzo reale Changdeokgung, quest’ultimo definito patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

foto non mainstream
Padiglione dell’Unità.
Credit: Laurie Timmers

“Die Rückkehr der Kühe”

foto non mainstream
Die Ruckkehr der Kuhe.
Credit: Laurie Timmers

Dietrich-Bonhoeffer Straße è una via residenziale come tante altre. Palazzi, qualche bottega, un campo da basket e molti alberi.

Eppure, proprio in questa normalissima via a cavallo fra i quartieri di Prenzlauer Berg e Friedrichshain, c’è qualcosa che colpisce lo sguardo di ogni passante: mucche.

Statue di mucche, per essere precisi.

Die Rückkehr der Kühe” (in italiano, Il Ritorno delle Mucche) è un’opera dell’artista tedesco Sergej Alexander Dott, ed è stata realizzata – per quanto possa suonare bizzarro – sul fianco di un vecchio palazzo che si affaccia su un terreno ora divenuto cantiere edile.

Cinque mucche a grandezza superiore del naturale sembrano pascolare sul muro dell’edificio, quest’ultimo dipinto di un verde brillante e decorato con grandi margherite, come se fosse un prato.

fono non mainstream
Die Ruckkehr der Kuhe.
Credit: Laurie Timmers

Monumento a Georg Elser

foto non mainstream
Monumento a Georg Elser.
Credit: Laurie Timmers

Georg Elser era un falegname e un attivista svevo che cercò di attentare alla vita di Adolf Hitler. 

L’8 novembre 1939, l’uomo piantò una bomba alla birreria Bürgerbräukeller di Monaco, dove il Führer era atteso per tenere l’annuale discorso di regime nell’anniversario del fallito Putch del 1923.

Tuttavia, a causa di condizioni meteorologiche avverse che avrebbero impedito il rientro di Hitler a Berlino in aereo, il Führer lasciò il comizio in anticipo per prendere un treno, salvandosi a sua insaputa.

L’ordigno esplose sette minuti più tardi, uccidendo otto persone e ferendone altre sessantatré. Elser provò a fuggire ma fu catturato, torturato e infine imprigionato nel campo di concentramento di Dachau, dove fu fucilato nel 1945. A settantadue anni dall’attentato, la città di Berlino ha fatto installare una scultura di filigrana d’acciaio di 17 metri raffigurante il profilo di Georg Elser.

L’opera, realizzata dall’artista berlinese Ulrich Klages e vincitrice di un concorso europeo, si accende di notte grazie alla luce di lampade a LED che ne illuminano la caratteristica sagoma.

Posizionata all’angolo fra la Wilhelmstraße e An der Kolonnade, nei pressi del Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa, la scultura è accompagnata da due targhe incastonate nel marciapiede che riportano due citazioni di Elser: “Volevo impedire la guerra” e  “Con il mio gesto volevo anche impedire un ulteriore spargimento di sangue.”

Albero “Stand By Me”

Albero Stand By Me.
Credit: Laurie Timmers

When the night has come and the land is dark, and the moon is the only light we’ll see. No, I won’t be afraid. Oh, I won’t be afraid just as long as you stand, stand by me.”

Inizia così la celeberrima canzone del cantautore statunitense Ben E. King, Stand By Me.

A qualcuno dev’essere piaciuta talmente tanto da incidere il suo intro sul tronco di un albero del Tiergarten.

L’identità dell’autore del gesto così come il motivo dietro ad esso restano tutt’ora sconosciuti.

Ma quel che è certo è che, dopo la morte di King, avvenuta nel 2015, l’albero è divenuto un autentico tributo alla canzone e a tutti i ricordi ad essa legati.

L’albero “Stand By Me” è decisamente un must-see per la sua particolarità, e ricercarlo all’interno del più grande parco berlinese è una vera e propria avventura.

Qualora foste in vena di passeggiare per il Tiergarten e vogliate scovare questa ‘chicca,’ troverete l’arbusto inciso nel punto in cui il sentiero Grosser Weg interseca quello del Grosser Sternallee.

Inoltre, nelle vicinanze vi è un secondo albero che reca sulla propria corteccia il ritornello della canzone, “Oh darling, darling, stand by me, stand by me.”

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Albero Stand By Me.
Credit: Laurie Timmers

David Hasselhoff Museum

David Hasselhoff Museum.
Credit: Laurie Timmers

Tutti conoscono quel gran fustacchione di David Hasselhoff per il suo iconico ruolo del bagnino Mitch Buchannon nella serie Baywatch, ma non tutti sanno che “The Hoff” è un cantante che è stato largamente apprezzato in Germania negli anni Ottanta.

L’attore si è infatti esibito in concerto davanti alla Porta di Brandeburgo a Capodanno nel 1989, a poche settimane dall’inizio dello smantellamento del muro.

La canzone Looking For Freedom, ormai divenuto inno della riunificazione tedesca, insieme al suo chiodo di pelle e lucine sono entrati nella storia della capitale tedesca.

La vicinanza di Hasselhoff alla causa dell’unità tedesca e la sua performance a Berlino hanno fatto sì che un ostello della città consacrasse uno spazio al proprio idolo.

È così che, il 6 marzo 2015, il Circus Hostel ha inaugurato nel proprio seminterrato un museo dedicato a David Hasselhoff.

In bella mostra vi sono un murale di “The Hoff” autografato (e con tanto di peli sintetici sul petto), gadget delle serie Baywatch e Supercar, foto-ricordo del concerto del 1989 e la replica della sciarpa indossata dall’artista quella notte.

Come si può leggere sul sito del Circus Hostel, la struttura alberghiera ha anche dato il via ad una campagna per far rinominare la strada su cui sorge l’edificio (Weinbergsweg) in David-Hasselhoff-Straße.

foto non mainstream
David Hasselhoff Museum.
Credit: Laurie Timmers

Casa di David Bowie

foto non mainstream
Casa di David Bowie.
Credit: Laurie Timmers

Per decenni Berlino ha aperto le sue porte a svariati artisti internazionali: Nick Cave, Peaches, Richie Hawtin, Depeche Mode e U2, per citarne alcuni.

Fra il 1976 e il 1978 la capitale tedesca è stata la casa anche di David Bowie, che si trasferì nel distretto di Schöneberg nel tentativo di fuggire dalla fama e dalla dipendenza dalla cocaina.

Il musicista inglese visse in un appartamento al numero 155 di Hauptstraße, che condivise per del tempo con un’altra leggenda del rock, Iggy Pop.

Durante questi anni Bowie compose tre album, “Low“, “Heroes” e “Lodger”, che entrarono nella storia della musica come la cosiddetta Trilogia di Berlino.

Sette mesi dopo la morte del cantante, avvenuta il 10 gennaio 2016, la città tedesca ha omaggiato la star britannica con una targa commemorativa in porcellana fissata proprio al numero 155.

Durante la cerimonia di presentazione della placca, il sindaco di Berlino Michael Müller disse ai giornalisti: “Berlino appartiene a David Bowie, David Bowie appartiene a noi.”

Dunque, sebbene Bowie cantò “We can be heroes, just for one day,” Berlino ricorderà il suo eroe per sempre.

foto non mainstream
Casa di David Bowie.
Credit: Laurie Timmers

a cura di Laurie Timmers

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