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Home » Esteri

La Thailandia dice sì alla costituzione che rafforza i militari

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Gli elettori in cerca di stabilità politica ed economica hanno detto sì al referendum, aprendo la strada a un piano ventennale di sviluppo stabilito dall'esercito

Con un referendum tenuto domenica 7 agosto 2016, gli elettori thailandesi hanno deciso di appoggiare una nuova costituzione promossa dalle forze armate che prepara la strada per elezioni generali e porterà a un nuovo governo democraticamente eletto entro dicembre 2017.

S&D

I risultati preliminari del voto indicano che oltre il 61 per cento degli aventi diritto ha votato in favore della carta proposta dalla giunta del primo ministro Prayuth Chan-ocha.

Secondo gli osservatori, il voto è stato in gran parte dettato dal desiderio di stabilità dei cittadini, dopo oltre dieci anni di trambusto politico che ha inibito la crescita economica, portato a due interventi da parte dei militari e a diversi episodi di protesta trasformatisi in scontri mortali.

Secondo il portavoce del comitato costituente, le elezioni si terranno tra settembre e ottobre 2017 e il nuovo governo assumerà il potere entro dicembre 2017.

Prima del voto, i principali partiti politici thailandesi avevano aspramente criticato la bozza sostenendo che limita lo spazio democratico, soprattutto dal momento che include la costituzione di un Senato non eletto con seggi riservati ai comandanti delle forze armate.

Un secondo quesito referendario riguardava l’elezione del primo ministro da parte di Senato e Camera. Anch’esso è stato approvato con ampio margine.

Un ricercatore americano ha osservato che, malgrado la nuova carta riduca i diritti democratici precedentemente acquisiti, il rischio di incertezza politica e economica ha portato a un voto largamente favorevole.

L’intento delle forze armate, d’altra parte, sembra essere quello di rendere gli interventi militari in politica non necessari indebolendo i partiti politici e obbligando le future amministrazioni a seguire un piano di sviluppo nazionale ventennale stabilito proprio dall’esercito.

Mentre gli osservatori avvertono che i militari stanno rafforzando la propria presa sul potere nel paese, intaccando inevitabilmente la democrazia, gli investitori hanno appreso con sollievo la notizia e il mercato azionario di Bangkok ha visto il picco più alto da 16 mesi a questa parte.

Negli ultimi dieci anni, la Thailandia è stata di divisa dalla rivalità dei campi politici, risolta da interventi militari come nel 2006 e nel 2014 quando l’esercito rimosse dal potere i primi ministri.

Tuttavia, anche dopo la vittoria del “sì” al referendum, il paese resta diviso dato che il sud, incluse tre province a maggioranza musulmana, si oppongono allo stato thai buddista il cui ago della bilancia è una solida alleanza tra forze armate e monarchia.

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