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Home » Esteri

L’Ue teme che i jihadisti espulsi da Mosul arrivino in Europa

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I miliziani dell'Isis potrebbero infiltrarsi tra i civili in fuga dalla città irachena e alcuni potrebbero dirigersi in Europa, ma anche la Siria teme infiltrazioni

Julian King, commissario europeo alla sicurezza, ha dichiarato a un quotidiano tedesco che i paesi dell’Unione si devono preparare all’arrivo dei jihadisti del sedicente Stato islamico estromessi dalla capitale del califfato in Iraq, Mosul.

S&D

Lunedì 17 ottobre, le forze irachene appoggiate dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti hanno lanciato la tanto attesa offensiva per la liberazione di Mosul. Una campagna che potrebbe essere lunga e difficile.

Secondo le stime, restano all’interno della roccaforte dell’Isis circa 5mila miliziani. King ha detto che circa 2.500 dei combattenti dell’Isis sono cittadini europei, e alcuni di loro potrebbero tentare di tornare nei paesi di origine.

È improbabile che ci sia un esodo di massa dei jihadisti verso l’Europa, ma “anche un numero ridotto rappresenta una grave minaccia e dobbiamo essere pronti”, ha dichiarato King.

Ma mentre l’Europa inizia a considerare i possibili, se non probabili, effetti dell’offensiva a Mosul sul proprio territorio, la questione più pressante è in realtà quella delle centinaia di migliaia di civili che si trovano nella morsa di uno scontro che promette di essere estremamente cruento.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che l’offensiva potrebbe causare fino a un milione di profughi, ma i centri di accoglienza dell’Onu collocati nei pressi di Mosul possono ospitare solo 130mila persone e l’agenzia per i rifugiati (Unhcr) sta lavorando alacremente per espandere la capacità a 800mila.

Da parte loro, le forze irachene stanno mettendo in piedi un sistema di controllo per verificare che tra i profughi non si nascondano anche miliziani dell’Isis.

Il Comitato internazionale della Croce rossa, infatti, ha avvertito del pericolo che i combattenti estremisti usino la popolazione come scudi umani impedendogli di lasciare la città o nascondendosi tra i civili in fuga.

Il quotidiano britannico The Guardian riporta che i miliziani si stanno introducendo nelle abitazioni civili per mescolarsi alla popolazione. 

Inoltre, sono stati scavati dei fossati intorno ad alcuni quartieri della città, specialmente nella parte est, per impedire agli abitanti di fuggire e i combattenti dell’Isis sparano a quelli che tentano di andarsene.

Le forze schierate per espellere l’Isis dalla sua roccaforte contano circa 34mila uomini tra regolari dell’esercito iracheno, peshmerga curdi, uomini delle tribù sunnite e milizie paramilitari sciite, appoggiate dalle forze internazionali.

Anche la Turchia ha insistito per partecipare all’offensiva e il primo ministro Binali Yildirim ha annunciato che l’aeronautica turca sarà impiegata al momento opportuno.

Mentre le truppe governative avanzano da sud e i peshmerga curdi da est, si diffonde anche il timore che le forze che entreranno a Mosul si rendano responsabili di abusi nei confronti della popolazione locale.

In particolare, gli abitanti della città temono l’arrivo delle milizie sciite che potrebbero essere tentate di rivalersi sulla popolazione sunnita per i numerosi attacchi subiti dagli estremisti.

Nel frattempo, l’esercito siriano ha accusato la coalizione guidata da Washington di voler permettere ai miliziani dell’Isis di attraversare il confine e riversarsi in Siria.

— LEGGI ANCHE: Cosa sappiamo finora sull’offensiva per conquistare Mosul e liberarla dall’Isis

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