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Home » News

Viaggio nelle carceri della Campania, tra stereotipi e verità

Immagine di copertina

Emilio Quintilieri, esperto penitenziario, racconta a TPI la situazione delle strutture penitenziarie campane, come le Case circondariali di Salerno e Poggioreale

Oltre 54mila detenuti sono presenti nelle carceri italiane rispetto ai 49mila e 600 posti disponibili: le prigioni vivono un sovraffollamento del 9 per cento che varia notevolmente a livello regionale e di singoli istituti.

S&D

Emilio Quintieri è stato capo delegazione dell’operazione denominata Tre metri dietro le sbarre promossa dall’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani, i cui soci, nel corso del 2016, hanno effettuato visite ispettive in otto case circondariali della Campania.

Emilio, in qualità di esperto penitenziario autorizzato dal ministero della Giustizia, ha avuto modo di verificare le condizioni di vita dei detenuti e il rispetto della funzione rieducativa della pena con resoconti e relazioni inviati agli organi competenti in materia penitenziaria. 

Grazie al suo contributo TPI ha potuto effettuare un viaggio tra gli istituti e delineare un quadro per sfatare eventuali miti su Poggioreale, quello che per molti è il peggior carcere campano, e acquisire informazioni sulle strutture che invece mantengono standard bassi rispetto alle credenze generali.

Le visite hanno interessato gli istituti di Napoli Poggioreale, Napoli Secondigliano, la Circondariale di Bellizzi Irpino, la Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, quella di Santa Maria Capua Vetere, l’istituto di custodia attenuata di Carinola e le carceri di Benevento e Salerno.  

Casa circondariale di Salerno

“Tutti i reparti detentivi, eccetto quello femminile e dell’alta sicurezza, si presentano del tutto fatiscenti”, racconta Emilio. “Hanno camere di pernottamento indecorose, piene di muffa, alcune con vetri delle finestre rotte dalle quali entra freddo ed acqua, altre con mattonelle del pavimento saltate ed altre ancora prive di riscaldamento per il non funzionamento dei termosifoni, occupate quasi tutte da sette detenuti”.

“Quando siamo arrivati c’era una forte agitazione tra i detenuti, specialmente nei confronti del direttore che era lì con noi”, spiega l’esperto penitenziario. “Sono intervenuto più volte per calmare gli animi”.

La casa circondariale di Salerno è stata aperta all’inizio degli anni Ottanta. Ospita 475 detenuti: 50 donne e 83 stranieri. Ci sono diversi circuiti detentivi di media e alta sicurezza con criminalità organizzata e la sezione di semi libertà con otto detenuti.

“I locali per l’igiene personale hanno docce non funzionanti e con acqua calda insufficiente”, spiega Quintieri. “La Direzione dell’Istituto si è giustificata adducendo che l’esiguità delle risorse economiche non consente di svolgere attività di manutenzione straordinaria e a volte anche quella ordinaria. Ma la mancanza di fondi non può assolutamente giustificare che l’esecuzione della custodia degli imputati o l’espiazione della pena per i condannati avvenga in condizioni che ledono la dignità umana”. 

Proprio in virtù delle delicate condizioni in cui versa la struttura, la relazione redatta per Salerno sarà presto oggetto di interrogazione parlamentare ai ministri competenti. 

I punti critici riguardano soprattutto il mancato adeguamento della struttura agli interventi di ristrutturazione previsti dall’ordinamento penitenziario del 2000, secondo il quale le sezioni detentive dovevano abolire i bagni in comune e introdurli nelle singole celle, cosa che per Salerno ancora non è avvenuta. 

Un altro aspetto scoraggiante riguarda la proporzione tra il numero delle guardie e numero dei detenuti. Le unità di controllo penitenziario, tra commissari e ispettori, dovrebbero essere 294 , mentre sono presenti 251 unità, con una carenza di 43 unità.

Con la sentenza Torreggiani dell’8 gennaio 2013 è stato stabilito che ogni detenuto debba avere a disposizione 3 metri quadri di spazio calpestabile in cella.

