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Home » Spettacoli » Musica

Tutti i riferimenti nascosti in Occidentali’s karma

Immagine di copertina

Il brano "Occidentali's Karma" di Francesco Gabbani, che si è aggiudicato la vittoria alla 67esima edizione del Festival, è ricco di rimandi apparentemente poco evidenti

Nella serata di sabato 11 febbraio, sul palco dell’Ariston è andata in scena l’ultima serata dell’eterna liturgia televisivo-canora che da sessantasette anni appassiona milioni di italiani di ogni età: il Festival di Sanremo.

In quell’occasione, tra la conduzione di Carlo Conti e Maria De Filippi, i siparietti comici di Maurizio Crozza e ospiti fuori gara come Zucchero, c’è stata anche l’elezione, a notte fonda, della canzone che è stata giudicata la vincitrice da un intricato sistema di giurie.

La scelta è caduta su Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani (già vincitore l’anno scorso nella categoria Giovani) e, al di là dei giudizi personali sul valore del brano, è indubbio che il suo testo si discosti piuttosto palesemente dai canoni sanremesi, solitamente caratterizzati da testi ricchi di pathos, amori impossibili e rime già sentite.

Abbiamo quindi pensato di analizzare, tra il serio e il faceto, il testo del brano vincitore del Festival, come se fosse una lirica di Dante o un sonetto di Shakespeare, andando alla ricerca di tutti i riferimenti (evidenti o anche solo possibili) che si nascondono al suo interno.

Ecco quindi l’esegesi di Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani:

Essere o dover essere 

L’opposizione tra “essere e…” è piuttosto diffusa in diversi testi di letteratura e saggistica: sicuramente c’è l’“Essere o non essere: questo è il problema” pronunciato dal protagonista dell’Amleto di William Shakespeare, probabilmente scritto tra il 1600 e il 1602; c’è poi Avere o essere? dello psicoanalista tedesco Erich Fromm (1976); e infine il riferimento diretto di questo primo verso: Immanuel Kant, filosofo settecentesco tra i più influenti di sempre.

Secondo Kant, il “dover essere” è ciò che la legge morale richiede, ciò che la ragione imporrebbe all’uomo, e che si contrappone quindi all’“essere”, ovvero tutto ciò che invece esiste nella realtà con le sue imperfezioni. Nella canzone di Gabbani il riferimento al “dover essere” sembra invece avere a che fare con l’apparire a tutti i costi in un certo modo prescritto dalla società contemporanea.

Il dubbio amletico

To be or not to be: that is the question”: così si apre la prima scena dell’atto terzo dell’opera più nota di William Shakespeare, l’Amleto. Il principe danese è nel pieno di una crisi esistenziale e riflette sull’opportunità del suicidio per porre fine ai suoi patemi, chiedendosi “se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine?”.

Contemporaneo come l’uomo del neolitico.

Il Neolitico è uno dei tre periodi che insieme costituiscono l’età della pietra, e segue in ordine di tempo il Paleolitico e il Mesolitico. In questo periodo l’uomo comincia gradualmente a dedicarsi a un’economia basata su agricoltura e allevamento e a levigare con sempre maggiore abilità le pietre per costruire utensili.

Nella tua gabbia 2×3 mettiti comodo.

Intellettuali nei caffè

Internettologi

Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi.

Il selfie, inteso come autoritratto fotografico, esiste da tempo immemore, ma solo nei tardi anni Duemila, in particolare nel 2012, il termine inglese ha avuto un boom di notorietà (e di utilizzo) con la diffusione sempre maggiore di smartphone dotati di fotocamera anteriore e dell’abitudine di utilizzare social network come Instagram per condividere i propri scatti di se stessi. 

Gli Alcolisti Anonimi sono invece la più nota tra le associazioni di aiuto reciproco che mantengono la segretezza sui nomi dei propri membri: nata nel 1935 negli Stati Uniti, si basa su una terapia di gruppo che promuove il confronto e l’espressione delle proprie difficoltà con un gruppo di persone affette dalla stessa dipendenza.

L’intelligenza è démodé

Risposte facili

Dilemmi inutili.

