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Nei cieli sopra Teheran

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Il pilota che ha messo in crisi Iran Air

Il 18 novembre del 2011 un Boeing727 dell’Iran Air riuscì ad atterrare senza il carrello anteriore.

Furono in molti quelli che gridarono al miracolo. L’aereo, una carretta volante vecchia di quarant’anni con 113 anime a bordo tra passeggeri ed equipaggio, era pilotato dal comandante Houshang Shahbazi, che da quel giorno divenne un eroe.

La spettacolare manovra di Shahbazi, capace prima di atterrare solo con le ruote posteriori e poi di mantenere l’aereo perfettamente parallelo alla pista fino alla fermata finale, fece in breve il giro del mondo: il video dell’atterraggio divenne uno tra i più cliccati sulla rete e, nelle settimane successive, il comandante Shahbazi divenne ospite fisso delle televisioni iraniane.

In una delle sue apparizione in televisione, tuttavia, Shahbazi non si fece abbagliare dall’inaspettata notorietà, e anzi riuscì a sottolineare con forza i rischi nei quali incorrono ogni giorno i migliaia d’iraniani che salgono su un aereo.

A causa delle sanzioni imposte dall’occidente all’Iran dopo la Rivoluzione Islamica del 1979, spiegò Shahbazi in TV, Iran Air non può né assicurarsi con costanza i pezzi di ricambio per gli aerei – ed è quindi costretta ad acquistarli di terza o quarta mano da vettori asiatici e africani – né tantomeno può acquistare nuovi velivoli.

Tutto questo comporta rischi enormi per i passeggeri, tanto che, secondo il comandante, il problema si configura soprattutto come una questione di “diritti umani, posto che le sanzioni colpiscono solo la popolazione e il personale di volo. Con poca manutenzione gli incidenti sono all’ordine del giorno e di questo gli Stati Uniti ne sono responsabili ”.

Secondo i dati diffusi dall’agenzia di stampa iraniana IRNIA, dal 1990 si sarebbero verificati più di 200 indicenti aerei che avrebbero causato la morte di più di duemila persone. Diversi invece i numeri che emergono dalle statistiche dell’ICAO e da altri studi indipendenti, nei quali si parla di 23 incidenti dal 1992 ad oggi per un totale di 1351 vittime.

La discrepanza tra i numeri è notevole, ma occorre ricordare che le statistiche ICAO non prendono in considerazione né le piccole compagnie locali, non aderenti all’organismo internazionale, né gli incidenti cosiddetti minori, quelli cioè che non comportano la perdita dell’aereo o vittime e feriti tra i passeggeri.

In ogni modo l’ultimo incidente mortale che ha coinvolto la compagnia di bandiera iraniana è avvenuto nel gennaio del 2011, quando un altro Boeing727 si è schiantato mentre tentava di atterrare nei pressi della pista di Urmia, città vicina al confine turco, uccidendo 77 dei 105 passeggeri a bordo.

Se da un lato le parole del comandante hanno suscitato negli iraniani profonda ammirazione soprattutto per il forte tono anti-occidentale, dall’altro la reazione dei vertici del settore nazionale è stata diametralmente opposta.

Per Iran Air le parole di Shahbazi equivalevano, in sostanza, a denunciare pubblicamente l’arretratezza e la poca sicurezza degli aerei iraniani.

Ma non solo perché il video del miracoloso atterraggio, mandato in onda a ripetizione durante trasmissioni tv cui partecipava il capitano, ne era anche la prova tangibile e visibile, nella quale Shahbazi interpretava il ruolo dell’eroe e la compagnia ne usciva screditata, poichè non in grado di garantire la sicurezza dei voli.

Inaccettabile per i vertici aziendali che prima lasciarono temporaneamente a terra il comandante e poi lo indirizzarono verso il prepensionamento a soli 56 anni, 9 anni prima della normale entrata in pensione in Iran.

Ma il rischio sicurezza per Iran Air è reale: l’età media della flotta è di 26 anni, una delle più alte al mondo, e tutti i Boeing in servizio risalgono alla metà degli anni Settanta, prima della rivoluzione del 1979.

Non potrebbe dirsi lo stesso per i recenti modelli Airbus, anche se, come hanno sottolineato diversi rapporti ICAO e IATA (l’associazione internazionale delle compagnie aeree), tutta la flotta Iran Air presenta gravi carenze di manutenzione. Non a caso nel 2010 l’UE ha inserito Iran Air nella Blacklist delle compagnie che non possono volare nell’Unione per motivi di sicurezza.

Uno spiraglio per il miglioramento della sicurezza dei voli in Iran si è aperto tuttavia nelle scorse settimane, quando il dipartimento del Tesoro americano ha concesso alla Boeing la licenza per vendere le componenti per la manutenzione direttamente a Iran Air.

Un ammorbidimento delle sanzioni dovuto al miglioramento dei rapporti tra Iran e occidente, in particolare Stati Uniti, e in seguito alla firma nel novembre scorso degli accordi sul blocco del programma nucleare.

A ciò si aggiunge anche la licenza di manutenzione per 18 motori concessa dal Tesoro alla General Electric. Secondo gli analisti del settore, inoltre, se si confermasse la distensione dei rapporti tra occidente e Iran, le sanzioni potrebbero definitivamente scomparire e la Boeing potrebbe vendere almeno 250 nuovi aeromobili ai vettori iraniani: un affare potenziale da miliardi di dollari per l’industria aeronautica di Seattle e un profondo cambiamento per l’aviazione iraniana, che potrebbe in pochi anni modernizzare l’intera flotta a vantaggio della sicurezza dei voli e dei passeggeri.

Qualcosa sembra quindi muoversi nei cieli sopra Teheran: anche se gli appelli alla sicurezza del capitano Houshang Shahbazi, ormai in pensione e impegnato sempre di più nel campo dei diritti umani, sembravano essere caduti del vuoto, alla fine, il mutare delle relazioni diplomatiche tra l’occidente e l’Iran ha aperto un’inaspettata speranza per la sicurezza dei voli in Iran.

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