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Home » News

Cosa si sono detti la ministra della Difesa Pinotti e il generale libico Haftar

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Il capo del governo di Tobruk ha incontrato la ministra della Difesa, il ministro dell'Interno Minniti e ufficiali italiani. Si collabora contro il terrorismo

Il 26 settembre la ministra della Difesa Roberta Pinotti ha ricevuto, presso Palazzo Baracchini a Roma, il generale libico Khalifa Haftar. Nell’incontro sono stati affrontati i temi  della stabilizzazione della Libia, della lotta al terrorismo internazionale e del controllo dei flussi migratori.

Nell’incontro, rigorosamente a porte chiuse, la ministra Pinotti ha ribadito il sostegno italiano alla strategia politica inclusiva dell’inviato dell’Onu in Libia Gassan Salamè per dare un ulteriore impulso al dialogo politico libico.

“È appena ripartito il processo negoziale guidato da Salamè, noi appoggiamo quel processo e tutti in Libia devono appoggiare il negoziato politico, non adoperare le armi per fare politica”, ha detto Pinotti al generale.

La ministra ha auspicato che tutte le parti possano contribuire efficacemente a tale strategia, escludendo qualsiasi soluzione militare. Ha ribadito che ogni iniziativa italiana di collaborazione si pone nel totale rispetto della sovranità della Libia, e in aderenza alle richieste libiche.

Secondo tale linea, se Haftar vuole proporsi per la guida della Libia deve confrontarsi pacificamente e abbandonare la strada delle azioni militari contro il governo di Tripoli di Serraj.

Come riporta il comunicato stampa emanato dal ministero della Difesa, “il generale Haftar ha ricordato le sofferenze del popolo libico dopo sette anni di guerra e la necessità di una rapida soluzione che assicuri la stabilità e l’unità della Libia”.

Il generale Haftar è a capo dell’esercito nazionale libico (LNA), una forza militare composta da diverse milizie che gli ha permesso di assumere il controllo della parte orientale della Libia.

Il governo italiano ha avuto finora colloqui ufficiali con il primo ministro libico Fayez al-Sarraj, che guida il governo di Tripoli sostenuto dalle Nazioni Unite.

La visita di Haftar, oltre ad alimentare le critiche da parte degli avversari politici del generale, potrebbe avere anche ulteriori complicazioni per il nostro paese nelle relazioni internazionali.

In via ufficiosa anche il ministro dell’Interno Marco Minniti ha incontrato il generale Haftar, nell’incontro si è parlato del governo dei flussi migratori dal continente africano sulle rotte del Mediterraneo.

“Il governo di Haftar non è riconosciuto dalle Nazioni Unite, tuttavia è presente in Tripolitania, territorio cruciale per il traffico dei flussi migratori: le grandi città di Sabrata, Zuara, Gasr Garabulli, sono il sud della Libia, zone cruciali per il destino e il futuro dell’Europa e noi dobbiamo cercare di stabilizzare quei territori dialogando con chi li governa”, ha infatti dichiarato il ministro Minniti alla festa dell’Unità che si è tenuta nella serata del 26 settembre alla città dell’Altra Economia a Roma.

“Il confine sud della Libia, a mio avviso, è sempre più il confine sul dell’Europa. Non è la prima volta che l’Europa fa accordi con altri paesi per governare i flussi migratori”, ha detto Minniti.

Chi è Khalifa Haftar

Uomo forte della Cirenaica ed ex braccio destro di Gheddafi, Haftar ha vissuto in esilio negli Stati Uniti per vent’anni ed è rientrato in Libia solo nel 2011. Oggi guida l’esercito nazionale libico, che sostiene il governo di Tobruk, appoggiato da Egitto ed Emirati Arabi Uniti.

Quest’ultimo si contrappone al governo di unità nazionale in Libia guidato da Fayez al-Sarraj e sponsorizzato dalle Nazioni Unite.

Haftar ha intrapreso la propria carriera militare e si è diplomato all’Accademia di Bengasi. Quindi ha proseguito i suoi studi di tattica militare in Egitto e Unione Sovietica.

Il suo primo passo da giovane ufficiale è stato quello di schierarsi con Muammar Gheddafi nel golpe che lo portò al potere nel 1969, rovesciando re Idris.

