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Quando l’acqua fa la differenza

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Nel distretto di Azernet, a sud di Addis Abeba, l’accesso all’acqua è fondamentale per l’autonomia delle donne

Aida è il nome di un’importante opera di Giuseppe Verdi, scritta nella seconda metà dell’Ottocento. Figlia del re dell’Etiopia, Aida viene catturata dagli egiziani, che ignorano la sua vera identità, e portata a Melfi dove l’attende una nuova vita come schiava. In Egitto, si innamora di Radamès, guerriero agli ordini del faraone, trovandosi ben presto divisa tra l’amore per quest’ultimo e quello per il padre.

S&D

Sebbene non sia una principessa e non abbia una storia così romanzata, anche Almaz Dilgeba può essere considerata un’eroina. Come descrivere altrimenti una donna che, per la sopravvivenza della propria famiglia, percorre ogni giorno, spesso di sera, diversi chilometri per fare scorta di acqua?

Anche Almaz è etiope, vive nel villaggio di Tach Wulo, distretto di Azernet, e insieme a tutta la comunità soffre ogni anno per la carenza di risorse idriche e per l’insicurezza alimentare.

«Mi sono trasferita in questa area 16 anni fa, insieme a mio marito» dice, «Da sempre lavoriamo come agricoltori ma le sfide sono davvero molte. La carenza d’acqua è sempre stata un problema nel nostro villaggio».

Mentre gli uomini lavorano nei campi, infatti, la responsabilità dell’approvvigionamento idrico ricade sulle spalle delle donne, spesso anche delle bambine. È il caso, ad esempio, di Leyla Hulchafo, dieci anni, che racconta come ci si impieghi «un’ora per andare a prendere l’acqua, ma solo quando non c’è coda».

«Quando ci sono altre donne, spesso mi aggrediscono o mi mandano via perché arrivo nell’orario in cui ci sono più persone. […] Quando mi costringono ad andare via, vado ad una fonte più lontana e ci metto anche quattro ore per portare l’acqua a casa». Trascorrendo tutto questo tempo lontano dal villaggio, per Leyla è impossibile arrivare a scuola in orario, tantomeno essere attenta e concentrata, poiché provata dalle quattro ore di cammino con il peso dell’acqua sulle spalle.

Anche Leyla è un’eroina del suo villaggio che, così come Aida, si è ritrovata in una situazione più grande di lei.

Quello che sia Almaz che Leyla non dovrebbero condividere con il personaggio dell’opera di Verdi è, però, il tragico epilogo. In questa direzione, proprio da Aida potrebbe arrivare un aiuto per tutta la comunità del distretto di Azernet, a sud di Addis Abeba.

ActionAid è social partner dell’edizione 2014 del Macerata Opera Festival, la prestigiosa rassegna lirica che anima lo storico Teatro Sferisterio di Macerata: questa collaborazione ha dato frutto al progetto “ Aida per le donne etiopi”, un ampliamento del Progetto Vicky-Azernet, teso a migliorare l’approvvigionamento idrico e le condizioni igienico-sanitarie nel distretto di Azernet, ma anche a dare maggior peso decisionale e indipendenza economica alle donne all’interno delle comunità.

L’accesso all’acqua è un problema serio per tutta la comunità che vive nella regione, ma in particolare per donne e ragazze. Queste ultime sono, come testimonia la storia di Leyla, impossibilitate ad andare a scuola perché spendono la maggior parte del loro tempo per andare a prendere l’acqua.

«Il contributo di ActionAid Italia è stato centrale in molti progetti in Etiopia per la sicurezza, la salute, l’accesso all’acqua e la tutela dei diritti umani», dice Jemal Ahmed, Direttore di ActionAid Etiopia.

La campagna portata avanti da ActionAid Italia e ActionAid Etiopia ha consentito l’installazione di 5 km di condutture e la costruzione di 4 chioschi dove le famiglie potranno più facilmente procurarsi l’acqua.

«Con questo progetto le forniture d’acqua sono ora più vicine al villaggio» continua Ahmed, «e abbiamo osservato un incremento della partecipazione scolastica, oltre a una tolleranza maggiore per i problemi vissuti dalle donne».

Non solo, ma a detta del Direttore di ActionAid Etiopia, l’iniziativa starebbe anche migliorando la capacità di leadership delle donne, chiamate in prima persona a guidare il programma.

Proprio al fine di dare continuità al lavoro svolto, è stata creata una piattaforma nella quale le donne, riunite in assemblea, possono discutere dei problemi di genere all’interno della comunità. Le associazioni di donne aiutano a far emergere problematiche e disparità all’interno del villaggio, consentendo alle stesse di affrontarli con maggiore forza e consapevolezza.

Il caso del distretto di Azernet testimonia come da una situazione difficile si possano creare delle condizioni di vita migliori per un intero villaggio. Proprio la capacità di trasformare una sfida in opportunità è una delle parole chiave utilizzate da Jamal Ahmed per descrivere l’Etiopia di oggi. Le altre, connesse sempre alla prima, sono sfida e speranza.

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