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L’incredibile storia di come la Fanta fu inventata nella Germania nazista

Immagine di copertina

La bibita si diffuse nel periodo di massima ascesa del Terzo Reich, divenendo un simbolo dell'orgoglio nazionale, bevuta sia dai ceti popolari sia dai più alti funzionari del partito nazista

La Fanta, nota bevanda della compagnia americana Coca-Cola, venne prodotta per la prima volta nella Germania nazista durante la Seconda Guerra mondiale.

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Si diffuse nel periodo di massima ascesa del Terzo Reich, divenendo un simbolo dell’orgoglio nazionale, bevuta sia dai ceti popolari sia dai più alti funzionari del partito nazista.

La ricetta della bibita prevedeva l’uso della frutta, ma le limitate risorse in tempo di guerra non danno la certezza sulla vera natura dell’ingrediente principale.

Nella Fanta, infatti, venivano usate fibre di mela avanzate, poltiglia di sidro e siero di latte, un sottoprodotto del formaggio.

“La Fanta è stata ricavata dagli avanzi degli avanzi”, afferma Mark Pendergrast, autore del libro For God, Country and Coca-Cola, che ha rivelato questo retroscena.

“Non credo che avesse un sapore molto buono”.

Quando Hitler invase l’Austria, la Coca-Cola, la bevanda inventata nel 1886 dal dott. John Stith Pemberton e commercializzata in una farmacia di Atlanta al costo di cinque centesimi al bicchiere, era presente in Germania da quasi un decennio.

Pemberton era un veterano della guerra civile confederata che era stato ferito in battaglia e a causa dei forti dolori diventò dipendente dalla morfina.

Così inventò un intruglio a base di foglie di coca e di noce di cola, da cui il nome, per trovare un antidolorifico alternativo.

Nel 1920, fu aperto in Francia il primo impianto europeo di imbottigliamento dell’azienda e nel 1929 la Coca-Cola veniva imbottigliata e bevuta in Germania.

Nel 1933, anno in cui il partito nazista prese il potere, Max Keith rilevò la controllata tedesca della società, la Coca-Cola GmbH.

La Coca-Cola Company americana, guidata da Robert Woodruff, incoraggiò in maniera determinante l’ascesa della bevanda in Germania.

La compagnia fece da sponsor alle Olimpiadi di Berlino del 1936, realizzando degli striscioni con il logo della Coca-Cola accanto alla svastica.

Keith organizzò una festa per il decimo anniversario della Coca-Cola “tedesca”, e in quell’occasione ordinò un fragoroso “sieg-heil”, il saluto nazista, in onore del cinquantesimo compleanno di Hitler.

Nemmeno l’invasione di Hitler in Europa nel 1939 interruppe i rapporti con la compagnia di Atlanta.

La società infatti riforniva continuamente la sua sussidiaria tedesca di sciroppo e provviste.

Keith, intanto, seguiva le truppe tedesche nei paesi conquistati per rilevare le varie attività della Coca-Cola.

Nel 1940, la Coca-Cola era diventata la bibita analcolica più diffusa della Germania nazista.

Si dice che vi sia una foto negli archivi della Coca-Cola che mostra il capo militare del regime, Hermann Göring, che beve una bottiglia di Coca-Cola.

Un’altra leggenda narra che Hitler si gustasse la bevanda mentre guardava dei film americani.

Le cose cambiarono solamente il 7 dicembre 1941, quando il Giappone bombardò Pearl Harbor.

Con l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto mondiale, le compagnie americane dovettero immediatamente interrompere tutte le attività commerciali con la Germania, con il governo tedesco che minacciava di impossessarsi delle imprese “di proprietà dei nemici”.

La sede centrale di Atlanta cessò i contatti con Keith, fermando l’esportazione dell’aroma “7X”, la mitica formula top secret della Coca-Cola.

Keith a quel punto era nei guai. Non poteva più produrre la bevanda e sapeva che in qualsiasi momento il governo nazista poteva impadronirsi della sua amata compagnia.

C’era solo un modo per evitare la catastrofe: doveva inventarsi una nuova bibita ideata appositamente per il popolo tedesco.

Lavorando con i suoi chimici, Keith creò una ricetta con ingredienti in linea con le scarse risorse presenti in tempo di guerra.

Si trattava principalmente degli avanzi di altre industrie alimentari: trucioli di frutta, fibre e polpa di mela, zucchero di barbabietola e siero di latte.

Per dare un nome a questa miscela, Keith disse ai suoi di lavorare di immaginazione.

Joe Knipp, un venditore, propose “Fanta”, abbreviazione per la parola tedesca “fantasia”, salvando così la Coca-Cola GmbH.

Le vendite aumentarono gradualmente durante la guerra, in particolare quando le bevande concorrenti divennero sempre più difficili da trovare.

La Fanta, a causa del pesante razionamento dello zucchero, era usata perfino come dolcificante per le minestre e altri piatti.

“O Fanta o niente”, racconta Tristan Donovan, autore del libro Fizz: How Soda Shook Up the World.

Nel 1943, le vendite avevano raggiunto quasi i tre milioni “grazie alla sua posizione dominante sul mercato durante la guerra”, dice Donovan.

Secondo Pendergrast “non c’è dubbio che Keith fosse un collaboratore del nazismo, ma non era un membro del partito. La sua fedeltà era alla Coca-Cola, non a Hitler. Non si poteva fare affari all’interno della Germania nazista senza collaborare con il regime”.

“Forse nella propria mente Keith credeva che, se la Germania avesse vinto, sarebbe diventato il capo della Coca-Cola International.”

La storia però andò diversamente: quando nell’estate del 1945 le truppe americane entrarono in Germania, secondo una leggenda, Keith fu trovato in una casa bombardata mentre imbottigliava la “sua” Fanta.

La produzione terminò entro la fine di quell’anno.

Nonostante sia finito nella parte sbagliata della storia, Keith fu salutato come un eroe dagli americani per aver mantenuto viva la compagnia in Germania.

Il vicepresidente del reparto vendite, Harrison Jones, esaltò Keith definendolo un “grande uomo” per la sua capacità nell’aver operato in circostanze disastrose.

Per premiarlo gli conferì l’incarico di dirigere la Coca-Cola Europe.

Nell’aprile del 1955, la Coca-Cola rimise in commercio la Fanta con una nuova ricetta, questa volta come bevanda aromatizzata all’arancia.

Debuttò prima in Italia, per poi farsi strada negli Stati Uniti nel 1958.

Possedendo la Coca-Cola Company i diritti sul marchio Fanta, i vertici scelsero di non cambiare il nome alla bevanda.

“Non credo che a nessuno fosse importato che la Fanta avesse le radici nella Germania nazista”, dice Pendergrast, “ritengo che pensassero che nessuno lo avrebbe scoperto”.

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