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Chi si candida presidente oltre a Clinton e Trump

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Oltre ai due maggiori candidati ce ne saranno diversi altri, in rappresentanza di partiti più piccoli, che potrebbero dare fastidio ai due principali concorrenti

L’8 novembre i cittadini degli Stati Uniti sono chiamati a scegliere il loro prossimo presidente. I due principali candidati saranno Hillary Clinton, per i democratici, e Donald Trump, per i repubblicani, gli unici due che partecipano ai dibattiti ma non gli unici a essere effettivamente candidati.

Ci sono infatti numerose altre persone che corrono per la massima carica dello stato, alcuni in rappresentanza di partiti minori, altri come indipendenti. Qualcuno di loro potrebbe ottenere risultati interessanti, molti avranno percentuali quasi simboliche, ma in ogni caso possono essere determinanti prendendo anche pochi voti in grado di toglierne ai due maggiori candidati negli stati chiave.

Nel 2000, ad esempio, il candidato democratico Al Gore venne sconfitto in Florida dal repubblicano George W. Bush per appena 537 voti, determinanti per far diventare quest’ultimo presidente. In quell’occasione, i democratici ritennero responsabile della sconfitta la candidatura del verde Ralph Nader a presidente, accusandolo di aver sottratto a Gore i voti necessari alla vittoria.

Prima di passare in rassegna i diversi candidati minori di queste elezioni, è bene chiarire che non tutti saranno presenti in tutti e 50 gli stati e nel territorio del District of Columbia. Ogni stato ha infatti regole differenti per la presentazione delle candidature, e non tutti i partiti dispongono della struttura per potersi presentare in tutti gli stati come riescono sempre a fare democratici e repubblicani.

Molti candidati, inoltre, vengono ammessi in alcuni stati solamente con il meccanismo del write-in, ovvero senza il proprio nome sulla scheda ma lasciando all’elettore la possibilità di votarlo scrivendone il nome. Questo è ammesso però solo in alcuni stati e richiede comunque un meccanismo di presentazione da parte del partito che sostiene il candidato presidente.

Andiamo adesso a vedere chi sono questi candidati.

GARY JOHNSON – LIBERTARIAN PARTY

Gary Johnson è probabilmente il più competitivo tra i candidati oltre a Hillary Clinton e Donald Trump: si tratta infatti dell’unico oltre a loro due a essere presente sulla scheda in tutti e 50 gli stati e nel District of Columbia.

Gary Johnson è candidato per il Libertarian Party, un partito nato nel 1971 con posizioni ultraliberiste in materia economica ed estremamente liberali in termini di diritti civili. L’idea principale dei libertari è che lo stato intervenga il meno possibile sulla vita dei cittadini, e si batte per questo contro una pressione fiscale troppo alta, contro una spesa pubblica in termini di servizi sociali troppo alta, contro la pena di morte, a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, a favore della legalizzazione della marijuana e contro il controllo sul possesso delle armi.

Queste posizioni del partito, in parte simili ai democratici e in parte ai repubblicani, possono attrarre scontenti di entrambi gli schieramenti, soprattutto in una tornata elettorale in cui né Clinton né Trump hanno completamente convinto il proprio elettorato tradizionale. Non a caso, tutti i sondaggi indicano che Johnson supererà il record di consensi raggiunto dal partito alle presidenziali, ovvero l’1,06 per cento di Ed Clark nel 1980.

Gary Johnson è stato in passato repubblicano, e con quel partito ha ricoperto l’incarico di governatore del New Mexico dal 1995 al 2003, ed è già stato candidato presidente nel 2012 sempre con i libertari, ottenendo lo 0,99 per cento dei voti. Per essere di nuovo candidato, ha vinto le primarie del Libertarian Party, sconfiggendo tra gli altri John McAfee, fondatore dell’omonima azienda di antivirus.

Come vice, Johnson ha scelto William Weld, anche lui ex repubblicano e governatore del Massachusetts dal 1991 al 1997.

— LEGGI ANCHE: Chi è Gary Johnson, il terzo incomodo tra Clinton e Trump

JILL STEIN – VERDI

Come Gary Johnson, anche Jill Stein è candidata per la seconda volta consecutiva per la Casa Bianca, dopo che già nel 2012 era scesa in campo ottenendo lo 0,36 per cento dei consensi. A sceglierla come proprio candidato sono sempre i Verdi.

I Verdi statunitensi sono nati nel 1996 come un’associazione tra gruppi verdi e ambientalisti negli Stati Uniti, e nel 2001 si sono trasformati nel Partito Verde degli Stati Uniti. Questo partito può tranquillamente essere definito di sinistra, e vede nel suo programma principalmente il rispetto dell’ambiente, l’equità sociale, la parità di genere, l’avversione agli interventi militari e alla globalizzazione.

La principale prestazione elettorale di questo partito è stata quella delle presidenziali del 2000, in cui il candidato Ralph Nader, noto attivista per la difesa dei consumatori, ottenne il 2,74 per cento e fu considerato dai democratici il principale responsabile delle sconfitta del loro candidato Al Gore.

