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Occupy Wall Street due anni dopo

Immagine di copertina

David Graeber, uno degli ispiratori del movimento, si prepara a lanciare la sua prossima opera

Nell’estate 2011, quando David Graeber sentì le prime voci che preannunciavano una manifestazione contro Wall Street, era fiducioso, ma anche diffidente. Greaber è un antropologo, il che significa che spende molto tempo alle manifestazioni politiche studiando i partecipanti.

Quando il 2 agosto vagò per Bowling Green, nel distretto finanziario, notò un piccolo gruppo di persone armate di cartelli e megafoni, che identificò come i leader del movimento. Erano affiliati al Workers World Party (Wwp), un gruppo di socialisti noto per le sue affermazioni che rimandano ai tempi della Guerra Fredda (un recente articolo sul giornale del Wwp ha esaltato la ‘determinazione incrollabile’ della Corea del Nord e dei suoi leader). Secondo Graeber la loro presenza avrebbe danneggiato il movimento, facendo fuggire potenziali nuovi alleati con la loro ideologia obsoleta e le loro tattiche banali.

Forse avrebbero improvvisato un discorso e guidato una marcia male organizzata, che sarebbe culminata in una lista di richieste. Nomi ed e-mail dei partecipanti sarebbero stati raccolti e, dopo qualche settimana, tutti si sarebbero raggruppati e lo avrebbero fatto di nuovo.

Graeber definisce le persone di questo tipo “verticali”, e lui lo considera un insulto. Chiama così non solo chi difende Kim Jong-un, ma chiunque pensi che un cambiamento, una rivolta politica abbia bisogno di partiti o leader. Lui è un’“orizzontale”, ovvero un anarchico. Ha 52 anni, ma ha lottato per una causa comune con una generazione troppo giovane per avere interesse verso cose come la Guerra Fredda. Ha ascoltato il discorso a Bowling Green, e realizzato che molte persone presenti sembravano essere “orizzontali”. Lavorando con attivisti che combattevano la sua stessa battaglia, dall’altra parte del parco, Graeber ha cercato di convocare un’assemblea generale, un meeting aperto, senza un’agenda pre-stabilita. Adbusters, una rivista canadese, aveva chiesto un’occupazione a Wall Street il 17 settembre, sei settimane dopo. Quel pomeriggio, a Bowling Green, una dozzina di “orizzontali” cercavano di capire come potevano rispondere.

Quando il giorno arrivò, Graeber e i suoi alleati dovettero fronteggiare due nemici: le persone che volevano mettere fine all’occupazione e quelle che volevano organizzarla. Occupy Wall Street si realizzò, sopravvisse nella sua posizione originale –Zuccotti Park, a metà strada fra Wall Street e il Wall Trade Center – per circa due mesi, molto di più di quello che molti avevano immaginato. Ha ispirato occupazioni simili in tutto il Paese, creando un modello di politica radicale nell’era di Obama, diventato famosa per la sua struttura orizzontale: niente partiti, niente leader, niente richieste.

Inevitabilmente, Graeber è diventato forse il più influente pensatore politico radicale del momento. La sua carriera accademica è stata tortuosa: è stato un professore associato a Yale, ma nel 2005 l’Università decise di non rinnovargli il contratto (a suo avviso perché veniva considerato “non rispettoso” verso la struttura gerarchica). Nell’estate 2011 insegnava antropologia al Goldsmiths College di Londra, e contemporaneamente si costruiva una reputazione nei circoli anarchici di tutto il mondo. I suoi libri sono diventati Pdf piratati di tendenza, accessibili liberamente in tutti i siti di sinistra.

Un paio di settimane prima del rally a Bowling Green, Graeber ha pubblicato “Debito: i primi 5 mila anni”, una contro storia fatta di provocazioni che è diventata inaspettatamente un best-seller. Secondo lui l’attuale preoccupazione americana riguardante il debito pubblico e privato, è semplicemente l’ultima manifestazione di un’antica ossessione. Ha cercato di mostrare che il debito è nato prima della moneta: le persone si prestavano cose prima di avere un’unità di misura per quel tipo di obbligazioni.

In uno dei suoi passaggi più incisive, ha considerato le diverse regole dei debiti in una società di mercato (dove non siamo in debito con nessuno, a meno di un accordo) e in uno Stato-nazione (dove dobbiamo tutti qualcosa al governo, che lo vogliamo o meno). Ha chiamato questa dicotomia “la trappola del XX secolo”, una falsa possibilità di scelta tra la libertà di consumatore e gli obblighi di cittadino. “Lo Stato ha creato il mercato. I mercati hanno bisogno delle nazioni. Nessuno dei due organismi può sopravvivere senza l’altro, almeno nelle forme che conosciamo oggi”.

Questa è l’essenza dell’ideologia di Graeber, e di una gran parte di Occupy: una lotta contro i poteri gemelli della ricchezza privata e della forza pubblica. Ha proposto la cancellazione generale dei debiti, per ricordare al mondo che il debito è solamente una promessa, un piano che può essere cambiato.

Dal momento in cui la polizia iniziò a sgomberare Zuccotti Park, a novembre, gli sfrattati stavano già cercando di capire se l’occupazione fosse stata un successo, e cosa significasse la parola “successo”. L’anno passato questo dibattito ha preso luogo in una serie di libri e saggi che ricapitolavano i punti salienti della vita e delle idee degli Occupy a Zuccotti Park e altrove. Ora arriva Graeber in persona, con il suo “The Democracy Project: A History, a Crisis, a Movement” (Spiegel & Grau). Come tutti i rivoluzionari, ha un’abilità innata nell’arte dell’estrapolazione, nella capacità di immaginare un mondo completamente diverso partendo solo da un piccolo gruppo di dissidenti. Non crede che un futuro migliore sia scontato. Ma come molte persone, non tutte necessariamente radicali o schierate politicamente, crede che l’assetto attuale sia instabile, e che dovremmo iniziare a preoccuparci a cosa potrebbe accadere successivamente.

Articolo di The New Yorker per The Post Internazionale
Traduzione di Samuele Maffizzoli

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