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Nessuna notizia delle studentesse rapite in Nigeria

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Un anno fa 276 ragazze venivano rapite da Boko Haram. 219 di loro sono ancora nelle mani dei rapitori. La mobilitazione continua

Esattamente un anno fa, nella notte tra il 14 e il 15 aprile, le milizie armate del gruppo Boko Haram fecero irruzione nel dormitorio di una scuola di Chibok, nelle regioni nordest della Nigeria e rapirono 276 studentesse.

S&D

<>Una tragedia che ha sconvolto il Paese, ma che ha provocato anche lo sdegno e la mobilitazione internazionale, grazie al sostegno di personaggi della politica e dello spettacolo. La campagna BringBackOurGirls (‘ridateci le nostre ragazze’) ha visto, tra gli altri, l’adesione del Premio Nobel Malala Yousafzai, della first lady statunitense Michelle Obama, e di Papa Francesco.

Oggi, a un anno di distanza, la mobilitazione continua. Per riportare le studentesse a casa, diverse organizzazioni internazionali hanno promosso una marcia nella capitale della Nigeria, Abuja, e una mobilitazione globale per non dimenticarle; NottobeForgotten è un altro degli hashtag che stanno circolando in rete in queste ore; nel primo anniversario del rapimento si moltiplicano in tutto il mondo i messaggi e le manifestazioni di solidarietà.

“Voglio credere e pensare che le ragazze di Chibok siano vive; devono tornare a casa”– ha dichiarato Amina J. Mohammed, Special Adviser del Segretariato Generale Ban Ki Moon, nigeriana di origine, intervistata il 7 aprile da Adnkronos nel corso di un evento organizzato da ActionAid Italia a Roma.

Dal giorno del rapimento, 57 ragazze sono riuscite a fuggire, ma delle altre ragazze non si sa più nulla. Dopo le dichiarazioni dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Ra’ad Al Hussein, si temeva che le ragazze potessero essere state uccise.

Il neopresidente nigeriano, Mohammadu Buhari, ha poi dichiarato: “oggi non sappiamo se le ragazze di Chibok possono essere salvate, non sappiamo dove si trovano”.

Lo scorso settembre erano circolate voci di un’intesa tra il governo (l’allora Presidente era Goodluck Jonathan, criticato per non aver fatto abbastanza per liberare le ragazze) e il gruppo terrorista. Poi, dopo il video shock diffuso dallo stesso gruppo terrorista, non si è più saputo nulla delle ragazze.

Ifeoma Charles-Monwuba, capo dei programmi di ActionAid in Nigeria, che ha dato vita ad una mobilitazione, coinvolgendo tutti i Paesi delle Federazione ActionAid, racconta: “Il rapimento delle ragazze di Chibok ha gettato nella disperazione intere famiglie, per non parlare di quello che è accaduto alle ragazze stesse.

La risposta del governo nigeriano è stata inadeguata: sono state ignorate le richieste dei cittadini ad essere protetti. Nelle ultime otto settimane possiamo dire che qualche passo in avanti è stato fatto nel respingere gli i terroristi e le violenze di Boko Haram, ma non sappiamo cosa il governo stia facendo per ritrovare le ragazze”.

In questo anno ActionAid ha più volte evidenziato la “fuga dai banchi di scuola”, provocata dal panico e dal terrore dei possibili attacchi dei miliziani nel nord del Paese, e ha raccolto interviste dei parenti delle ragazze; secondo il governatore dello stato di Borno, dal 2011 almeno 176 insegnanti sono stati uccisi negli attacchi dei miliziani e 900 scuole distrutte.

I dati diffusi oggi da Amnesty International, parlano di oltre duemila donne e ragazze rapite solo dall’inizio del 2014, costrette a subire abusi e violenze di ogni genere, ad essere arruolate nelle milizie, o impegnate in attacchi suicidi.

“In tutto il Paese i genitori hanno iniziato ad aver paura a lasciare andare le loro figlie, e in realtà anche i loro figli, a scuola” – continua Ifeoma Charles-Monwuba – “ma il diritto all’istruzione deve essere garantito ad ogni bambino nigeriano. La Nigeria ha eletto da poco un nuovo presidente che entrerà in carica a partire da maggio.

Il neoeletto Muhammadu Buhari ha condotto una campagna elettorale incentrata su come migliorare e garantire la sicurezza del Paese e lui stesso ha promesso di salvare le ragazze di Chibok. Ma non possiamo fidarci ciecamente delle sue promesse elettorali; è indispensabile mantenere viva l’attenzione dei media e della comunità internazionale.”

In occasione dell’anniversario del rapimento di Chibok, un rapporto di Unicef, dal titolo “Missing Childhoods”, lancia l’allarme:a causa del conflitto nel nord della Nigeria tra Boko Haram, le forze militari e i gruppi di autodifesa civile, circa 800mila bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie case.

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