AAA cercasi

Storie dal gran finale

La dicitura “AAA” è un espediente usato negli annunci sui giornali, che vengono impaginati in ordine alfabetico, con lo scopo di dare risalto al proprio annuncio facendolo così risultare tra i primi che il lettore incontrerà con lo sguardo. Ogni “A” viene pagata come singola parola. 

Sperasi

Comunque vada panta rei

Panta rei (“Tutto scorre”) è la frase sintetica ed efficace con cui nel corso del tempo, probabilmente da Platone in poi, è stato riassunto il pensiero del filosofo greco Eraclito, vissuto nel V secolo avanti Cristo.

Secondo il pensatore presocratico, “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”, quindi una riflessione sull’eterno mutamento della realtà e delle esperienze umane, e in questo caso anche sul passare dei momenti peggiori dell’esistenza.

And singing in the rain.

Cantando sotto la pioggia (in originale Singin’ in the Rain) è un film musicale del 1952 diretto da Stanley Donen in coppia con Gene Kelly e interpretato dallo stesso Kelly. La canzone che dà il titolo al film viene cantata dal protagonista in una scena diventata celebre e poi citata in molte altre occasioni, non da ultimo in Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.

Lezioni di Nirvana

C’è il Buddha in fila indiana

Per i buddisti, il nirvana è il massimo stato a cui aspirare, in cui dopo aver perso ogni contatto con le proprie passioni e i propri desideri mortali si ascende a una beatitudine spirituale che è il vertice più alto della ricerca dell’ascetismo a cui i discepoli del buddismo aspirano.

Per tutti un’ora d’aria, di gloria.

La folla grida un mantra

Il mantra, in dottrine orientali come il buddismo e l’induismo, è una formula sacra che va ripetuta molte volte durante la meditazione e che può aiutare il credente a ritrovare una stabilità e una forza mentale perdute.

L’evoluzione inciampa

La scimmia nuda balla

La scimmia nuda è un saggio pubblicato nel 1967 dallo zoologo britannico Desmond Morris, ancor’oggi vivente, che fa uso di questo termine per riferirsi alla specie umana, considerata appunto come l’ultima evoluzione delle scimmie, in questo caso priva dei peli che caratterizzano le altre specie.

Occidentali’s Karma.

Occidentali’s Karma

La scimmia nuda balla

Occidentali’s Karma.

Per karma, nelle filosofie indiane, si intende il destino che l’uomo si crea nelle sue vite successive mediante le sue azioni nella vita corrente, dando luogo a una serie di conseguenze che rispecchiano i propri comportamenti. In questo senso, un comportamento moralmente esemplare darà luogo a una forma di premio, mentre azioni abiette avranno un contrappasso.

Piovono gocce di Chanel

Su corpi asettici

Mettiti in salvo dall’odore dei tuoi simili.

Chanel è una casa di moda fondata da Gabrielle “Coco” Chanel nel 1090 a Parigi, nota per i suoi abiti, accessori e soprattutto per i suoi profumi. Rimasta celebre l’affermazione di Marilyn Monroe, che alla domanda “Cosa indossa per andare a letto? Un pigiama? Una camicia da notte?” rispose “Due gocce di Chanel N°5”.

Tutti tuttologi col web

Coca dei popoli

Oppio dei poveri.

L’“oppio dei popoli” è la definizione che il filosofo tedesco Karl Marx, figura centrale della sinistra ottocentesca e novecentesca e autore del Manifesto del partito comunista (1848) dà della religione.

Marx condanna duramente qualsiasi credenza religiosa, considerata una droga, un inganno da cui liberarsi, che rende l’intelletto intorpidito come l’oppio. “La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli”.

AAA cercasi

Umanità virtuale

Sex appeal

Comunque vada panta rei […]

Quando la vita si distrae cadono gli uomini.

Occidentali’s Karma

Occidentali’s Karma

La scimmia si rialza.

Namasté

Alé

Namastè è un termine indiano utilizzato da diverse culture orientali come saluto benaugurante, solitamente accompagnato dal gesto di unire le mani e fare un piccolo inchino, visto che la parola vuol dire proprio “mi inchino a te”. Il termine ha avuto grande diffusione presso il mondo occidentale a partire dal 2004, quando fu ripetutamente utilizzata nella serie tv di grande successo Lost.

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