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Home » Esteri

Per Bashar al-Assad la città di Aleppo è la chiave per vincere la guerra in Siria

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Il presidente siriano è stato intervistato da un tabloid russo al quale ha dichiarato che dall'assedio della città si arriverà alla liberazione di tutto il paese

“La città di Aleppo dev’essere ripulita dai terroristi”. Lo ha dichiarato il presidente siriano Bashar al-Assad in un’intervista al quotidiano russo Komsomolskaya Pravda, pubblicata venerdì 14 ottobre. “Inoltre, Aleppo sarà il nostro trampolino di lancio per poter respingere i terroristi di nuovo in Turchia o ucciderli”. 

Per Assad, la città siriana rappresenta la chiave per respingere verso il confine turco quelli che lui considera terroristi. Il presidente siriano ha parlato chiaramente di “pulizia” della città dove oltre 250mila persone vivono ancora sotto assedio e costantemente oppresse dal timore di bombardamenti da parte delle forze governative.

“Bisogna fare pulizia. È necessario continuare a bonificare la provincia di Idlib. O si respingono i terroristi in Turchia, da dove provengono, oppure li si uccide. Non ci sono alternative. E Aleppo sarà un trampolino importante nell’attuazione di questa mossa”, ha sottolineato con forza il presidente siriano.

Assad ha poi dichiarato che una vittoria ad Aleppo permetterebbe all’esercito siriano di liberare altre aree del paese “dai terroristi”. Nel corso della lunga intervista al tabloid russo, il presidente ha poi precisato come Aleppo non fosse più la capitale industriale della Siria da lungo tempo, ma che riprenderne il controllo avrebbe fornito importanti vantaggi politici e strategici. 

(Qui sotto l’intervista in versione integrale al presidente siriano Bashar al-Assad. Credit: YouTube)

Intanto nei quartieri a est di Aleppo si continua a morire. I soccorritori e il personale medico locale ha reso noto che le operazioni militari condotte nell’ultima settimana dalle forze governative siriane, con il supporto degli aerei militari russi, hanno ucciso 150 persone. 

Giovedì 13 ottobre, gli attacchi aerei hanno provocato la morte di 13 persone nei distretti di Aleppo in mano ai ribelli di al-Kalaseh, Bustan al-Qasr e al-Sakhour, secondo quanto riferito da un funzionario della difesa civile. 

Il numero crescente delle vittime nella città siriana, dove molti edifici sono stati ridotti in macerie o gravemente danneggiati, hanno scatenato una reazione a livello internazionale e una rinnovata spinta verso una risoluzione diplomatica della crisi, con un nuovo incontro fra il segretario di Stato americano John Kerry, e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov il 15 ottobre a Losanna, in Svizzera.

L’offensiva lanciata dalle forze governative siriane che hanno circondato le aree a est di Aleppo ha provocato una protesta a livello internazionale di un certo numero di paesi che accusano Washington e Mosca di crimini di guerra, in connessione con gli attacchi contro le strutture mediche e i convogli umanitari diretti verso la città. 

Dopo un breve periodo di relativa calma, gli attacchi aerei e i bombardamenti si sono intensificati. Nel frattempo, il governo di Damasco ha approvato un piano delle Nazioni Unite per consentire ai convogli di aiuti umanitari di arrivare nelle zone sotto assedio della Siria, fatta eccezione per Aleppo. 

Nell’intervista, il presidente siriano ha poi parlato della Siria come teatro della storica rivalità fra l’Arabia Saudita e l’Iran e ha ricordato a tal proposito come “in cambio della rottura con l’Iran, l’Arabia Saudita sarebbe stata pronta a sostenerci. Dopo l’inizio del conflitto, ci arrivò una proposta diretta da Riad che consisteva nella decisione da parte nostra di rompere i rapporti con Teheran. Solo così sarebbero stati pronti ad aiutarci”.

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