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Routine creativa

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Il percorso verso la grandezza è lastricato di piccoli rituali. Ecco sei abitudini utili a sviluppare la propria creatività

La creatività – è risaputo – va a braccetto con l’eccentricità. Marcel Proust faceva colazione con oppio e croissant alle 3 del pomeriggio, Benjamin Franklin sedeva nudo accanto alla finestra alla mattina per fare il suo “bagno d’aria”, e Beethoven contava uno per uno i sessanta chicchi necessari a preparare il suo caffé mattutino.

Lo scrittore Mason Currey ha raccontato queste ed altre eccentriche abitudini nel suo libro “Rituali quotidiani” e il giornalista del Guardian Oliver Burckeman ha poi scelto, tra queste, sei regole fondamentali che possiamo imparare dalle menti più creative della storia.

1. Svegliarsi presto al mattino

Se escludiamo qualche rara eccezione (vedi Marcel Proust) tra le personalità più creative i mattinieri costituiscono la stragrande maggioranza. Tra di loro ci sono il compositore austriaco Mozart e l’architetto statunitense Frank Lloyd Wright. Per alcuni artisti si tratta di un’esigenza pratica, per altri di un modo per non essere interrotti. Altri ancora, come lo scrittore Nicholson Baker, trovano la sonnolenza del primo mattino perfino utile per il loro lavoro.

2. Non rinunciare al proprio lavoro fisso

“Trovo che avere un lavoro sia una delle cose migliori che potrebbe accadermi”, ha scritto Wallace Stevens, dirigente assicurativo e poeta. Il lavoro introduce disciplina e regolarità nella propria vita. “In effetti”, scrive Burckeman, “una spiegazione ovvia per l’alcolismo che pervade la vita degli scrittori a tempo pieno è che è impossibile concentrarsi sulla scrittura per più di un paio d’ore al giorno, e, beh, devi far trascorrere le altre ore in qualche modo.”

3.Fare lunghe passeggiate

Il numero degli artisti che avevano l’abitudine di passeggiare per qualche ora ogni giorno è sorprendente e tra loro ci sono molti compositori, come Beethoven, Mahler, Erik Satie e Tchaikovksy. È stato osservato a lungo che fare qualcosa di diverso dallo stare seduti ad una scrivania nel corso della giornata sia il modo migliore per ottenere nuovi spunti. Negli ultimi anni fare una semplice passeggiata è diventato doppiamente importante, dal momento che si tratta di un modo per stare lontani da fonti di distrazione – televisori, schermi di computer – che altrimenti potrebbero interferire con il pensiero profondo.

4. Attenersi a un programma

Lo scrittore Gustave Flaubert si svegliava alle 10 tutti i giorni e poi batteva sul suo soffitto per chiamare la madre che andava a sedersi sul suo letto per una chiacchierata. L’artista Le Corbusier si svegliava invece alle 6 del mattino per i suoi 45 minuti di ginnastica quotidiana. Entrambi mantenevano le loro abitudini con una regolarità di ferro.

Secondo la leggenda, i vicini di Immanuel Kant a Königsberg potevano impostare i propri orologi al momento della sua passeggiata delle 15.30. Questo tipo di esistenza basata su livelli intimidatori di auto-disciplina, è a ben vedere, una sorta di rete di sicurezza, usata per evitare il terrore esistenziale che l’assenza di regolarità potrebbe suscitare.

5. Praticare un abuso strategico di sostanze eccitanti

Quasi tutte le sostanze chimiche o alcoliche sono state provate dai più grandi artisti, ma solo una sostanza è stata usata da loro quasi universalmente nel corso dei secoli: il caffè. Kierkegaard versava il caffè nero in una tazza piena di zucchero, poi inghiottiva la miscela risultante, che aveva la consistenza del fango. Balzac beveva 50 tazze di caffé al giorno, ma poi è morto di infarto a 51 anni.

6. Imparare a lavorare ovunque

Una delle scuse più comuni usate per procrastinare è l’idea che si debba trovare esattamente il giusto ambiente prima di poter iniziare a lavorare. Niente di più sbagliato, se consideriamo che durante i suoi anni più produttivi Jane Austen scriveva principalmente nel soggiorno della sua casa, spesso con la madre che cuciva accanto a lei. Continuamente interrotta dai visitatori, scriveva su pezzi di carta che potessero essere facilmente nascosti. Nemmeno Agatha Christie aveva una sua scrivania fissa: ogni tavolo su cui poggiare la sua macchina da scrivere andava bene per lei.

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