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Home » Esteri

Cosa stanno facendo i leader europei per scongiurare la crisi umanitaria

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Dopo una settimana di intensa attività diplomatica, il 7 marzo si terrà un summit tra Unione europea e Turchia per cercare di trovare una soluzione alla crisi migratoria

È stata una settimana caratterizzata da un’intensa attività diplomatica in vista del vertice Ue-Turchia per il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha fatto il giro di tutte le capitali dell’Europa centrale. Tusk incontrerà il 7 marzo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per cercare di trovare un approccio comune per la crisi migratoria. 

S&D

Il 3 marzo Tusk, dopo aver incontrato il primo ministro greco, Alexis Tsipras, aveva fatto un appello ai cosiddetti “migranti economici” dicendo loro di “non venire in Europa”. “Non credete ai trafficanti. Non rischiate a vostra vita e il vostro denaro. Tutto per niente”, ha detto. 

Più tardi, dopo aver incontrato il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ad Ankara, Tusk aveva detto che il numero di migranti che attraversano il Mar Egeo, imbarcandosi Turchia è “troppo alto”, proponendo l’idea di riportare indietro i migranti che arrivano sulle isole greche. Davutoglu ha detto che il flusso di profughi siriani diminuirebbe se solo reggesse la tregua nel paese. 

Intanto il presidente francese Francois Hollande oggi incontrerà anche la cancelliera tedesca Angela Merkel a Parigi per discutere ancora sulla crisi migratoria. Ieri durante il summit di Amiens con il premier britannico David Cameron, aveva avvertito che ci saranno conseguenze sull’immigrazione se il Regno Unito si tirerà fuori dell’Ue e ha sollevato la prospettiva che il campo profughi di Calais possa essere trasferito a Kent. 

“Ovviamente, non saranno messi in discussione i rapporti storici tra la Francia e il Regno Unito, ma ci saranno conseguenze soprattutto nel modo in cui gestiamo l’immigrazione”, ha detto il presidente francese elencando gli ambiti in cui una eventuale Brexit potrebbe essere pericolosa, tra cui il mercato, il commercio e lo sviluppo economico. 

I leader britannici favorevoli all’uscita del loro paese dall’Unione europea sostengono che il governo di Downing Street, favorevole invece a rimanere, stia facendo una campagna “di paura”, per mettere pressione all’elettorato, in cui rientrano anche gli interventi “minacciosi” di leader stranieri. Cameron ha minimizzato le accuse definendole un “complotto senza senso”. 

In seguito Cameron ha annunciato che 17 milioni di sterline saranno investiti in infrastrutture di sicurezza al Calais, per aiutare il lavoro delle autorità francesi. 

Nel frattempo che in Europa si discute, migliaia di rifugiati e migranti continuano ad arrivare sulle isole greche. Più di 25.000 sono ora bloccati nella Grecia settentrionale, al confine con la Macedonia, facendo aumentare i timori di una crisi umanitaria.

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