Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:10
Pirelli Summer Promo
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Pagheremo la sconfitta morale d’Israele

Immagine di copertina

Già più di mille palestinesi sono stati uccisi a Gaza. Quanti ancora ne moriranno? L'opinione di Amira Hass

Se la vittoria si misura dal numero dei morti, allora Israele e il suo esercito hanno stravinto. Dal momento in cui scrivo queste parole (il 26 luglio) al momento in cui voi le leggerete, i morti saranno molti più di mille (di cui l’80 per cento civili).

S&D

Di quanto aumenterà il conto? Dieci morti? Diciotto morti? Altre tre donne incinte? Altri cinque bambini, con gli occhi socchiusi, la bocca spalancata e i denti da latte sporgenti, con le magliette che grondano sangue mentre i corpi vengono portati via, ammassati su una barella? Se vincere significa costringere l’avversario a caricare i bambini massacrati su una sola barella (perché le barelle non bastano) allora il capo di stato maggiore Benny Gaz e il ministro della difesa Moshe Ya’alon hanno vinto, e insieme a loro hanno vinto tutti quelli che li ammirano.

Un premio spetta anche a Israele, la “start-up nation”, per aver riportato il minor numero possibile di notizie nonostante tutti mezzi d’informazione internazionali disponibili. “Buongiorno, è stata una notte tranquilla”, annunciava allegramente la radio dell’esercito il 24 luglio. Il giorno prima le forze di difesa israeliane avevano ucciso 80 palestinesi, di cui 64 civili, inclusi 15 bambini e cinque donne. Almeno trenta persone erano state ammazzate durante la stessa “notte tranquilla” di cui parlava l’esercito. Sono morti a causa delle schegge, delle bombe e delle pallottole israeliane (per non parlare del numero di feriti e di case distrutte).

Se la vittoria si misura con il numero di famiglie spazzate via nel giro di due settimane (con tutte le combinazioni possibili tra genitori, figli, nonni, nuore, generi, nipoti, cognati) allora Israele ha vinto nettamente. Ecco alcuni cognomi: Al Najjar, Karaw’a, Abu-Jam’e, Ghannem, Qannan, Hamad, Al Salim, Al Astal, Al Hallaq, Sheikh Khalil, Al Kilani. In queste famiglie i pochi sopravvissuti ai bombardamenti delle ultime due settimane si ritrovano a provare invidia per i morti.

E non possiamo dimenticare una corona d’alloro per i nostri esperti legali, senza i quali l’Idf non muove un dito. Grazie a loro far saltare in aria una casa (vuota o piena) è un atto facilmente giustificabile. Basta sostenere che uno dei componenti della famiglia sia un bersaglio legittimo (un esponente di Hamas, un soldato, un politico di qualsiasi tipo, un membro della famiglia o soltanto un ospite).

“Se tutto questo è legale secondo il diritto internazionale”, mi ha confessato un diplomatico occidentale, sbalordito per il sostegno accordato dal suo Paese a Israele, “allora significa che c’è qualcosa di sbagliato nel diritto internazionale”.

Un altro premio va ai nostri consulenti, laureati nelle più esclusive facoltà di diritto d’Israele, degli Stati Uniti e del Regno Unito. Sono loro a consigliare all’Idf di sparare sulle squadre di soccorso per impedirgli di aiutare i feriti. Nelle ultime due settimane sono stati uccisi sette componenti delle squadre di soccorso, due soltanto il 25 luglio. Altri 16 sono stati feriti, e il conto non include i casi in cui gli attacchi dell’Idf hanno impedito ai soccorritori di arrivare in macchina sul luogo di un disastro.

Qualcuno di voi ripeterà la litania dell’esercito, secondo cui “i terroristi si nascondono nelle ambulanze”. Certo, perché i palestinesi non vogliono salvare i feriti, non vogliono evitare che muoiano dissanguati in mezzo alle macerie. È questo che pensate, vero?

