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Home » Esteri

Il killer di Las Vegas aveva 23 armi da fuoco nella propria stanza d’albergo

Immagine di copertina
Credit: Afp

Stephen Paddock ha ucciso almeno 59 persone e ne ha ferite 527. Nella sua casa di Mesquite, in Nevada, la polizia ha trovato altri 19 tra fucili e pistole

L’uomo che ha sparato a Las Vegas, negli Stati Uniti, dal 32esimo piano dell’hotel Mandalay Bay, uccidendo almeno 59 persone e ferendone 527 aveva 23 armi da fuoco nella propria stanza d’albergo. Altre 19 sono invece state ritrovate nella sua casa di Mesquite, in Nevada, a 130 chilometri da Las Vegas.

Tra queste diverse erano armi automatiche, l’uomo aveva con sé anche centinaia di munizioni. Secondo il fratello Eric però, la famiglia non sapeva che Stephen Paddock possedesse un tale arsenale.

Paddock, che si è ucciso prima che gli agenti potessero raggiungerlo, era un pensionato di 64 anni, senza precedenti penali. “Era un investitore multimilionario che aveva fatto una fortuna nel settore immobiliare”, ha detto il fratello Eric.

Secondo la famiglia, l’assalitore di Las Vegas non aveva mai mostrato segni di violenza. Era un benestante pensionato che aveva vissuto in Florida fino al 2015, quando aveva venduto la propria casa per trasferirsi, nel 2016, in una residenza per over 55 da 370mila dollari, a Mesquite.

Paddock aveva un brevetto da pilota e aveva richiesto una licenza di caccia in Alaska. L’uomo non era affiliato ad alcun gruppo religioso o politico, secondo la polizia.

Il padre dell’assalitore di Las Vegas invece, Benjamin Paddock, era un criminale inserito nella lista dei maggiori ricercati dall’Fbi, descritto come uno “psicopatico, in possesso di armi da fuoco usate durante alcune rapine” e con tendenze suicide.

I fatti di Las Vegas

La sparatoria avvenuta a Las Vegas è stata la 273esima del 2017 avvenuta negli Stati Uniti secondo il Gun Violence Archive, un’organizzazione no-profit che raccoglie dati sugli incidenti causati dalle armi da fuoco nel paese nord americano.

È stata la più letale della storia degli Stati Uniti, superando quella di Orlando, avvenuta in Florida tra l’11 e il 12 giugno 2016, quando 49 persone furono uccise nella discoteca Pulse da Omar Mateen, un terrorista statunitense ispiratosi agli ideali del sedicente Stato Islamico.

Anche l’attacco di Las Vegas è stato rivendicato dall’Isis, una notizia messa in dubbio dall’FBI e da alcuni funzionari statunitensi, che hanno affermato come al momento non ci siano prove di un legame tra il responsabile e il gruppo terroristico internazionale.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha definito l’attacco a Las Vegas, un “atto di pura malvagità” e ha annunciato la propria visita nella città del Nevada per mercoledì 5 ottobre.

Trump aveva già espresso su Twitter le proprie condoglianze alle vittime. Nel suo discorso alla nazione, Trump ha chiesto al paese di mostrare unità.

Dove è avvenuto l’attacco

I colpi esplosi dall’hotel del Mandalay Bay Casino hanno colpito alcune persone che stavano assistendo a un concerto di musica country. L’area, occupata dal festival Route 91 Harvest, si trova proprio tra il viale dei casino di Las Vegas, all’altezza del Mandaly Bay e l’aeroporto McCarran.

Ecco la mappa:

La rivendicazione dell’Isis

Come riporta l’agenzia di stampa Reuters, il sedicente Stato Islamico, attraverso la propria agenzia di stampa ufficiale Amaq, ha rivendicato l’attacco di Las Vegas. “L’attentato è stato portato a termine da un soldato dello Stato Islamico”, si può leggere nel comunicato diffuso da Amaq. “L’attentatore si era convertito all’Islam pochi mesi fa”.

Due funzionari del governo statunitense hanno però smentito che Stephen Paddock avesse alcun legame con qualsiasi gruppo internazionale. Secondo uno dei due funzionari intervistati dall’agenzia di stampa Reuters, l’uomo responsabile dell’attacco a Las Vegas aveva una storia clinica di problemi psicologici pregressi.

Le agenzie di intelligence statunitensi stanno comunque esaminando le affermazioni dell’agenzia Amaq. Oltre alla polizia di Las Vegas, sull’attacco stanno indagando anche l’Fbi e il dipartimento per la Sicurezza nazionale statunitense.

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