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Vota e (non) fai votare

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Curiosità e stranezze dalle elezioni più importanti nella storia del Kenya

Cosa non si fa per vincere queste elezioni. Mentre il Kenya aspetta di conoscere il suo futuro, emergono curiosità e stranezze dalla campagna elettorale più costosa, seguita, e attesa della storia del Paese. Manipolazioni delle persone e modi atipici di fare politica.

S&D

Non vi ubriacate!”, è stato l’appello lanciato dalla coalizione Jubilee del candidato alla presidenza Uhuru Kenyatta, che ha accusato gli esponenti del principale avversario, il movimento Cord di Raila Odinga, di reclutare persone per “invitare” i sostenitori rivali al bar il giorno del voto. Offrire da bere per far dimenticare agli elettori di andare alle urne, o, annebbiati, di fare la scelta sbagliata e rendere il proprio voto invalido. “Potete prima votare e poi festeggiare”, è stato detto loro.

Nel distretto di Bugoma un candidato è stato accusato di esercitare la stregoneria per intimidire e deviare l’elettorato. Le accuse sono arrivate dal partito Forum for the Restoration of Democracy (Ford). Altro fenomeno bizzarro e, manco a dirlo, illegale, è la compravendita di documenti d’identità. Ignoranza e povertà estrema hanno indotto qualcuno a privarsi della propria carta d’identità per 2.000 scellini, meno di 20 euro. E rinunciare così al voto. A comprarle esponenti politici, con l’intenzione di togliere voti all’avversario di turno.

Nel giorno delle elezioni si sono registrate code chilometriche. A Eldoret c’è chi ha atteso ben dieci ore prima di votare. In base alle regole procedurali, le donne con prole al seguito hanno diritto a saltare la fila. Cosi sono state numerose quelle che hanno preso in prestito, o addirittura a noleggio, bambini.

A Dabaab, confine con la Somalia, dove si trova il più grande campo rifugiati dell’Africa, il 95 per cento dei votanti ha avuto bisogno di assistenza nel voto, perchè analfabeta. Gli scrutinatori hanno dovuto chiedere esplicitamente ai votanti la loro scelta, e sotto gli occhi vigili dei rappresentanti di partito, hanno materialmente apposto la croce sulla scheda elettorale. Qualcuno ha avuto difficoltà anche nel riconoscere i colori delle schede. Con conseguente allungamento dei tempi di voto e l’invalidazione di una cospicua mole di esse.

“Il problema dei voti invalidi è preoccupante”, ha dichiarato un rappresentante della Indipendent Electoral and Boundaries Commission (Iebc), la commissione elettorale, e potrebbe essere oggetto di contestazioni. Queste elezioni sono state precedute da numerosi e pressanti appelli alla non-violenza, e ad accettare il risultato elettorale. Dopo gli scontri post-elettorali di cinque anni fa, che hanno messo in ginocchio il Paese, la preoccupazione principale della Iebc è consegnare nel più breve tempo possibile i risultati ufficiali. Anche se la strada della legittimazione definitiva sarà ancora lunga.

Ci saranno certamente proteste e contestazioni. È stato stabilito che chi vorrà presentare ricorso sui voti per la presidenza alla Supreme Court dovrà depositare un milione di scellini (circa 10mila euro), un’ingente somma per disincentivare le speculazioni ed evitare di ripeter quanto già accaduto nel 2007.

E poi i problemi tecnici. Un sistema di identificazione biometrico elettronico, e di identificazione delle impronte digitali che si è inceppato in più di un’occasione. O si è scaricato prima del previsto. “Ho dovuto spiegare al responsabile del seggio come usare il computer”, ha raccontato un ragazzo ai giornalisti. Qualche scrutinatore ha invece dimenticato le password di accesso. E in molti sono tornati a casa senza votare poichè il loro nome non era presente nelle liste, nonostante fossero, almeno apparentemente, regolarmente registrati.

Le città più calde si sono svuotate negli ultimi due giorni. Negozi chiusi a Kisumu, epicentro delle violenze del 2007/2008. Nella zona è stato schierato un ingente numero di poliziotti e soldati. Anche Nairobi è meno caotica del solito, e lunedi mattina sembrava una città fantasma. Dopo gli incidenti di domenica notte a Mombasa e Kilifi, che hanno registrato ventidue morti, di cui nove poliziotti, solo sporadici episodi di violenza, in particolare nelle zone di confine di Mandera e Garissa. Qualcuno è stato picchiato perchè ha dichiarato di non votare per la tribù d’appartenenza.

I prossimi giorni, insieme alle reazioni ai risultati elettorali, diranno che direzione prenderà il Paese. In base ai primi risultati, intanto, Uhuru Kenyatta è in vantaggio sul rivale Raila Odinga nella corsa alla presidenza. Il Kenya aspetta l’ufficialità dei voti di queste elezioni con il fiato sospeso.

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