Siete davvero convinti che i nostri infallibili servizi d’intelligence (che da anni ignoravano l’esistenza della rete di tunnel sotterranei) potessero sapere in tempo reale che in ogni ambulanza colpita o bloccata dall’Idf si nascondevano palestinesi armati? Perché è lecito far saltare in aria un intero quartiere per salvare un soldato israeliano ferito ma non si può fare nulla per salvare un anziano palestinese intrappolato tra le macerie? Perché è proibito salvare un uomo armato, o più precisamente un combattente palestinese, che è stato ferito mentre cercava di respingere un esercito invasore?

Se la vittoria si misura con la capacità di provocare un trauma devastante (e non per la prima volta) a 1,8 milioni di persone che aspettano solo la morte, allora la vittoria è vostra.

Questi trionfi alimentano la nostra implosione morale, la sconfitta etica di una società che non intende guardarsi allo specchio, che si lamenta per il ritardo di un volo e nel frattempo si considera composta da uomini illuminati. Una società che piange i suoi 40 soldati morti ma allo stesso tempo è insensibile alla sofferenza e al coraggio del popolo che sta attaccando. Una società che non capisce fino a che punto le forze in campo sono squilibrate.

“Nella sofferenza e nella morte”, mi ha scritto un amico da Gaza, “ci sono grandi manifestazioni di tenerezza e bontà. Le persone si aiutano a vicenda, si consolano. I bambini cercano di aiutare i genitori come meglio possono. Ho visto molti bambini non più grandi di dieci anni abbracciare i fratelli più piccoli per cercare di distrarli dall’orrore.

Così giovani, ma già responsabili per qualcun altro. Non ho incontrato un solo bambino che non abbia perso qualcuno. Un genitore, un nonno, una zia, un amico o un vicino. Se Hamas è emerso dalla generazione della prima intifada, quando i giovani che lanciavano pietre ricevevano in cambio pallottole, cosa nascerà dalla generazione che negli ultimi sette anni è stata brutalmente e sistematicamente massacrata?”.

La nostra sconfitta morale ci perseguiterà per molti anni.

Amira Hass è una giornalista israeliana, scrive per il quotidiano Ha’aretz.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Ti potrebbe interessare
Esteri / Violenza e diritti umani in Colombia: da Montecitorio il sostegno alla Comunità di Pace di San José de Apartadó
Esteri / Regno Unito, due cavalli corrono liberi nel centro di Londra: almeno una persona ferita
Esteri / Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
Esteri / Gaza: oltre 34.260 morti dal 7 ottobre. Media: "Il direttore dello Shin Bet e il capo di Stato maggiore dell'Idf in Egitto per discutere dell'offensiva a Rafah". Hamas diffonde il video di un ostaggio. Continuano gli scambi di colpi tra Tel Aviv e Hezbollah al confine con il Libano. L'Ue chiede indagine indipendente sulle fosse comuni a Khan Younis. Biden firma la legge per fornire aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan
Esteri / Gaza: oltre 34.180 morti. Hamas chiede un'escalation su tutti i fronti. Tel Aviv nega ogni coinvolgimento con le fosse comuni di Khan Younis. Libano, Idf: "Uccisi due comandanti di Hezbollah". Il gruppo lancia droni su due basi in Israele. Unrwa: "Impedito accesso ai convogli di cibo nel nord della Striscia"
Esteri / Gaza, caso Hind Rajab: “Uccisi anche i due paramedici inviati a salvarla”
Esteri / Suoni di donne e bambini che piangono e chiedono aiuto: ecco la nuova “tattica” di Israele per far uscire i palestinesi allo scoperto e colpirli con i droni
Esteri / Francia, colpi d'arma da fuoco contro il vincitore di "The Voice 2014": è ferito
Esteri / Gaza, al-Jazeera: "Recuperati 73 corpi da altre tre fosse comuni a Khan Younis". Oic denuncia "crimini contro l'umanità". Borrell: "Israele non attacchi Rafah: provocherebbe 1 milione di morti". Macron chiede a Netanyahu "un cessate il fuoco immediato e duraturo". Erdogan: "Evitare escalation". Usa: "Nessuna sanzione per unità Idf, solo divieto di ricevere aiuti"
Esteri / Raid di Israele su Rafah: ventidue morti tra i quali nove bambini