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Dieci falsi miti sullo ius soli a cui i populisti vogliono farvi credere

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Abbiamo raccolto le principali critiche che vengono mosse alla riforma sulla cittadinanza, smontando le false informazioni più diffuse

La riforma sull’acquisizione della cittadinanza italiana per i figli minori di immigrati è attualmente in discussione in Senato. Abbiamo raccolto le principali critiche che le vengono mosse contro, smontando le false informazioni più diffuse a riguardo.

– LEGGI ANCHE: Cosa prevede la nuova legge sulla cittadinanza italiana in discussione al Senato

1. L’Italia vuole approvare lo ius soli

Questa è la prima notizia falsa. La proposta di legge in discussione in Senato riguarda lo ius soli temperato e lo ius culturae, dal momento che non prevede, in nessun passaggio, l’acquisizione automatica della cittadinanza per nascita sul suolo italiano, ma la vincola al permesso di soggiorno di un genitore o al ciclo di studi nel nostro paese. Dire: “No allo ius soli” in riferimento alla riforma in discussione è scorretto.

Lo ius soli è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Esso contrappone allo ius sanguinis (o diritto del sangue), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore.

La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore in Italia prevede già che chi nasce in Italia da genitori stranieri può chiedere la cittadinanza italiana raggiunti i 18 anni d’età, se ha vissuto nel nostro paese senza interruzioni.

2. È in atto una sostituzione etnica contro gli italiani

Non è vero che chiunque nascerà in Italia diventerà automaticamente italiano. La legge in discussione al Senato prevede uno ius soli temperato, che non prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza. Quello che cambierà è piuttosto la velocità e la semplicità di acquisizione della cittadinanza per chi vorrà farne richiesta.

Potrà essere richiesta non più al compimento del diciottesimo anno di età da una persona nata da genitori stranieri residenti in Italia, ma anche dai minori al di sotto dei 12 anni che completano un intero ciclo scolastico nel nostro paese o che nascono da genitori immigrati che risiedono in modo stabile e regolare in Italia da almeno cinque anni, senza interruzioni antecedenti alla nascita.

– LEGGI ANCHE: Ius soli: tutti i numeri da sapere per capire

3. Con lo ius soli regaliamo la cittadinanza a chiunque

All’1 gennaio 2017, i cittadini stranieri sono stimati essere poco più di 5 milioni, ossia l’8,3 per cento dei residenti, con una netta prevalenza al centro-nord.

Rispetto all’1 gennaio 2016, l’incremento è stato di 2.500 unità. Si tratta della crescita più modesta degli ultimi anni. Nel 2016 i nuovi italiani sono più di 200mila, sempre secondo il bilancio demografico nazionale.

In Italia un nato su cinque ha almeno un genitore straniero. Il numero di nati da genitori stranieri è aumentato fino al 2012, quando ha raggiunto il valore massimo (78.577 nati).

Dal 2013 si è osservata una moderata decrescita che è tornata, nel 2015, su valori vicini a quelli di sette anni prima (71.672).

I nati da madre straniera e padre italiano sono passati dai 19.309 del 2008 ai 22.173 del 2015 (dal 3,4 al 4,6 per cento). È aumentato il numero di figli da madre italiana e padre straniero, anche se si tratta di livelli ben più contenuti del caso precedente (nel 2015 a livello nazionale sono stati 6.497 nati).

Secondo le stime della Fondazione Leone Moressa, la riforma attualmente in discussione potrebbe portare 800 mila nuovi italiani immediati e altre 50 mila naturalizzazioni ogni anno.

“Con l’introduzione dello ius soli temperato, potrebbero acquisire la cittadinanza italiana circa 600mila figli di immigrati nati in Italia dal 1998 a oggi (ossia ancora minorenni) i cui genitori risiedono in Italia da almeno 5 anni. Inoltre, grazie allo ius culturae, rientrerebbero nella riforma circa 178 mila alunni nati all’estero che abbiano già completato cinque anni di scuola in Italia”, si legge sul sito della Fondazione.

È quindi possibile calcolare una quota di 45-50 mila potenziali nuovi italiani ogni anno per ius soli e 10-12 mila bambini nati all’estero e iscritti a scuola.

4. Lo ius soli è un attacco alla salvaguardia della cultura italiana

La riforma sulla cittadinanza riguarda persone che hanno sempre vissuto in Italia, che ne hanno frequentato le sue scuole, che si esprimono in italiano e spesso nel dialetto di una determinata regione. I loro cantanti preferiti spesso sono italiani, leggono romanzi italiani e tifano per squadre di calcio tutte italiane.

Dov’è la contraddizione? La riforma della cittadinanza chiede esattamente che vengano riconosciuti i diritti di cittadino italiano a chi già, culturalmente e socialmente, si sente tale.

5. Lo ius soli legalizzerebbe la permanenza di migliaia di immigrati in Italia, dandogli pieno diritto di rimanere

Non è vero, la riforma della cittadinanza prevede che a ottenerla possano essere i bambini di cui almeno un genitore ha un permesso di soggiorno di lungo termine o che abbiano concluso un ciclo di studi in Italia.

In nessuno di questi casi si parla di immigrati irregolari, anzi. Si tratta di persone che già pagano le tasse nel nostro paese e lavorano regolarmente.

6. Lo ius soli apre le porte alla radicalizzazione e al terrorismo

L’equazione immigrazione uguale terrorismo è ancora utilizzata dai partiti xenofobi. Ma è un’equazione che è sbagliata.

C’è invece un rapporto tra terrorismo e integrazione. “Un paese ben integrato è un paese più sicuro”, ha affermato il ministro dell’Interno, Marco Minniti, difendendo la necessità di introdurre la riforma della cittadinanza.

7. Lo ius soli serve al Partito democratico per creare un bacino di elettori fatto da stranieri da cui attingere voti

Qui siamo nel campo delle supposizioni, non supportate da alcun dato. Di conseguenza l’assunto è impossibile da confutare.

8. Approvando lo ius soli si va incontro all’islamizzazione della società italiana

Si dà per scontato che gli immigrati che vivono in Italia siano tutti di religione musulmana. Ma non è affatto così.

Vi sono cittadini cinesi, sudamericani, filippini o persone provenienti dall’Europa dell’est, e appartenenti alle religioni più disparate. Accostare la questione della cittadinanza a quello dell’islamizzazione della società non ha alcun senso. E anche se fosse, basta tornare indietro al punto 3 per rendersi conto dell’effettiva dimensione del fenomeno.

9. La cittadinanza bisogna meritarsela

I diritti non hanno nulla a che fare col merito. La legge sulla cittadinanza attualmente in vigore in Italia prevede già che chi nasce in Italia da genitori stranieri può chiedere la cittadinanza italiana raggiunti i 18 anni d’età, se ha vissuto nel nostro paese senza interruzioni. Non è questione di meriti o premi.

10. In Italia si pensa ai diritti degli stranieri e gli italiani vengono dimenticati

Perché pensare alla cittadinanza agli stranieri e non agli italiani che soffrono? Il benaltrismo, qualunque sia l’argomento in discussione, è in agguato.

Si parla di stranieri? Occupiamoci piuttosto di lavoro. Si parla di lavoro? Occupiamoci piuttosto di salute. Sono tanti i politici che hanno sposato il cosiddetto benaltrismo, nascosto sotto la frase: “C’è ben altro di cui occuparsi”.

Ma la riforma della cittadinanza aspetta da due anni di essere approvata. E non è scritto da nessuna parte che occuparsi dei diritti di una parte della popolazione significhi ignorare quelli di un’altra.

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