Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 13:03
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La prima squadra automobilistica femminile della Palestina

Immagine di copertina

Un documentario racconta la storia e le sfide delle prime cinque donne pilota della Palestina

In Palestina è nata la prima squadra di corse automobilistiche composta interamente da donne pilota. 

S&D

Sono cinque: Mona Ali, 29 anni, di Ramallah, una delle prime donne pilota del Paese; Marah Zahalka, 23 anni, campionessa di corse automobilistiche già da quattro anni; Noor Dauod, 25 anni, di Gerusalemme, molto determinata a farsi valere sulle piste; e infine Betty Saadeh, 35 anni, di Betlemme, l’unica del gruppo a provenire da una famiglia di piloti di successo. 

La regista libano-canadese Amber Fares ha girato un documentario su di loro, Speed Sisters, recentemente presentato al Festival Internazionale di Sheffield, nel Regno Unito. Amber Fares ha voluto raccontare la vita e le sfide che le componenti del gruppo hanno dovuto affrontare per integrarsi in un mondo sportivo – quello delle corse automobilistiche – a maggioranza maschile. 

Ali, una delle cinque donne pilota della squadra, ha raccontato di aver sempre avuto una passione per le gare di corsa, sin da quando era piccola. A 16 anni, quando era ancora troppo giovane per poter guidare, prendeva in prestito la macchina della sorella e gareggiava a Ramallah di notte, con le strade erano deserte. 

È stata la prima donna a unirsi alla federazione di corsa automobilistica palestinese, nel 2005. “Ho detto loro che avrei continuato a pilotare, che gli piacesse o meno.” E così ha fatto.

Quando altre donne si sono unite alla federazione, con il passare degli anni, sono diventate una presenza fissa nel mondo delle corse automobilistiche – sport sempre più popolare nel Paese. 

Nella foto qui sotto, Betty Saadeh, membro della prima squadra automobilistica femminile palestinese. Credit: The Guardian

Anche il direttore sportivo del gruppo, Maysoon Jayyusi, è una donna. Originaria di Gerusalemme, Maysoon ha detto di essersi appassionata alle gare automobilistiche a causa delle lunghe ore trascorse tra il traffico e i posti di controllo stradali in Cisgiordania. 

“Quando abbiamo cominciato a gareggiare ci guardavano come se fossimo alieni arrivati dallo spazio”, ha detto Maysoon. “Ma non ci siamo lasciate intimorire. Abbiamo dimostrato di essere in grado di competere con gli uomini, e adesso abbiamo anche dei fan, che ci incoraggiano e sponsorizzano”.

Nella foto qui sotto, il pubblico assiste a una gara automobilistica in Palestina. Credit: The Guardian 

La corsa automobilistica è uno sport estremamente caro. Oltre all’acquisto delle macchine, infatti, vanno inclusi nei costi da sostenere per praticarlo anche la continua manutenzione dei veicoli, le riparazioni, e ovviamente l’allenamento dei piloti. Per questo, nonostante i sacrifici economici delle loro famiglie, le Speed Sisters non possono permettersi l’acquisto di veri e propri veicoli da corsa, e sono costrette a modificare normali macchine da strada per gareggiare contro le squadre maschili.

Inoltre in Cisgiordania, dove la squadra vive e si allena, non sono presenti circuiti per corse automobilistiche. Anche in questo caso, le squadre sono costrette ad arrangiarsi per riuscire a gareggiare tra loro, utilizzando per le corse del weekend piazze del mercato e piste d’atterraggio inutilizzate.

Qui sotto, il video del trailer di Speed Sisters, il documentario di Amber Fares.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Israele richiama due battaglioni di riservisti da inviare nella Striscia. Cisgiordania, Idf: "Uccisa una donna palestinese che ha tentato di accoltellare alcuni soldati". Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano
Ti potrebbe interessare
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Israele richiama due battaglioni di riservisti da inviare nella Striscia. Cisgiordania, Idf: "Uccisa una donna palestinese che ha tentato di accoltellare alcuni soldati". Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini
Esteri / Influenza aviaria, la preoccupazione dell’Oms per la trasmissione tra umani