Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:09
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Chi c’è dietro l’Isis?

Immagine di copertina

Cresce l'opinione, secondo molti in Iraq, che gli Usa stiano usando l'Isis come scusa per intervenire di nuovo in Medioriente

Da più di un mese a questa parte, gli Stati Uniti hanno dato il via a un’escalation di bombardamenti contro gli estremisti dello Stato Islamico. Ma questo sembra aver fatto ben poco per mettere a tacere le teorie complottiste che tutt’ora rimbalzano dalle strade di Baghdad fino ai piani alti del governo iracheno, e che sostengono che la Cia si nasconda segretamente dietro agli stessi estremisti che ora sta attaccando.

S&D

“Sappiamo chi ha creato Daesh” (abbreviazione in arabo che si riferisce all’Isis) ha detto il vice primo ministro iracheno Bahaa al-Araji, intervenuto durante una manifestazione organizzata dal leader religioso sciita Moqtada al-Sadr lo scorso sabato per dissuadere gli Stati Uniti dall’inviare truppe di terra in Iraq.

A margine dell’evento della scorsa settimana, lo stesso Sadr ha pubblicamente incolpato la Cia di aver creato lo Stato Islamico. Le interviste svolte in quell’occasione rivelano come la maggior parte dei partecipanti – alcune migliaia in tutto – e diverse dozzine di parlamentari siano della stessa opinione (Sadr è considerato vicino all’Iran, altro luogo dove questa teoria è particolarmente popolare).

Quando un giornalista americano ha chiesto a Bahaa al-Araji se anche lui ritenesse la Cia responsabile di aver creato lo Stato Islamico, quest’ultimo non si è sbilanciato. “Non lo so, io sono soltanto un pover’uomo”, ha detto Araji in un inglese perfetto, arretrando rapidamente verso la portiera di un suv con tanto di chaffeur. “Ma siamo molto timorosi. Grazie!”

La teoria del complotto tra Cia e Stato Islamico è fonte di forti dubbi circa il ritorno dei militari americani in Iraq più di 10 anni dopo l’invasione del 2003. In più, il fatto che anche un’alta carica del governo iracheno abbia espresso con nonchalance il proprio supporto a una teoria del genere dimostra quanto il nuovo governo di Baghdad si potrà rivelare un alleato scomodo per la coalizione guidata dagli americani contro i militanti islamici.

Lo Stato Islamico, conosciuto anche con l’acronimo Isis, ha conquistato molte delle province sunnite nel nordest dell’Iraq, anche grazie all’alienazione di molti residenti dal governo di maggioranza sciita dell’ex primo ministro Nuri Kamal al-Maliki. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha insistito ripetutamente che un eventuale intervento delle forze militari americane contro l’Isis sarebbe dipeso dall’instaurazione di un governo maggiormente inclusivo a Baghdad, anche se il via libero ai bombardamenti è avvenuto prima che l’organico governativo venisse completato.

Il parlamento, infatti, non ha ancora confermato le nomine per le cariche cruciali di ministro della Difesa e degli Interni, in parte a causa di mancati accordi tra le fazioni sunnite e quelle sciite. Secondo i media iracheni, il processo di assegnazione delle cariche potrebbe richedere più di un mese.

La manifestazione di sabato scorso è solo l’ultimo di una serie di segnali inviati da parte della leadership sciita, in particolar modo da quelle fazioni considerate vicine all’Iran, e che mirano a scoraggiare un intervento “boots on the ground” dei militari americani. Obama ha promesso di non inviare truppe da combattimento, ma non è riuscito a convincere gli iracheni. “Non ci fidiamo di lui”, ha detto Raad Hatem, 40 anni.

Haidar al-Assadi, suo coetaneo, è d’accordo. “L’Isis è una creazione statunitense. Gli Stati Uniti stanno intervenendo nuovamente usando come scusa lo Stato Islamico”.

Le milizie sciite e volontari, secondo Assadi, stavano già rispondendo alla chiamata da parte dei leader religiosi per difendere l’Iraq dallo Stato Islamico, senza bisogno di aiuti da parte degli Stati Uniti. “Noi siamo così”, ha detto, aggiungendo che le stesse forze irachene già attive nel combattimento contro l’Isis si sarebbero anche battute per tenere gli americani fuori dal Paese. “La ragione principale per cui Obama dice di non voler invadere l’Iraq di nuovo è perchè conosce la resistenza islamica” delle milizie sciite “e non vuole perdere un singolo soldato”.

Da parte sua, il leader dell’Isis domenica scorsa ha sfidato il mondo a fermare la sua avanzata.

“I complotti degli ebrei, dei cristiani, degli sciiti e di tutti i regimi tirannici nei Paesi musulmani non sono stati in grado di far cambiare corso allo Stato Islamico”, ha dichiarato Abu Bakr al-Baghdadi attraverso una registrazione audio diffusa su internet, usando in termini dispregiativi il gergo islamico antico.

“Il mondo intero ha visto l’impotenza dell’america e dei suoi alleati di fronte a un gruppo di fedeli”, ha detto Baghdadi. “La gente adesso realizza che la vittoria è stata mandata da dio, e che nulla potranno gli eserciti e i loro arsenali”.

Alla manifestazione a Baghdad in molti hanno espresso un parere positivo riguardo ai bombardamenti contro lo Stato Islamico, ma non per quanto riguarda l’intervento di truppe americane sul territorio iracheno, una posizione supportata anche dal leader religioso sciita Moqtada al-Sadr. Molti dei 30 parlamentari iracheni – su un totale di 328 seggi – appoggiati da al-Sadr hanno partecipato alla manifestazione.

I supporter di Sadr si schierano contro l’ex premier Maliki, e in molti durante la manifestazione non hanno mancato di criticare il precedente governo per gli errori commessi, tra cui il fallimento nel creare un esercito su cui poter fare affidamento. “Avevamo un buon esercito, che fine ha fatto?”, si chiede il 35enne Waleed al-Hasnawi. “Maliki gli ha dato tutto, ma loro hanno semplicemente abbandonato il campo di battaglia”.

Quasi nessuno tuttavia incolpa Maliki di aver alienato la minoraza sunnita e di aver chiuso un occhio davanti agli abusi perpetrati dalla maggioranza sciita nelle forze dell’ordine, come sostengono le autorità americane.

Secondo Omar al-Jabouri, un musulmano sunnita di 31 anni che abita in un quartiere principalemente sciita di Baghdad, Maliki ha alienato la maggior parte degli iracheni, indipendentemente dalla loro setta di appartenenza.

“Lui non ha escluso e marginalizzato soltanto i sunniti, ha ignorato anche gli sciiti”, ha detto Jabouri. “Ha dato attenzioni particolari alla sua famiglia, ai suoi amici e alle persone intorno a lui. Non è che abbia aiutato gli sciiti, come pensano molte persone”.

Ma per quanto riguarda lo Stato Islamico, è una storia diversa, ha detto Jabouri. “È chiaro a tutti che lo Stato Islamico sia una creazione degli Stati Uniti e di Israele”.

L’articolo di David D. Kirkpatrick è stato pubblicato sul New York Times.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini