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I numeri della corruzione

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Il rapporto dell'Unione Europea sui contratti pubblici rivela che in Italia un appalto su dieci è corrotto

Che in Italia ci fosse un problema di corruzione era chiaro a tutti, ma vedere i dati nero su bianco fa comunque un certo effetto. Soprattutto se consideriamo che il nostro Paese è responsabile per la metà degli 88 miliardi di euro che la corruzione costa ogni anno all’Europa e che le probabilità che un appalto pubblico in Italia sia corrotto sono del 10 per cento, cioè tre volte superiori rispetto alla Francia e 10 volte superiori rispetto all’Olanda.

I dati sono stati raccolti in un rapporto affidato dalla Commissione europea antifrode (Olaf) all’azienda PricewaterhouseCoopers (Pwc). L’indagine ha riguardato i costi della corruzione in otto diversi Paesi dell’Unione Europea (Italia, Francia, Paesi bassi, Lituania, Ungheria, Spagna, Polonia, Romania) e in cinque settori chiave dei contratti pubblici, come la costruzione di strade e autostrade e le risorse idriche.

“Non c’è dubbio che stiamo parlando di un problema serio”, ha commentato Algirdas Šemeta, commissario per la fiscalità nell’Ue, aggiungendo: “Ogni progetto pubblico colpito dalla corruzione è un progetto che non raggiunge i suoi obiettivi per intero. Si tratta di un affronto per i soldi dei contribuenti – sia esso finanziato dai bilanci nazionali o dai fondi europei.”

Un esempio significativo di corruzione che colpisce le tasche dei contribuenti europei è quello scoperto nel luglio dello scorso anno dagli investigatori antifrode dell’Ue nei lavori di riparazione di un tratto dell’autostrada A3, la Salerno-Reggio Calabria. Sull’appalto pubblico infatti è emersa l’ombra di infiltrazioni mafiose, corruzione e tangenti. Di conseguenza, Roma ha dovuto rimborsare la cifra record di 360 milioni di euro all’Unione Europea, cioè oltre la metà dei 660 milioni di euro recuperati nel bilancio 2011 grazie alla lotta contro la corruzione.

L’Expo che si terrà a Milano nel 2015 è un altro grande progetto su cui si teme che i gruppi mafiosi cercheranno di mettere le mani per tirare fuori enormi profitti.

Il rapporto avverte che una delle cause determinanti è la mancanza di addestramento dei funzionari nell’assicurare la trasparenza; questo è un problema soprattutto in Paesi come l’Italia, dove la portata della criminalità organizzata è molto ampia. Nel nostro Paese “la mancanza di capacità della pubblica amministrazione nella gestione di strutture altamente complesse crea spazio per frodi e corruzione” e la frequente presenza di consulenti esterni in un quadro di ridotta managerialità può dare luogo facilmente a episodi di corruzione. Infine mancano al Paese i fondi e gli uomini per indagare.

Intanto la Commissione parlamentare antimafia ha sottolineato che la criminalità organizzata sta sempre più abbandonando i crimini violenti e sta cercando di muoversi nelle attività economiche e finanziarie. L’Italia ha dunque bisogno di elaborare con urgenza un piano d’azione per fermare la sua ulteriore diffusione nell’economia generale.

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