Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:09
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La traversata della morte

Immagine di copertina

Nel 2013 sono stati ritrovati 169 corpi di migranti morti nel deserto messicano mentre cercavano di raggiungere gli Stati Uniti

Rafael Gomez compie 30 anni il prossimo 11 di ottobre, vive felicemente nella città di Veracruz, in Messico, e ha una bambina di due anni dal doppio passaporto, americano e messicano.

S&D

Ha un volto allegro, intensi occhi neri che non lasciano trasparire il suo passato da immigrato illegale e le tre volte in cui ha passato il confine verso gli Stati Uniti.

La storia di Rafael è simile a quella di migliaia di migranti che ogni giorno passano la frontiera più famosa del mondo, quella tra Messico e Stati Uniti, dove si conta il maggior numero di attraversamenti illegali stimato in più di un milione ogni anno. L’impossibilità di trovare lavoro e condizioni di vita dignitose spinge ancora oggi molti, per lo più messicani e centroamericani, a passare il confine in cerca del grande sogno americano.

Dopo il rafforzamento dei controlli sono sempre di più coloro che non riescono a passare e vengono detenuti alla frontiera o rimandati a casa. Secondo l’ufficio di Aduanas y Proteccion Fronteriza de Estados Unidos, sono circa 415mila ogni anno gli immigrati detenuti e rimandati a casa dopo aver cercato di attraversare illegalmente la frontiera. La traversata può durare diversi giorni e a causa delle conseguenze climatiche e della pressione psicologica molti non sopravvivono.

Il cugino di Rafael fu abbandonato nel deserto da los polleros. Così vengono chiamati coloro che organizzano le tratte di immigrati e che, sempre più spesso, dopo aver ricevuto la somma stabilita, abbandonano decine di migranti chiusi in camion in mezzo al deserto. Donne e bambini talvolta muoiono asfissiati e solo i più giovani riescono a resistere se la migra, come è conosciuta la polizia di frontiera americana, se ne accorge.

“È una prova fisica prima che mentale”, continua Rafael. L’ultima volta che lui ha passato il confine è stato attraverso il deserto, la via più rischiosa. Solo nel 2013 sono stati ritrovati resti di 169 corpi, in aumento rispetto ai 157 dell’anno precedente.

All’inizio l’adrenalina è alta: la prospettiva di una vita diversa e migliore è quello in cui sperano tutti i migranti. “Ho perso molti cumpañeros dei 35 con cui ero partito dallo stato di Oaxaca e nell’ultimo tratto del deserto, dopo essere stati lasciati a El Paso, tra Chihuahua e New Mexico eravamo rimasti in tre. Siamo stati quattro giorni senza acqua né cibo e la vista iniziava ad annebbiarsi. Non sono arrivato all’ultimo gesto disperato di bere i miei liquidi, ma sono stato fortunato perché alla sera del quarto giorno abbiamo trovato comida enterrada”. Si tratta di cibo a lunga conservazione, per lo più tonno e fagioli, che vengono interrati nel deserto da alcune organizzazioni non governative e volontari in soccorso ai migranti.

Rafael è riuscito, nonostante i numerosi tentativi falliti già alla frontiera, a passare il confine tre volte. Dopo quattro anni nel Kansas, nel 2011 è stato espulso dalle autorità statunitensi e rimandato in Messico per l’ultima volta. “Non è permesso portarsi via nemmeno uno zaino, tutto ciò che si costruisce in anni di durissimo lavoro rimane negli Stati Uniti”, racconta Rafael.

L’ultima volta che lo hanno deportato stava lavorando come giardiniere in un campo da golf e ci fu un’ispezione da parte delle autorità. “Se non avessi alzato la testa al richiamo ‘Rafael Gomez’ forse sarei ancora lì, ma l’istinto di rispondere al proprio nome non conosce prudenza. Era l’ora della comida, diedi un’ultima mordida al panino e dissi: andiamo”.

Dopo essere già stato deportato due volte, Rafael ha preferito non passare altro tempo nelle difficili carceri della frontiera (si tratta di giorni, settimane o mesi a seconda di quanto ci mettono i controlli delle autorità americane) e decise di firmare i documenti per imbarcarsi sul primo volo che quello stesso giorno lo riportò in Messico.

La prima volta gli fu negato l’ingresso negli Stati Uniti per 5 anni, la seconda per 15. Questa volta per 20. Nel 2012 è nata la sua bambina, che però non potrà accompagnare dalla famiglia materna che vive negli Usa per i prossimi 17 anni.

“Non tornerei indietro”, afferma con sicurezza Rafael. “Il motivo per cui molti rischiano la vita pur di passare quel maledetto confine è trovare un lavoro e la possibilità di costruirsi una famiglia e un futuro. Ora ho tutto quello per cui ero partito”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini