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Home » Esteri

Il popolo indigeno sami vince la sua battaglia contro la Svezia

Immagine di copertina

La corte svedese ha deciso in favore dei Sami, che avranno il controllo della caccia e della pesca nel territorio del villaggio di Girjas, nel circolo polare artico

La corte distrettuale della provincia svedese di Gallivare ha emanato una sentenza storica che pone fine a una battaglia per la terra durata oltre 30 anni, portata avanti dal popolo nomade dei Sami.

S&D

Infatti, la sentenza conferisce al villaggio sami di Girjas, situato nel nord della Svezia, all’interno del circolo polare artico, il pieno controllo sulle attività di caccia e pesca dell’area.

“Si tratta di un passo simbolico verso il riconoscimento dei diritti dei Sami, e ci auguriamo che questo verdetto possa plasmare le scelte future sulle questioni relative ai Sami in Svezia. Il nostro obiettivo principale era appunto questo”, ha dichiarato Åsa Larsson Blind, vice presidente del Comitato sami, che rappresenta il popolo sami in Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia.

Dopo una lunga battaglia, durante la quale l’Associazione dei Sami svedesi ha coinvolto la commissione europea e la corte dei diritti umani, il caso è approdato alla corte svedese nel 2015.

I Sami sono l’unica popolazione autoctona della Svezia. Tuttavia, i legali dello stato avevano sostenuto l’irrilevanza della questione indigena. “La Svezia non è sottoposta ad alcun obbligo internazionale di riconoscere diritti speciali al popolo sami, che siano indigeni o meno”, avevano dichiarato.

In una lettera aperta, 59 ricercatori, inclusi etnografi e antropologi del Centro di ricerca sami dell’Università di Umeå, hanno condannato gli avvocati per l’utilizzo di una “retorica della biologia della razza” che rivela una “sorprendente ignoranza delle condizioni storiche”.

Il procuratore generale, Anna Skarhed, aveva difeso la posizione legale dello stato nel 2015 dicendo che “non vi è dubbio che i Sami siano una popolazione indigena, ma non è questo il punto”. La cantante e artista svedese di etnia sami Sofia Jannok, ha scritto: “Lo stato vuole cancellarci dalla storia”.

Larsson Blind ha detto di essere sollevata che la corte non si sia fatta ingannare dal “discorso colonialista” dei rappresentati dello stato. “Dopo aver ascoltato il linguaggio sprezzante usato in aula, molte persone di etnia sami si sentiranno rincuorate da questo verdetto”, ha dichiarato Larsson Blind.

Anche se il caso ha riguardato un’area geografica piuttosto ridotta, esso è il risultato di una frustrazione più generale riguardo il fatto che le questioni sami non vengono risolte in sede di dibattito politico, dove si trascinano all’infinito senza mai raggiungere una conclusione, ha aggiunto Blind.

Tuttavia, la stessa Larsson Blind ha notato che la difesa dello stato può ancora ricorrere in appello, il che significa che il caso potrebbe trascinarsi ancora per alcuni anni.

Nell’accogliere il verdetto, il capo villaggio di Girjas, Matti Berg, ha dichiarato alla stampa: “È stata una lunga lotta e ne siamo usciti vincitori. Sono molto felice e sollevato”. Berg era stato minacciato di ritorsioni dopo che il caso era stato instaurato nel 2015.

Alcuni cittadini svedesi, però, sono circospetti. “Il prossimo passo saranno restrizioni sulle slitte e sulla caccia all’alce”, ha detto Robert Björk, un cacciatore di Kiruna.

“La sentenza della corte è preoccupante per i cacciatori di queste parti, ma immagino che il verdetto verrà impugnato”, ha dichiarato Birgitta Isaksson, membro dell’Associazione dei cacciatori svedesi, alla Svt, la televisione svedese.

La Svezia non registra l’etnia dei suoi cittadini, perciò non si conoscono i numeri esatti, tuttavia si ritiene che circa 20mila Sami risiedano nel paese, dei quali una minoranza pratica ancora lo stile di vita tradizionale dei mandriani di renne. La lingua sami è stata riconosciuta ufficialmente come lingua minoritaria nel 2000.

I Sami svedesi stanno anche lottando contro i progetti della compagnia britannica Beowulf Mining di estrarre minerale di ferro nel profondo nord del paese. “Il verdetto non ha influenza diretta sui progetti di estrazione, ma è un piccolo pezzo del puzzle per far sì che i diritti territoriali dei Sami siano riconosciuti, così che possiamo dire la nostra sull’attività mineraria”, ha detto Blind.

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