Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 12:08
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Di Battista
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Perché Trump su Gerusalemme ha fatto una cosa che nessuno aveva voluto fare?

Immagine di copertina

Ci sono uomini, e Trump è uno di questi, che pensano che fare qualcosa che nessun altro ha mai fatto è, di per sé, una grossa cosa. Il che va bene se si tratta di scoprire l’America, sia pure accidentalmente; o di elaborare la teoria della relatività; o di stabilire un record sportivo: arrivare, con la mente o con il fisico, là dove nessuno era mai arrivato prima.

Ma se fai per primo una cosa che nessuno ha mai fatto prima, pur avendo tutti i tuoi predecessori avuto la possibilità di farla, devi preliminarmente farti venire un dubbio: “Magari, non l’hanno fatta perché è sbagliato farla; o perché farla porta più danni che vantaggi”.

Ora, io non so in modo certo se sia sbagliato, storicamente, politicamente, eticamente, riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e tendo a non dare eccessiva importante alla collocazione d’una ambasciata. Ma so per certo che le due parti interessate a questo problema, se Gerusalemme sia la capitale di Israele, o sia anche la capitale di Israele, oltre che della Palestina, attribuiscono enorme importanza alla collocazione dell’ambasciata statunitense.

E non ho neppure dubbi che non c’era alcun motivo stringente per serrare i tempi di una decisione (di Gerusalemme come capitale di Israele) e di un trasferimento (dell’ambasciata degli Stati Uniti) di cui nessuno, ma proprio nessuno, né a Washington né altrove, avvertiva l’urgenza, a parte forse un numero ristretto di ebrei ortodossi e ultra sionisti (capaci, del resto, di accettare lo status quo, come avevano finora fatto). Del resto, se la capitale della Palestina sta, provvisoriamente, ma stabilmente, a Ramallah, quella di Israele può stare, allo stesso modo, a Tel Aviv. Né il dato tragico che l’Occidente si sia macchiato la coscienza storica di nefandissime colpe nei riguardi degli ebrei vuol dire che debba ora avallare in quella Regione soluzioni non rispettose dei diritti palestinesi.

Né capisco come si possa dire – Donald Trump lo fa – che una mossa del genere avvicina la pace o favorisce lo smuoversi dei negoziati tra israeliani e palestinesi, impantanati da anni. E la decisione del presidente degli Stati Uniti mi pare contraddittoria con altre scelte recenti della sua stessa amministrazione.

Se c’è, o c’era, un disegno mediorientale di favorire un avvicinamento strategico tra Arabia Saudita e Israele, se non altro in funzione anti-iraniana, la decisione di Gerusalemme sembra invece innescare, almeno nell’immediato, un compattamento musulmano, dall’Indonesia al Marocco, mettendo in difficoltà gli interlocutori più vicini agli Stati Uniti di quel Mondo.

Se c’è, o c’era, un tentativo d’appoggiare la tutela degli interessi internazionali degli Stati Uniti sull’alleanza con leader energici, che vanno d’accordo con Trump, come il presidente turco Erdogan o il golpista egiziano al-Sisi, la decisione di Gerusalemme pare invece allontanare, almeno nell’immediato, Ankara e – in misura minore – il Cairo da Washington.

C’è chi spiega quanto è avvenuto, la tempistica, l’accelerazione, con gli sviluppi del Russiagate e con le contingenze della politica interna degli Stati Uniti. Ma anche questa spiegazione mi pare inadeguata: l’inchiesta sull’intreccio di contatti tra la campagna di Trump ed emissari russi va comunque avanti; e sinceramente non credo che saranno molti gli americani che andranno alle urne nelle elezioni di midtem del 6 novembre 2018 pensando a Gerusalemme e a dove sta l’ambasciata in Israele.

Non lo crede, ne sono convinto, lo stesso Trump: altrimenti, la stessa decisione l’avrebbe presa o almeno annunciata fra dieci mesi, nell’imminenza del voto. Ché, tanto, oggi o allora, non cambiava (quasi) nulla. La differenza sta nelle vittime delle Giornate della Rabbia scatenate un po’ ovunque nel Mondo arabo come risposta: mentre scriviamo, sono già una manciata, con decine di feriti; diventeranno molte di più; e non saranno solo palestinesi.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Media: “Hamas valuta l’ipotesi di lasciare il Qatar”. Bombardata in Iraq una base filo-iraniana
Esteri / Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran: colpita una base militare a Isfahan. Media: “Teheran non pianifica una ritorsione immediata”. Blinken: "Usa non coinvolti"
Esteri / Germania, arrestate due spie russe che preparavano sabotaggi
Ti potrebbe interessare
Esteri / Media: “Hamas valuta l’ipotesi di lasciare il Qatar”. Bombardata in Iraq una base filo-iraniana
Esteri / Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran: colpita una base militare a Isfahan. Media: “Teheran non pianifica una ritorsione immediata”. Blinken: "Usa non coinvolti"
Esteri / Germania, arrestate due spie russe che preparavano sabotaggi
Esteri / Brasile, porta il cadavere dello zio in banca per fargli firmare un prestito: arrestata
Esteri / Michel: “Iran è una minaccia non solo per Israele, va isolato”. Teheran: “Potremmo rivedere la nostra dottrina nucleare di fronte alle minacce di Israele”
Esteri / La scrittrice Sophie Kinsella: “Ho un cancro al cervello, sto facendo chemioterapia”
Esteri / Serie di attacchi di Hezbollah al Nord di Israele: 18 feriti. Tajani: “G7 al lavoro per sanzioni contro l’Iran”. Netanyahu: “Israele farà tutto il necessario per difendersi”
Esteri / Copenaghen, distrutto dalle fiamme gran parte dell’edificio della Borsa | VIDEO
Esteri / L’Iran minaccia l’uso di un’arma “mai usata prima”. L’Onu: “Sono 10mila le donne uccise a Gaza dall’inizio della guerra, 19 mila gli orfani”
Esteri / Stati Uniti, Trump: “Il mio processo è un attacco all’America”