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Home » Esteri

Il partito conservatore è in leggero vantaggio nelle elezioni in Macedonia

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I sostenitori di entrambi i partiti rivendicano la vittoria nel voto popolare, che ha posto fine allo stallo politico iniziato a gennaio 2015

Il partito conservatore ha un leggero vantaggio sulla coalizione di centrosinistra alle elezioni legislative che si sono svolte domenica 11 dicembre 2016 in Macedonia. 

Il Partito democratico per l’unità macedone, formazione di destra del primo ministro Nikola Gruevski, ha ottenuto il 37,94 per cento dei voti. Il suo principale avversario, l’Unione socialdemocratica di Macedonia, guidato dal leader dell’opposizione di centro sinistra Zoran Zaev, ha raccolto il 36,63 delle preferenze. 

Le elezioni erano state convocate per mettere fine a uno stallo che da inizio 2015 paralizza il paese, e sono state rese possibili da un accordo raggiunto tra le quattro principali forze politiche con la mediazione dell’Unione europea.

I sostenitori di entrambi i partiti hanno rivendicato la vittoria alle elezioni, che hanno registrato un’affluenza record del 67 per cento nel piccolo paese di due milioni di abitanti, nato nel 1991 dopo la disgregazione della Yugoslavia. 

La commissione elettorale non ha ancora pubblicato la proiezione di come i 123 seggi del parlamento saranno divisi tra i partiti, ma sicuramente nessuno dei due avrà la maggioranza sufficiente per governare.

Il partito che rappresenta la numerosa minoranza albanese nel paese, l’Unione democratica per l’integrazione, guidato dall’ex guerrigliero Ali Ahmeti e in passato alleato di Gruevski, ha ottenuto il 7,33 per cento dei voti.  

A generare la crisi era stato nel gennaio 2015 lo scandalo delle intercettazioni. L’opposizione aveva accusato Gruevski, al potere da dieci anni, di aver tenuto sotto controllo le conversazioni telefoniche di oltre 20mila persone, tra politici, magistrati, diplomatici stranieri, esponenti religiosi, giornalisti. 

La notizia aveva causato manifestazioni di massa; Gruevski aveva accettato di dimettersi e di convocare nuove elezioni, seppur rigettando le accuse mossegli dall’opposizione.

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