La prima sezione penale della corte di cassazione ha recentemente definito i termini per individuare lo spazio del detenuto: è necessario detrarre lo spazio occupato dalla strutture fisse in cella. “A Salerno ci sono 7 persone in celle da 21 metri, ma lo spazio è di gran lunga inferiore ai 3 metri quadrati per detenuto poiché non è stato calcolato lo spazio occupato dal mobilio”, ha raccontato l’ispettore.

Casa circondariale di Poggioreale

 “L’istituto ha mostrato evidenti segni di miglioramento nel corso degli anni, sia per quanto riguarda gli ambienti, sia per quanto riguarda il trattamento dei detenuti”, racconta Emilio.“Inizialmente Poggioreale non aveva locali per attività in comune. Dal 2016 si è riusciti a trasformare due celle per ogni reparto in una piccola palestra con attrezzature fornite da una chiesa valdese. Dal 2017 sono stati completati alcuni padiglioni in ristrutturazione tra le sezioni più fatiscenti dei padiglioni Napoli, Milano, Salerno. Si è passati da 3mila detenuti a 1.964, su una reale capienza di 1.500 posti.

Ristrutturazioni completate anche per la cucina e per il padiglione Roma, nuove palestre in costruzione e nuovo terreno in erba sintetica per il campo di calcetto. Progetti in fase di avvio riguardano una ludoteca, una sala colloqui per i figli dei detenuti e nuovi passeggi dei cortili da realizzare con l’università di Napoli.

“Quando siamo entrati nella struttura non c’era la stessa agitazione riscontrata a Salerno”, spiega Emilio. “Bisogna forse cominciare ad abbattere qualche stereotipo: non è questo il peggior carcere della Campania. Piuttosto Salerno è tra quelle che meriterebbero un interessamento nazionale”.

Santa Maria Capua Vetere

Quello di Santa Maria Capua Vetere è un carcere nuovo che però presenta dei problemi di tipo strutturale, non è allacciato all’acquedotto comunale ed è stato edificato in prossimità di una discarica.

“C’è un cattivo odore, di animali e insetti che sono presenti anche nei padiglioni”, continua il capo delegazione dell’operazione Tre metri dietro le sbarre. “I reparti Volturno, Tamigi, Nilo e Senna sono tra i migliori, le detenute sono impegnate in attività sartoriali propedeutiche ad una formazione professionale”. 

Con una capienza di 833 posti per 937 detenuti e 561 unità di polizia, la struttura sta lentamente raggiungendo gli standard previsti per l’equilibrio numerico.

Carinola

“La struttura di Carinola una volta era adibita a carcere di alta sicurezza”, prosegue Emilio. “Recentemente è stata trasformata in casa di reclusione a custodia attenuata: tutti detenuti sono in sorveglianza dinamica, cioè possono durante il giorno circolare liberamente tra i bracci”.

Da segnalare il progetto denominato Condominio 21, con 18 detenuti che lavorano all’esterno della struttura, presso un’ex caserma e conil solo controllo dinamico in autogestione.

Secondigliano

“A Secondigliano abbiamo trovato una situazione poco chiara sopratutto per quanto riguarda l’ex centro clinico: molti detenuti lamentano di non essere seguiti a livello sanitario”, prosegue Emilio. “Il numero dei detenuti è di gran lunga superiore alla capienza: 1.309 detenuti per 1029 posti”.

Bellizzi Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi

Note di merito per i due istituti di Bellizzi Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi, entrambi situati nella provincia di Avellino.

A Sant’Angelo dei Lombardi si è attivato un importante lavoro volto all’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. “Molti reparti sono in regime di sorveglianza dinamica, quasi la totalità dei carcerati è impegnata in tipografia, nell’officina meccanica, o nell’orto o nel vigneto gestito da una cooperativa insieme ai detenuti”, racconta l’ispettore. “Le richieste per essere trasferiti in questa struttura sono moltissime. Si è molto lontani dal vecchio concetto di carcere con pena fine a sé stessa”.

“Per quanto riguarda il regime custodiale, la Campania è un delle poche dove è stata realmente rivoluzionata l’organizzazione. Dal tipo tradizionale si è passati a quello aperto, con sorveglianza dinamica, non solo nella media sicurezza, ma anche nell’alta sicurezza, contrariamente a quanto avvenuto in Calabria”. 

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