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Home » Esteri

Il presidente filippino Duterte ammette di aver ucciso criminali quando era sindaco di Davao

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"Andavo in giro a Davao con una grande moto, per pattugliare le strade, in cerca di guai. Cercavo lo scontro, così avrei potuto uccidere", ha raccontato in un discorso

Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha dichiarato di aver ucciso personalmente sospetti criminali quando era sindaco di Davao, una città nel sud delle Filippine, per essere da esempio alla polizia, impegnata nella lotta alla droga nella città. 

Duterte, fin dalla sua elezione nel maggio 2016, ha acuito la guerra contro la droga a livello nazionale, facendone un cavallo di battaglia in campagna elettorale e una priorità da presidente. Da allora migliaia di persone sono state uccise, senza subire alcun processo. 

“A Davao uccidevo i criminali personalmente. Solo per mostrare ai poliziotti che se potevo farlo io, perché non avrebbero potuto farlo loro?”, ha detto Duterte in un discorso tenuto il 12 dicembre.

“Andavo in giro a Davao con una moto, con una grande moto, per pattugliare le strade, in cerca di guai. Cercavo lo scontro, così avrei potuto uccidere”.

Duterte ha poi risposto alle critiche provenienti dai gruppi di tutela dei diritti umani e dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama sulle sue brutali tattiche anti crimine, promettendo di voler continuare imperterrito il suo programma. 

“Se pensano che mi fermerò per paura di infrangere i diritti umani o per paura di qualcuno, come Obama, mi dispiace, ma non lo farò”, ha detto.

Da presidente ha invitato anche i semplici cittadini, insieme alle forze di sicurezza, a uccidere tossicodipendenti e trafficanti. E ha aggiunto che lui e le sue forze di sicurezza non stanno in alcun modo infrangendo la legge. 

Nel mese di ottobre, Duterte si era paragonato ad Adolf Hitler, dicendo che sarebbe “felice di sterminare” tre milioni di tossicodipendenti.

Ha poi chiesto scusa per il riferimento al dittatore nazista, ma ha comunque ribadito l’obiettivo di eliminare i criminali. 

Dalla sua elezione, la polizia ha riferito di aver ucciso 2.086 persone in operazioni anti droga. Almeno altre 3mila sono state eliminate in circostanze inspiegabili, secondo i dati ufficiali.

Agenti mascherati spesso irrompono nelle baraccopoli e uccidono persone che risultano essere schedate come trafficanti di droga o tossicodipendenti. I gruppi per i diritti umani hanno più volte messo in guardia contro il non rispetto dello stato di diritto da parte della polizia, che opera in totale impunità.

Duterte ha insistito sul fatto che le forze dell’ordine uccidono solo per autodifesa e sono i gangster ad aver ucciso le altre vittime.

Ma ha anche detto che non permetterà che nessuno degli agenti di polizia vada in galera per omicidio: sono giustificati perché stanno “perseguendo la sua guerra al crimine”.

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