Jill Stein, la candidata in questa tornata elettorale, è un medico laureata ad Harvard e da sempre attivista nei verdi. Tra le sue proposte in questa campagna elettorale c’è stata quella di perdonare Edward Snowden, il tecnico dell’NSA considerato responsabile dello scandalo Datagate, al quale la Stein ha detto che affiderebbe incarichi pubblici in caso di vittoria.

Jill Stein potrà essere votata in tutti gli stati tranne Nevada, Oklahoma e South Dakota, in cui non è riuscita a presentare la propria candidatura. Il suo candidato vice è l’attivista per i diritti umani Ajamu Baraka.

DARREL CASTLE – CONSTITUTION PARTY

Il Constitution Party è un altro tra i più importanti e storici partiti minoritari degli Stati Uniti. Si tratta di un partito di posizioni ultraconservatrici, isolazioniste e di difesa dei valori cristiani, nato nel 1991 come US Taxpayers Party.

In queste elezioni, il candidato sarà Darrel Castle, avvocato di Memphis, in Tennessee, che già nel 2008 era stato candidato vicepresidente con lo stesso partito. A fargli da vice in quest’occasione ci sarà invece Scott N. Bradley, dirigente dell’Università dello Utah.

Darrel Castle potrà essere votato in tutti gli stati tranne California, Connecticut, District of Columbia, Massachusetts, Nebraska, New York, North Carolina, Oklahoma e Rhode Island.

EVAN MCMULLIN – INDIPENDENTE

La candidatura di Evan McMullin nasce principalmente in rottura con la scelta dei repubblicani di candidare Donald Trump. Non è un segreto che questa scelta fatta durante le primarie dagli elettori repubblicani abbia lasciato spaesati numerosi conservatori tradizionali del partito, a partire dall’ex presidente George H. Bush che ha annunciato il suo voto in favore di Hillary Clinton.

McMullin, infatti, è un ex agente CIA che ha lavorato come dirigente nel partito repubblicano, e la sua candidatura è stata portata avanti dall’organizzazione Better for America, un gruppo di repubblicani contrari a Donald Trump.

La sua candidatura è stata lanciata però molto tardi, fatto che non gli ha permesso di essere presente in tutti gli stati, ma solo in 36, e nella maggior parte dei casi con il meccanismo del write-in.

Nonostante questo, McMullin ha ottenuto il sostegno di un partito locale storico, come il Minnesota Independence Party, e ha scelto come propria candidata vicepresidente Mindy Finn, un’imprenditrice anche lei ex repubblicana.

— LEGGI ANCHE: Il repubblicano Evan McMullin si candida alla Casa Bianca contro Trump

ROCKY DE LA FUENTE – REFORM PARTY

Il Reform Party è stato tra i partiti minori quello che negli anni Novanta ha dato più fastidio a democratici e repubblicani. Il partito è nato infatti nel 1995 su iniziativa dell’imprenditore Ross Perot, che nel 1992 si era candidato presidente degli Stati Uniti come indipendente raggiungendo il 18,91 per cento dei voti, la più alta percentuale raggiunta da un candidato né democratico né repubblicano dal secondo dopoguerra a oggi.

Perot si ricandidò nel 1996, raggiungendo questa volta l’8 per cento dei consensi, ma nel 1998 il partito riuscì addirittura a eleggere un governatore, vincendo in Minnesota con l’ex wrestler Jesse Ventura.

Nel 2000 anche Donald Trump cercò di candidarsi presidente con il Reform Party, ma decise di mettersi da parte dopo aver notato un forte caos nel partito. Dopo l’addio di Ross Perot dalla scena politica, il partito infatti iniziò un netto crollo che lo relegò pian piano a percentuali inferiori all’1 per cento.

Questa volta il Reform Party prova a correre con la candidatura di Rocky De La Fuente, imprenditore nel campo della rivendita di automobili, che aveva provato senza grande successo a concorrere alle primarie democratiche. Grazie anche al sostegno del Delta Party, un partito fondato dallo stesso imprenditore, De La Fuente sarà presente in oltre 30 stati.

GLORIA LA RIVA – PARTY FOR SOCIALISM AND LIBERATION, PEACE AND FREEDOM PARTY

Gloria La Riva può contare sul sostegno di due partiti di estrema sinistra: il Party for Socialism and Liberation e il Peace and Freedom Party. Il primo è schierato maggiormente su posizioni stampo marxista, mentre il secondo è più legato ai temi della nonviolenza e dell’ambientalismo, e per la prima volta hanno deciso di sostenere lo stesso candidato presidente.

Gloria La Riva è una storica attivista di sinistra e si sta candidando presidente per la terza volta, dopo aver già corso nel 1992 con il Workers World Party e nel 2008 con il Party for Socialism and Liberation. Questa volta potrà essere votata solamente in otto stati.

