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Cosa è successo il 16 maggio nel mondo

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Un riassunto semplice e chiaro di quello che è successo oggi nel mondo

Colombia: nel corso dei colloqui di pace all’Avana, il governo colombiano ha raggiunto un accordo per la liberazione dei bambini soldato reclutati fino ad oggi dal gruppo ribelle armato delle Farc. In particolare la priorità è stata data ai ragazzi di età inferiore ai 15 anni, che saranno trattati come vittime di guerra e saranno perdonati nei casi in cui la legge colombiana lo consenta. L’accordo riguarderà anche i combattenti minori di 18 anni, e i ragazzi saranno restituiti alle famiglie quando sarà possibile.

-Italia: nel corso di undici operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale operativa della Guardia Costiera sono stati salvati nel canale di Sicilia 1.153 migranti. L’operazione di salvataggio è stata condotta da navi di diverse nazioni.

– Polonia: migliaia di manifestanti favorevoli e contrari all’aborto sono scesi in strada in Polonia, in risposta alla linea abolizionista del partito di governo Diritto e Giustizia (PiS). Il primo ministro Beata Szydlo e il leader della maggioranza Jaroslaw Kaczynski, come promesso durante la campagna elettorale dello scorso anno, vogliono infatti promulgare una legge che vieti l’aborto in ogni circostanza. In Polonia, l’aborto è già regolato in modo restrittivo da un compromesso del 1993 tra politica e Chiesa cattolica, da sempre molto influente nel paese. L’attuale legge prevede infatti la possibilità dell’interruzione della gravidanza solo nei casi di violenza sessuale, incesto, rischio di salute per la madre o grave deformazione del feto.

– Filippine: il neo eletto presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte soprannominato “il castigatore”, ha annunciato di voler reintrodurre la pena di morte per combattere il crimine organizzato. Nel paese la pena capitale era stata abolita nel 2006.

– Siria: l’inviato speciale degli Stati Uniti per la coalizione internazionale anti-Isis, Brett McGurk, ha dichiarato che il califfato è ormai in crisi, e che non ha conseguito vittorie significative dalla conquista della città di Ramadi un anno fa, poi di nuovo persa nel dicembre 2015.

– Colombia: otto tonnellate di cocaina per un valore di 240 milioni di dollari sono stati scovati dalle forze dell’ordine in una piantagione di banane vicino alla città di Turbo, sulla costa nordoccidentale della Colombia. Secondo la polizia colombiana, la cocaina apparteneva al clan Usuga, e circa 1,5 tonnellate divise in panetti erano già pronte ad essere esportate. Tre persone sono state arrestate durante l’operazione, mentre altre tre sono riuscite a fuggire, ha fatto sapere la polizia.

– Libia: gli Stati Uniti e le altre potenze della coalizione internazionale si dicono pronti ad armare il governo libico nella lotta all’Isis e ad altri gruppi estremisti. I ministri degli Esteri di Stati Uniti, di altri paesi europei e mediorientali si sono incontrati a Vienna per adottare una strategia anti-Isis comune in Libia. In particolare, durante il meeting presieduto dal segretario di Stato americano John Kerry e dal ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, si è discusso di come aiutare il governo di Fayez Al Sarraj nella lotta ai gruppi islamisti radicali.

– Sudafrica: il tribunale di Johannesburg ha dato il via libera alla creazione di una class action che rappresenterà quasi mezzo milione di lavoratori affetti da malattie polmonari. La decisione è arrivata all’unanimità dal giudice Phineas Mojapelo, il quale ha sottolineato che i lavoratori morti dopo aver contratto la silicosi e la tubercolosi avranno diritto a un risarcimento e che le società minerarie saranno ritenute responsabili delle proprie azioni. Sul banco degli imputati saranno così chiamate le principali società minerarie e i più grandi produttori di lingotti d’oro in tutto il mondo, come l’Anglo American e l’AngloGold Ashanti, il primo produttore di lingotti dell’Africa. 

– Iran: le autorità iraniane hanno arrestato otto persone con l’accusa “diffondere messaggi immorali” per aver pubblicato sui social network foto di donne senza velo. Le autorità hanno visionato 300 account sui social media e identificato 170 persone accusate di diffondere messaggi immorali.

– Cina: nel cinquantesimo anniversario della Rivoluzione culturale di Mao Zedong che gettò la Cina in un decennio di caos, Pechino ha imposto un velo di silenzio su questo periodo cruciale della storia. 


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