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Home » Esteri

La preside di New York che recluta gli studenti di Harlem per strada

Immagine di copertina

Lisette Caesar è la fondatrice di una scuola a East Harlem dove 9 studenti su 10 vivono in estrema povertà. Da anni si batte per rendere l'istruzione accessibile a tutti

NEW YORK – Avrebbe potuto aspettare l’arrivo delle iscrizioni dietro la scrivania, invece pur di riempire le classi ha deciso di adoperarsi in prima persona.

S&D

Così tutte le mattine, volantini in mano e passo spedito, la preside Lisette Caesar esce dalla Mosaic Preparatory Academy, la scuola elementare che ha fondato 9 anni fa nella zona Est di Harlem, cammina per il vicinato e cerca di reclutare nuovi studenti.

Il suo impegno ha incrementato molto le performance della scuola negli anni, un istituto in cui il 95 per cento degli studenti vive sotto il livello di povertà. La stessa Lisette è stata indicata come figura esemplare dal Dipartimento dell’Educazione di New York. 

Nonostante questo, però, alla Mosaic Preparatory Academy ci sono ancora diversi banchi vuoti: la scuola può accogliere fino a 425 studenti e ad oggi gli iscritti sono solo 300.

“Dall’inizio dell’estate abbiamo reclutato 40 nuovi alunni”, sottolinea la preside. “Da qui a settembre conto che riusciremo a iscriverne altri 50”.

Ogni mattina Lisette va incontro a tutti coloro che le passano accanto. “Conoscete la Mosaic Preparatory Academy?” chiede d’un fiato mostrando uno dei 200 volantini che distribuisce giornalmente.

“Siamo una delle migliori scuole della zona”. Qualcuno si ferma, sorpreso, ascolta con attenzione, e uno o due giorni dopo torna per ultimare l’iscrizione del figlio.

Negli anni, racconta Lisette, la comunità della zona è cambiata, i prezzi degli affitti si sono alzati, molte famiglie sono state costrette a trasferirsi, così il numero degli studenti è progressivamente calato.

“Il mio intento è dare ai nuovi arrivati informazioni sulla scuola”, dice la preside. “Vorrei che iscrivessero qui i propri figli. La Mosaic Preparatory Academy è cresciuta molto in questi anni”.

Di recente la scuola ha ricevuto un premio per le buone pratiche nell’uso della tecnologia e il rendimento complessivo degli studenti ha raggiunto gli standard richiesti dal Dipartimento dell’Educazione di New York.

“Le scuole pubbliche ottengono finanziamenti sulla base del numero degli studenti”, aggiunge il vice preside Jorge Moore.

“Più studenti significano più risorse, più risorse consentono di offrire ai ragazzi maggiori opportunità e programmi migliori, è un circolo. In questo quartiere ci sono diverse charter schools, scuole pubbliche indipendenti che ricevono finanziamenti anche da organizzazioni facoltose e quindi hanno risorse ben maggiori delle nostre a disposizione. Dobbiamo competere con loro nel reclutamento degli studenti”.

Per trovare fondi necessari a garantire certi standard ai suoi studenti e alle loro famiglie, Lisette organizza eventi di raccolta fondi in casa propria, passa molto del suo tempo a compilare domande e stringere partnership con altri istituti e realtà locali.

In questo modo è riuscita a garantire ai ragazzi tutto il necessario per studiare, zaini compresi, e a tenere aperta la scuola per sei giorni a settimana, offrendo agli alunni l’opportunità di partecipare ad attività ricreative e ai loro genitori di prendere parte a corsi di formazione.

Grazie ai finanziamenti ricevuti la preside ha fatto sistemare il campo da basket e quello di calcetto, mentre le lezioni di musica sono offerte da volontari di un coro di Broadway.

Gli sforzi di Lisette non sono mansioni previste da contratto. “È il mio modo di intendere questo lavoro”, dice la preside. “Il mio obiettivo è garantire un’educazione completa agli alunni che frequentano questo istituto. Ognuno deve essere in grado di realizzare se stesso. Le condizioni esterne non devono essere un limite alle proprie possibilità”.

La sua vicenda personale in questo è esemplare. Nata e cresciuta a New York (a Brooklyn), la prima di tre figli cresciuti con una madre single, Lisette ha vissuto sotto la soglia della povertà ma è riuscita ugualmente a diplomarsi, a prendere una laurea e ora sta proseguendo il suo dottorato in Scienze della Formazione. “Ho avuto molto da questa comunità – dice – e sento il desiderio di restituire indietro quanto ho ricevuto”.

“Per Lisette la scuola non è un posto di lavoro, qui al Mosaic c’è una vera famiglia”, dice Jasmin Carasquillo, madre di due ragazzi iscritti alla Mosaic Preparatory Academy.

“Ammiro molto la sua dedizione, negli anni si è data molto da fare per garantire alti standard nell’educazione dei nostri figli. Ha fatto in modo che avessero accesso ad attività che noi genitori, come molti altri che abitano in questa zona, non potevamo permetterci per loro”.

Lisette Caesar è un caso isolato nel panorama del sistema scolastico pubblico di New York, anche se c’è chi crede che la sua vicenda personale rappresenti invece un trend in crescita inevitabile.

David Bloomfield, professore di sistemi educativi al Brooklyn College e alla City University of New York, sottolinea un crescente livello di competitività tra i professori nel sistema scolastico, sin dai primi livelli di istruzione. “Prima si sceglieva di mandare il figlio nella scuola più vicina alla propria abitazione”, spiega Bloomfield.

“Da qualche anno le cose sono cambiate. Lo School Choice Movement consente ai genitori di scegliere la scuola non solo in base allo stradario ma anche all’offerta scolastica e all’appeal del singolo istituto”.

Nel frattempo si sono moltiplicate le charter school, scuole che dispongono di buone risorse da dedicare alla formazione ma anche alla promozione.

“La mobilità degli studenti è quindi aumentata. Per questo, tra gli istituti, la ricerca di nuovi iscritti si è fatta più serrata e maggiore l’impegno profuso non solo volto a incrementare le performance scolastiche ma anche il numero effettivo degli studenti”, conclude Bloomfield.

* A cura di Lucia Pecorario, da New York 

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