AMERICAN INDEPENDENT PARTY

L’American Independent Party, oggi ridotto a un ruolo locale esclusivamente in California, è un partito di estrema destra con posizioni bianche suprematiste con una lunga storia alle spalle. Nel 1968, infatti, sostenne la candidatura di George Wallace, il governatore segregazionista dell’Alabama, poi tornato nei democratici da cui era uscito.

Wallace fu l’ultimo candidato né democratico né repubblicano a vincere in almeno uno stato.

Quest’anno, per la prima volta nella sua storia, l’American Independent Party ha deciso di sostenere un candidato repubblicano, scegliendo Donald Trump, che in California sarà quindi votabile non solo come repubblicano ma anche come candidato di questo partito.

La decisione è stata molto criticata da parte del partito, causando anche una scissione interna dei membri contrari a questa scelta.

TOM HOEFLING – AMERICA’S PARTY

L’America’s Party è un partito di destra ultraconservatrice e di posizioni populiste, nato nel 2008 da una scissione dal Constitution Party. Il suo candidato sarà Tom Hoefling, che già aveva corso nel 2012 ottenendo lo 0,03 per cento dei consensi.

Questo partito sarà sulle schede americane solo in Arkansas, Colorado e Florida.

MONICA MOORHEAD – WORKERS WORLD PARTY

Il Workers World Party è uno storico partito di orientamento comunista, attivo dal 1959. La candidata di questo movimento è Monica Moorhead, una storica attivista già candidatasi presidente nel 1996 e nel 2000.

Il partito sarà presente in New Jersey, Utah, Wisconsin e, con la formula del write-in, in Texas.

MIMI SOLTYSIK – PARTITO SOCIALISTA DEGLI STATI UNITI

Il Partito Socialista degli Stati Uniti oggi ha un ruolo estremamente marginale nella politica americana ma, nato nel 1973, è l’erede del Partito Socialista d’America, che ebbe risultati elettorali molto importanti nei primi decenni del Novecento.

Il candidato presidente sarà Mimi Soltysik, uno dei principali attivisti del partito, e potrà essere votato solamente in Colorado e Michigan.

JAMES HEDGES – PROHIBITION PARTY

Il Prohibition Party è un antichissimo partito nato nel 1896 e noto soprattutto, come dice il nome stesso, per la sua battaglia per proibire le bevande alcoliche che ebbe notevole successo all’inizio del Novecento.

Il partito nel frattempo non si è mai sciolto e ha continuato a esistere su posizioni conservatrici, continuando a presentare regolarmente candidati alle elezioni presidenziali ma raggiungendo percentuali estremamente ridotte.

Il candidato presidente quest’anno sarà James Hedges, ex addetto alle tasse di Thompson Township, in Pennsylvania, e potrà essere votato in Arkansas, Colorado e Mississippi.

FARLEY ANDERSON – INDEPENDENT AMERICAN PARTY

L’Independent American Party è un partito di orientamento paleoconservatore e di difesa dei valori cristiani, attivo dal 1968 in seguito a una scissione nello stato dello Utah dall’American Party e divenuto nel 1998 un partito di carattere nazionale.

Il candidato presidente sarà Farley Anderson, e potrà essere votato in New Mexico, Oregon e Utah.

CHRIS KENISTON – VETERANS PARTY OF AMERICA

Il Veterans Party of America è un partito che si occupa soprattutto della difesa dei diritti dei veterani di guerra nato nel 2013. Il candidato di questo partito è Chris Keniston e potrà essere votato in Colorado e Mississippi.

PETER SKEWES – AMERICAN PARTY OF SOUTH CAROLINA

Si tratta di un partito centrista attivo solamente nello stato della South Carolina (e che solo lì potrà essere votato). Il suo candidato sarà Peter Skewes, professore universitario presso la Clemson University.

MIKE MATUREN – AMERICAN SOLIDARITY PARTY

L’American Solidarity Party è un partito cristiano-democratico, a favore di un sistema sociale pubblico e contrario all’aborto e ai matrimoni omosessuali, attivo dal 2011. Il suo candidato presidente è Mike Maturen, e potrà essere votato in Colorado.

ROD SILVA – NUTRITION PARTY

Rod Silva è il proprietario di Muscle Maker Grill, una catena di ristoranti specializzata in fornire cibo sano. Questo imprenditore di origini portoghesi ha fondato un partito, il Nutrition Party, per candidarsi presidente degli Stati Uniti con un programma basato sul cibo sano e in favore della salute degli americani.

Lo slogan di Silva, sulla falsariga di “Make America great again” di Donald Trump è “Make America healthy again” (rifacciamo sana l’America). Silva sarà sulle schede solamente in Colorado.

JERRY WHITE – SOCIALIST EQUALITY PARTY

Il Socialist Equality Party è un partito comunista di orientamento trotzkista attivo dal 1966. Il partito non è mai andato oltre lo 0,02 per cento dei voti, e in quest’occasione potrà essere votato solo in Louisiana.

Il candidato presidente è Jerry White, già in corsa alle elezioni del 2008 e 2012, giornalista per il World Socialist Web Site.

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