Durante la guerra dello Yom Kippur, guidò le truppe libiche in appoggio alla coalizione di paesi arabi impegnati nel tentativo di respingere la controffensiva israeliana nel Sinai, dopo l’attacco a sorpresa di Egitto e Siria nell’ottobre del 1973.

Nel 1986, l’allora colonnello Haftar comandò le truppe libiche nell’offensiva contro il Ciad, in una guerra che durava già da circa un decennio. Sconfitto e fatto prigioniero nella battaglia per il controllo della Striscia di Auozu, il militare venne abbandonato da Gheddafi, che lo destituì dal comando e ne chiese il processo per tradimento.

Aiutato dai servizi segreti degli Stati Uniti, il colonnello scappò in Repubblica Democratica del Congo e poi in Kenya, dove militò in diversi gruppi anti-Gheddafi.

Infine, ottenne il visto statunitense e, attorno al 1990, si trasferì in Virginia, a Falls Church, una cittadina di 13 mila abitanti alla periferia di Washington. Gheddafi reagì alla notizia emettendo nei suoi confronti una condanna a morte per alto tradimento.

Cosa sta accadendo in Libia

L’esercito nazionale libico guidato da Haftar è uno delle milizie più potenti che operano nel paese nord africano, dove le fazioni politiche rivali e i loro sostenitori armati si battono per ottenere il controllo del territorio fin dalla caduta dell’ex dittatore Muammar Gheddafi ucciso durante le rivolte del 2011.

Il consiglio militare di Sabrata, città libica con il maggior numero di partenze di migranti verso il Mediterraneo, che risponde a Tripoli, ha condannato l’invito dell’Italia a Khalifa Haftar.

“Denunciamo l’invito giunto specie perché la Corte penale internazionale ha chiesto ripetutamente l’arresto degli affiliati del generale, colpevoli di aver commesso crimini di guerra”, spiega in una nota il consiglio militare della città della Tripolitania.

Il 21 settembre, la Corte Penale Internazionale (Cpi) ha emesso un mandato d’arresto nei confronti di Mahmoud Mustafa Busayf al-Werfalli, comandante della brigata libica di al-Saiqa, con l’accusa di omicidio e di crimini contro l’umanità, come si legge sul sito della Corte.

Accuse che in qualche modo potrebbero lambire lo stesso Haftar, dal momento che al-Werfalli riceveva ordini direttamente da Haftar.

Intanto, proprio in queste ore, gli uomini del generale Haftar, stanno combattendo gli estremisti che controllano la città di Derna, facenti parte del Consiglio della Shura dei mujaheddin ed altri miliziani fedeli all’Isis e ad al-Qaeda.

Chi è Basit Igtet

Sempre in Libia, nella giornata di ieri 25 settembre, il miliardario libico – ma residente in Svizzera – Basit Igtet aveva organizzato una manifestazione contro il presidente Fayez Serraj e il generale Khalifa Haftar in piazza dei Martiri a Tripoli.

Manifestazione poi negata dalla direzione della sicurezza di Tripoli. In una nota la sicurezza libica, che fa capo al governo di Accordo nazionale, ha fatto sapere che la piazza sarà chiusa e che “ogni tentativo di tenere un raduno sarà considerato illegale e saranno puniti gli organizzatori”.

L’imprenditore libico sarebbe intenzionato a dare una svolta alla stagnante politica interna del paese che al momento conta due governi contrapposti di Serraj e Hafatar.

Basit Igtet è nato a Benghazi il 24 settembre 1970. Il padre, Hassan Igtet, creò la Biblioteca Nazionale presso l’Università di Benghazi. Hassan, entrato in contrasto con il dittatore Muammar Gheddafi subito dopo il golpe, venne incarcerato e morì ucciso.

Dopo la morte del padre, Abdelbasset Igtet è scappato in Svizzera dove ha intrapreso la professione di imprenditore con numerosi progetti in tutta Europa e Medio Oriente. Oggi il suo impero comprende più di 40 imprese per sviluppi alberghieri, commerciali e residenziali, consolidamento aziendale, finanza, pianificazione e realizzazione delle infrastrutture, così come molte iniziative regionali in Nord Africa.

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